- La relazione tecnica della legge di bilancio spiega che il governo stima un aumento di 20mila percettori di reddito di cittadinanza tra i lavoratori stagionali o intermittenti.
- Il motivo sta nel fatto che mentre il reddito di un contratto a tempo determinato viene calcolato per calcolare l’assegno, con le nuove norme del governo il reddito da lavoro intermittente o stagionale non sarà preso in considerazione fino a 3mila euro.
- Intanto i risparmi del taglio all’assegno per gli occupabili verranno girati per il 2023 al fondo per l’assegno per i figli a carico, ma solo per le famiglie con figli tra i 18 e i 20 anni, quelle per cui l’aiuto è minore.
Hanno dichiarato di voler eliminare il disincentivo al lavoro tagliando il reddito di cittadinanza per i beneficiari “occupabili”, cioè 404mila famiglie attualmente sotto la soglia della povertà che ora potranno avere un assegno mensile poco superiore ai 500 euro in media solo per otto mesi. Allo stesso tempo, però, nella norma di riforma inserita nella legge di bilancio hanno infilato un incentivo al lavoro stagionale e al lavoro intermittente, rispetto ad altri tipi di contratti di lavoro.
La relazione tecnica alla riforma e poi all’abrogazione dell’assegno per le famiglie sotto la soglia di povertà lo spiega molto chiaramente: «In caso di variazione della condizione occupazionale nelle forme dell’avvio di un’attività di lavoro dipendente da parte di uno o più componenti di un nucleo familiare il maggiore reddito da lavoro concorre alla determinazione del beneficio economico nella misura dell’80 per cento.
Al contrario nel caso di stipula «di contratti di lavoro stagionale o intermittente il maggiore reddito da lavoro percepito non concorrerà alla determinazione del beneficio econmico entro il limite massimo di 3mila euro».
L’attesa di 70 mila intermittenti o stagionali
Nel 2021, spiega ancora la relazione tecnica, il numero di percettori di reddito di cittadinanza con un contratto di lavoro stagionale o intermittente era pari a 50mila. Siccome la riforma voluta dal governo Meloni potrebbe avere un effetto attrattivo nei confronti di questi tipo di contratto «si ritiene di quantificare in 70mila il numero di percettori che potrebbero nel 2023 stipulare contratti di lavoro stagionale o intermittente». Si tratta di un aumento di quasi il 50 per cento. Questo incentivo costerà secondo le stime inserite nella manovra 42 milioni di euro per il 2023.
Con la riduzione dell’assegno per il 2023 si otterranno risparmi per 734 milioni di euro.
Le risorse verranno reindirizzate al fondo per l’assegno unico con i figli a carico, un beneficio a cui accedono pienamente le famiglie che hanno un reddito equivalente Isee pari a 16.200 euro (contro i meno di 10mila del reddito di cittadinanza). Il risparmio per quest’anno è indirizzato solo alle famiglie che hanno figli a carico tra i 18 e i 20 anni, cioè quella fascia per cui è previsto un assegno ridotto rispetto ai minorenni. Viene da pensare che la scelta, difficilmente comprensibile altrimenti, sia stata fatta non sulla base delle reali esigenze, ma sulla base delle risorse disponibili da spostare.
In ogni caso i fondi dell’assegno unico aumenteranno progressivamente, di 708 milioni di euro nel 2024 a 740 del 2029, anche perché le famiglie che finora ottenevano il reddito non potevano ottenere anche l’assegno. E invece dal 2024 il reddito verrà abolito portando nelle casse dello stato più di 8 miliardi di euro l’anno. Chissà che nel frattempo non siano diventati tutti stagionali
© Riproduzione riservata