Il Pil della Cina è cresciuto solo dello 0,4 per cento nel secondo trimestre, ben sotto le aspettative previste dell’1,2 per cento. Pechino probabilmente mancherà con ampio margine il suo obiettivo di crescita del 5,5 per cento annuale, aggiungendo un altro colpo a un'economia globale colpita dai timori di recessione
Sono usciti oggi i dati del secondo semestre per l’economia cinese e sono i peggiori dal 2020, quando è scoppiata la pandemia da Covid-19. Il Pil della Cina è cresciuto solo dello 0,4 per cento nel secondo trimestre, quasi un punto sotto le aspettative previste dell’1,2 per cento.
Il rallentamento è ancora più evidente se si raffronta con il primo trimestre del 2022, in cui la Cina aveva fatto registrare una crescita del Pil del 4,8 per cento e addirittura dalla crescita eccezionale del 2021 dell’8,1 per cento, dato più elevato nell’ultimo decennio.
Bloccate intere città
A pesare sull’economia è il prosieguo dalla pandemia e l’approccio molto rigoroso adottato da Pechino per controllarla. Il presidente cinese Xi Jinping è impegnato nella strategia chiamata “Covid zero” per cercare di eliminare completamente le infezioni. Il che ha portato al blocco di intere città.
Shanghai, ad esempio, ha visto un crollo dell’economia del 13,7 per cento, rimanendo chiusa per settimane. Pechino ha perso il 2,9 per cento. Anche le città di Jiangsu, Jilin, Hainan hanno visto una perdita nella loro economia tra l’1 e il 4,5 per cento.
Il quadro poi non sembra destinato a migliorare dal momento che in diverse città cinesi si sono recentemente registrati casi della sottovariante Ba.5 altamente infettiva, suggerendo che potrebbero arrivare nuove restrizioni.
Fermi al 2,5 per cento
Wei Yao, capo economista per l’aria Asia-Pacifico presso l’importante banca Società generale Sa, in un’intervista a Bloomberg television ha detto che «questi dati dicono sostanzialmente che la crescita del 5,5 per cento di quest’anno è fuori portata, il 4 per cento è già molto difficile che avvenga, ci vorrebbe una ripresa straordinaria nel secondo semestre». Per ora la crescita cinese si assesta al 2,5 per cento.
A proposito dei timori per l’economia ha parlato in settimana il premier cinese Li Keqiang affermando che l’economia si sta stabilizzando ma che non ci sono ancora basi abbastanza solide. Il governo si impegnerà per migliorare la crescita e ridurre l’inflazione. Molto dipenderà però dalla gestione della pandemia e dalla possibilità di riaprire le città.
Non si ferma la crisi immobiliare
La crisi immobiliare in atto poi non accenna a fermarsi e peggiora decisamente la situazione. Il settore immobiliare infatti vale circa il 20 per cento del Pil cinese. Ci sono notizie secondo cui le famiglie, in numerose città, hanno smesso di pagare i mutui a causa del mancato completamento della costruzione delle loro case da parte degli immobiliari. Con il rischio di un peggioramento del caos nel sistema bancario.
Anche Goldman Sachs taglia le stime di crescita
Anche la famosa banca statunitense Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le stime di crescita della Cina per il 2022 al 3,3 per cento, dal precedente 4 per cento. Per gli economisti della banca d’affari Usa i lockdown ferrei anti Covid di aprile e maggio hanno avuto un peso ben più grande del previsto.
Per il prossimo trimestre si teme poi che nuovi focolai potrebbero emergere, soprattutto nelle prossime settimane, limitando così il rimbalzo soprattutto dei servizi.
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