Il testo inviato alla Camera include nuove misure per le famiglie e la natalità, con una stretta sulle detrazioni sopra i 75mila euro di reddito. Meloni scommette sul «bonus nuove nascite», una misura bandiera che replica il bonus bebè. Resta l’agevolazione al 50 per cento per ristrutturare la prima casa
In questa scheda aggiorneremo le novità della manovra 2025 sul tema casa e famiglie fino alla sua approvazione:
- Il testo depositato in parlamento chiarisce il meccanismo del taglio delle detrazioni fiscali per chi supera i 75mila euro di reddito, con la previsione di un apposito quoziente familiare.
- Nella prima versione pubblica della manovra il bonus mamme viene esteso alle lavoratrici autonome con un tetto di reddito fino a 40mila euro annui.
- La legge istituisce un Fondo per la prevenzione e il contrasto delle dipendenze tra le giovani generazioni, con una dotazione di mezzo milione l’anno.
Dopo la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è arrivato alla Camera il testo della manovra 2025, con 144 articoli che comprendono misure fiscali come il taglio del cuneo, le norme sulle pensioni e quelle sulla revisione della spesa. L’iter normativo porterà poi, entro il 31 dicembre, all’approvazione del ddl definitivo, per cui sono previste misure per circa 30 miliardi.
Tra gli aggiustamenti rispetto alle bozze dei giorni scorsi ci sono precisazioni sul riordino delle detrazioni: le spese sanitarie e quelle relative ai mutui per la casa saranno escluse dal tetto della revisione. È previsto un piccolo rialzo per le pensioni minime (2,2 per cento nel 2025 e 1,3 per cento nel 2026) e un’estrazione aggiuntiva del Superenalotto, ogni venerdì.
L’esame della manovra partirà quest’anno dalla Camera, in base al principio dell’alternanza. Le audizioni davanti alle commissioni Bilancio del parlamento dovrebbero iniziare il 28 ottobre, mentre il termine degli emendamenti sarà fissato tra l’8 e il 10 novembre. Tre i relatori di maggioranza ci sono Ylenja Lucaselli per Fratelli d’Italia, Mauro D’Attis per Forza Italia e Silvana Comaroli per la Lega.
Se lo scorso autunno i parlamentari di maggioranza avevano il mandato di non presentare emendamenti per non stravolgere l’impianto della legge, è difficile che lo schema si ripeta anche quest’anno, alla terza manovra del governo Meloni. Una legge che destina poco più di 1,5 miliardi per sostenere le famiglie e la natalità, con il ritorno del bonus nascite e il salvataggio del bonus ristrutturazioni.
Il taglio delle detrazioni
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva annunciato che una delle priorità della manovra sarebbe stata l’aiuto alle famiglie, con misure a sostegno di quelle più numerose. Per questo il governo interverrà sul sistema delle detrazioni fiscali, cioè quegli importi che si possono detrarre ogni anno nella dichiarazione dei redditi e che riducono le imposte da pagare (come le spese sanitarie o gli interessi sul mutuo).
Cambia il peso del numero di familiari a carico per il computo delle detrazioni: più sono i componenti della famiglia, maggiori sono gli sconti di cui si può beneficiare. Un modo per premiare i nuclei numerosi con redditi bassi ma che penalizza single, famiglie senza figli e con redditi medio-alti. I tecnici hanno messo a punto un quoziente familiare seguendo la traccia di quello adottato per delimitare l’ambito di applicazione del superbonus.
L’articolo 2 della legge prevede una stretta sulle detrazioni per chi ha un reddito oltre i 75mila euro, ma con vantaggi che crescono in base al numero dei figli. Chi guadagna tra i 75mila e i 100mila euro potrà portare in detrazione fino a un massimo di 14mila euro, mentre chi supera i 100mila potrà detrarre 8mila euro. In assenza di figli la cifra è moltiplicata per un coefficiente di 0,5 (cioè dimezzata), con un figlio è moltiplicata per 0,7 e con due per 0,85. Il risultato invece non cambia in presenza di almeno tre figli.
Sempre l’articolo 2 dice che «dal computo dell’ammontare complessivo degli oneri e delle spese sono escluse le spese sanitarie detraibili e gli oneri sostenuti in dipendenza di prestiti o mutui contratti fino al 31 dicembre 2024». Ciò significa che le spese sanitarie e quelle relative ai mutui per la casa saranno escluse dal tetto della revisione delle detrazioni. In tutto si stima un risparmio per lo stato di oltre un miliardo di euro.
Bonus nascite e bonus mamme
A sostegno delle famiglie con figli sono rafforzate le misure sul congedo parentale all’80 per cento, esteso da due a tre mesi fino al sesto anno di vita del bambino. Viene poi introdotta una «carta per i nuovi nati», un sussidio da mille euro per i neogenitori (anche adottivi) con Isee sotto i 40mila euro. La misura, si specifica all’articolo 31, «non concorre alla formazione del reddito» e andrà richiesta all’Inps. Nelle intenzioni di Meloni dovrebbe essere un provvedimento di forte impatto, ma di fatto è una replica del bonus bebè previsto nelle passate legislature anche da altri governi.
Il bonus mamme viene poi esteso alle lavoratrici autonome con un tetto di reddito fino a 40mila euro annui. Le lavoratrici che non hanno optato per un regime forfettario potranno quindi usufruire, se hanno due figli, di una decontribuzione fino al compimento del decimo anno di quello più piccolo. Nel caso delle madri con tre figli la misura vale fino al compimento dei 18 anni del figlio minore.
L’assegno unico
La manovra prevede anche il potenziamento del bonus per la frequenza degli asili nido – per cui viene meno il requisito di avere un secondo figlio under 10 per accedere a una maggiorazione – e modifiche all’assegno unico universale per i figli a carico, i cui versamenti verranno esclusi dal computo dell’Isee (almeno ai fini del bonus asilo nido). In questo modo il governo rimedia, almeno in parte, all’errore dello scorso anno, per cui molte famiglie si sono ritrovate con un Isee più alto a causa dell’assegno e per questo hanno perso altre agevolazioni.
Tra le misure di carattere sociale c’è poi il rifinanziamento della carta Dedicata a te, utile per l’acquisto di beni alimentari e di prima necessità: la carta è destinata ai nuclei familiari con Isee inferiore ai 15mila euro, a cui sono riservati 500 milioni. L’articolo 40 istituisce invece un «Fondo per la prevenzione e il contrasto delle dipendenze tra le giovani generazioni», con una dotazione di mezzo milione l’anno. Nei giorni scorsi Giorgetti aveva anche confermato il taglio del canone Rai da 90 a 70 euro, come già era stato nel 2024, ma per ora la misura non è in manovra.
Ristrutturare casa
Il governo torna indietro sulla stretta ai bonus edilizi. Se la legge di riforma del superbonus aveva stabilito un décalage del bonus ristrutturazioni, con una riduzione dal 50 al 36 per cento nel 2025, la legge di Bilancio salva il bonus ancora per un anno. Ma solo per le prime case, con tetto di spesa fermo a 96mila euro: per le seconde case si conferma la riduzione del bonus al 36 per cento, con tetto di spesa a 48mila euro.
È inoltre prevista la proroga del bonus fiscale al 50 per cento per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, con tetto di spesa a 5mila euro. In tema di superbonus, l’articolo 8 della manovra prevede poi che sia possibile usufruire dell’aliquota del 65 per cento nel 2025 solo per gli interventi per cui, «alla data del 15 ottobre 2024, risulti già presentata la Cila». Nel caso dei condomini, oltre la Cila (Comunicazione di inizio lavori asseverata) è richiesta anche la delibera di approvazione dei lavori.
Sempre sul fronte casa, uno degli impegni assunti nel Piano strutturale di bilancio (Psb) – ma che è stato escluso dalla manovra – riguarda l’aggiornamento delle rendite catastali degli edifici ristrutturati con il superbonus. Si tratta di quasi mezzo milione di immobili. Sarebbe il primo passo della riforma del catasto, attesa nel 2026 ma attualmente in stand by, che permetterà di censire anche le case “fantasma”, quelle costruzioni che esistono ma non sono mai state dichiarate.
Accise rinviate
Il Consiglio dei ministri del 15 ottobre ha esaminato anche un decreto in materia di energia, che però non contiene l’atteso bilanciamento delle accise sui carburanti, un tema scomodo per i partiti al governo (che in passato erano a favore di una loro riduzione). L’armonizzazione, richiesta dalle direttive Ue in materia di sussidi ambientalmente dannosi, dovrebbe realizzarsi con un taglio delle accise sulla benzina e un rialzo di quelle sul diesel pari a cinque centesimi in cinque anni.
A questo proposito, per i camionisti dovrebbero essere confermati gli aiuti fiscali in vigore sulla base di una direttiva comunitaria del 2003. Tutto lascia pensare che il governo regolerà le accise con un prossimo decreto a tema fisco o che lascerà al parlamento il compito di decidere. Il decreto vagliato in Cdm ha invece esteso da due a quattro anni l’autorizzazione “a mezzo di patentino” per la vendita di tabacchi, semplificando la vita ai gestori delle rivendite.
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