Nove anni fa, il 3 aprile 2016, trecento reporter di cento testate giornalistiche di cinque continenti, coordinate dall'International Consortium of Investigative Journalism, Icij, pubblicavano in contemporanea i Panama Papers, la più grande inchiesta collaborativa mai realizzata fino ad allora – e premiata nel 2017 con il premio Pulitzer per il giornalismo – per raccontare come i super ricchi evadevano sistematicamente il fisco sfruttando società fittizie, create dallo studio Mossack Fonseca con base a Panama City.

Cosa sono i Panama Papers

I Panama Papers sono un tesoro di oltre 11,5 milioni di documenti riservati che riguardano l'attività dello studio legale panamense Mossack Fonseca, ottenuti dai due giornalisti Bastian e Frederik Obermaier del quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, e condivisi con Icij in un progetto epocale che ha posto l'evasione fiscale all'ordine del giorno in tutto il mondo. La pubblicazione dei contenuti di quel leak ha svelato una rete internazionale di società di comodo offshore, che facevano capo a clienti facoltosi, tra cui atleti famosi, imprenditori di spicco, alti dirigenti aziendali, governatori e capo di stato, ma anche criminali, narcotrafficanti, svariati capi mafia. In Italia, a pubblicare l'inchiesta sono stati i giornalisti de l’Espresso Paolo Biondani, Vittorio Malagutti, Gloria Riva, Leo Sisti e Stefano Vergine, alcuni dei quali ora lavorano a Domani.

A nove anni di distanza, qual è l'esito dei Panama Papers? Dal punto di vista giudiziario, l'anno scorso, i tribunali di Panama hanno assolto 28 persone, tra cui il co-fondatore di Mossack Fonseca, Jürgen Mossack, dall'accusa di riciclaggio di denaro per il loro presunto ruolo nella creazione di società fittizie utilizzate in Brasile e in Germania.

L’effetto Panama sul fisco

Ma i risultati più importanti sono quelli ottenuti sul fronte della lotta all'evasione fiscale, anche se con esiti diversi da paese a paese. Complessivamente i Panama Papers hanno permesso a diversi Stati nazionali di recuperare più di un miliardo e 300 milioni, finora, da migliaia di evasori che avevano nascosto i propri tesori offshore.

L'importo calcolato dai 30 giornalisti del consorzio Icij che hanno interrogato attraverso Foia i governi di tutto il mondo è sottostimato perché sono migliaia i procedimenti ancora in corso, mentre decine di altri stati non hanno fornito i dati.

Tuttavia sul fronte nostrano i numeri non sono incoraggianti. Mentre in Francia l'incasso è stato di 272 milioni di euro, in Svezia 237 milioni, in Spagna 175 e in Germania (dato parziale) più di 100, in Italia l'Agenzia delle Entrate ha riscosso 64 milioni, ma altro denaro potrebbe essere raccolto in futuro perché sono state avviate altre 270 istruttorie fiscali sui beneficial owner, ovvero i titolari effettivi, delle oltre 800 società offshore pubblicate da l'Espresso e da Icij nel 2016.

I dati italiani risentono anche delle leggi sulla prescrizione e delle varie possibilità di estinzione della pena, che hanno rappresentato – e continuano a rappresentare – un assist importante per molti evasori presenti nella lista dei Panama. Fra le agenzie nazionali di riscossione che hanno preso parecchio sul serio la lotta all'evasione, c'è l'India. Rispondendo alle richieste di informazioni pubbliche presentate da Icij, le autorità hanno rivelato di aver raccolto più di 17,4 milioni di dollari di entrate fiscali dopo aver esaminato più di 1,6 miliardi di dollari di attività precedentemente non divulgate in relazione ai Panama Papers.

Inoltre, le autorità fiscali indiane hanno affermato di aver presentato 46 denunce di procedimenti penali e di aver condotto perquisizioni, sequestri e indagini su 84 casi correlati ai Panama Papers. Altri paesi hanno dichiarato di aver effettuato ulteriori riscossioni dal 2021, quando Icij ha pubblicato un aggiornamento dell'inchiesta, a seguito delle informazioni pubblicate nei Panama Papers. Ad esempio, in Svezia, il denaro recuperato ha superato i 237 milioni di dollari a metà del 2024, rispetto ai soli 19,3 milioni di dollari di alcuni anni prima.

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