- Tavares ha incassato nel 2022 un po’ meno che nell’anno precedente (14,9 milioni di euro contro i 17 del 2021) ma la remunerazione maturata nel 2022, una parte della quale verrà pagata in futuro, è salita a 23,4 milioni di euro da 19,1.
- Stellantis resta il più generoso fra i costruttori di auto europei ed è allineata agli standard americani: nel 2021 l’amministratore delegato guadagnava il doppio di quello VW e il quadruplo di quello di Renault
- Nel 2022 l’azienda premia i dipendenti con 2 miliardi ma taglia l’organico di 9.200 unità, 2mila in Italia
Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo Stellantis, guadagna in un giorno quanto il dipendente medio di Stellantis mette insieme in un anno di lavoro. Il dato – conferma delle colossali e crescenti diseguaglianze sul mercato del lavoro – si ricava dal rapporto annuale 2022 del gruppo olandese, nato due anni fa dalla fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot.
Il calcolo e la pubblicazione del cosiddetto Internal pay ratio (IPR) sono imposti dal codice olandese delle società. L’Ipr di Stellantis nel 2022 è salito a 365:1 dai 298:1 del 2021; la media degli ultimi cinque anni, contando anche i valori di FCA prima della fusione, è stata di 273 a 1.
Per calcolare l’Ipr, i 23,4 milioni di euro di compensi maturati da Tavares nel 2022 vengono divisi per lo stipendio medio di poco più di 64mila euro; quest’ultimo è pari al costo totale del personale riportato nella relazione annuale diviso per l'organico medio dell’anno.
Tutti i compensi sono calcolati al lordo di oneri e benefit. Un rapporto di 365 a 1 vuol dire, appunto, che l’ad guadagna in un giorno quanto il dipendente medio in un anno.
Tavares ha in realtà incassato nel 2022 un po’ meno che nell’anno precedente: 14,9 milioni di euro contro i 17 del 2021; il grosso del calo è dovuto al venir meno di un bonus da 1,7 milioni.
Se si guarda però alla remunerazione maturata nel 2022 (una parte della quale verrà pagata in futuro), Tavares ha guadagnato di più: 23,4 milioni di euro nel 2022, appunto, contro 19,1 milioni nel 2021.
FCA aveva iniziato a pubblicare l’Ipr nel 2015, quando al vertice c’era Sergio Marchionne; nei quattro anni fino al 2018 compreso, il valore dell’indice è stato compreso fra 233 a 1 e 256 a 1, ma non rifletteva l’insieme dei guadagni del manager italo-canadese: il superbonus incassato dal quest’ultimo nel 2014, per esempio, avrebbe fatto schizzare l’indice oltre quota 500 a 1; e nessun indice ha rilevato i quasi 50 milioni di euro che FCA prima e Stellantis poi hanno pagato agli eredi di Marchionne, morto nel 2018.
Maxi buonuscita
Che l’Ipr possa sottovalutare i reali compensi del top manager è dimostrato anche dai 51 milioni di euro che il gruppo presieduto da John Elkann ha pagato l’anno scorso a Mike Manley. Il manager americano che ha guidato FCA dal 2018 fino al 2021, è uscito dopo la fusione in Stellantis e già nel 2020 aveva firmato un accordo con FCA: poiché Manley avrebbe perso il posto di ad a vantaggio di Tavares, l’azienda ha accettato di liquidargli tutti i potenziali compensi futuri «per garantire la leadership di Manley nella preparazione della fusione e nella prima fase critica di integrazione delle due aziende».
Per i due anni e mezzo in cui ha guidato FCA, Manley aveva incassato circa 28 milioni di euro; con la buonuscita, tale somma è quasi triplicata.
Un tempo si diceva che i dirigenti guadagnano di più ma rischiano, in quanto sono licenziabili senza giusta causa; casi come quello di Manley mostrano invece che il top manager cade spesso in piedi.
Queste cifre confermano come Stellantis sia di gran lunga il più generoso tra i costruttori di auto europei, e sia sostanzialmente allineato agli standard americani; già FCA, nel suo rapporto 2018, aveva detto di aver confrontato il compenso dell’AD con quelli delle «17 aziende dell’indice Fortune con un profilo geografico simile».
La scusa era che le concorrenti europee non pubblicano un indice Ipr (anche se non dovrebbe essere difficile un confronto approssimativo). Per quanto riguarda i concorrenti europei, non tutti i compensi 2022 sono già stati resi noti; nel 2021 Tavares aveva guadagnato il doppio degli ad dei gruppi Volkswagen e BMW e circa il quadruplo di quelli di Mercedes-Benz e Renault.
Il pacchetto di compensi di lungo periodo concesso l’anno scorso da Stellantis a Tavares (in contanti e azioni) potrebbe potenzialmente raggiungere i 220 milioni di euro in cinque anni, 40 milioni di euro l’anno; a questi livelli l’Ipr salirebbe oltre quota 600:1 e gli basterebbe poco più di mezza giornata per guadagnare lo stipendio annuo del suo dipendente medio.
Le critiche
Forti dubbi sulla generosa politica di remunerazione del gruppo sono condivisi dai grandi investitori di Stellantis, che l’anno scorso l’hanno bocciata con il 52 per cento dei voti a sfavore contro il 48 per cento. Ecco le loro critiche, raccolte da Stellantis e riportate nella relazione al bilancio 2022: il gruppo di concorrenti con cui vengono confrontati i compensi è troppo americano; gli incentivi per l’amministratore delegato sono poco trasparenti, a volte non sono legati alla performance, a volte prevedono pagamenti di bonus anche per rendimenti inferiori alla media dei concorrenti; il bonus annuale 2021 era troppo elevato; il pacchetto di compensi per Manley era valutato “eccessivo” e poco trasparente.
Il voto dei soci era solo consultivo, ma la bocciatura ha indotto Stellantis a intervenire con qualche modifica; per esempio, è sparito per Tavares il bonus annuale cash da 1,7 milioni e non vi sono più premi legati unicamente alla sua permanenza in azienda; il pagamento a Manley è stato rivelato (l’anno scorso non lo era, nonostante fosse già noto). Il voto sul nuovo pacchetto di compensi non sarà più consultivo ma vincolante.
In Italia taglio di 2mila dipendenti
Dopo i risultati record del 2022, i dipendenti di Stellantis hanno ricevuto premi annuali che vanno dai 14mila euro (negli Usa) ai poco più di 1.500 medi (in Italia). Il gruppo prosegue però proprio in Italia la politica di tagli all’organico avviata fin dalla sua nascita, due anni fa. Secondo l’agenzia Bloomberg, che cita fonti sindacali, il gruppo nel 2023 taglierà l’organico in Italia di circa 2mila unità, pari a circa il 4,3 per cento dei 47mila dipendenti nel nostro paese.
Il taglio è stato concordato con i sindacati, riguarderà principalmente lavoratori non direttamente coinvolti nella produzione e avverrà tramite prepensionamenti e incentivi fino a due anni di stipendio. Le misure annunciate ieri portano a circa 8mila il taglio di posti di lavoro in Italia da parte di Stellantis in tre anni, dopo i 4mila del 2021 e i 2mila dell’anno scorso.
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