«La libertà e i diritti non ve li regaleranno mai, vanno strappati, dobbiamo farlo solo autorganizzandoci, i pacchi che muovono qua contano di più della vita del nostro compagno». Quando Pape Ndiaye, detto Papis, sindacalista dei Si Cobas, prende la parola nello spiazzo di fronte al magazzino Lidl di Biandrate, a Novara, il suo collega Adil Belakhdim è stato ucciso da poche ore. Investito da un autista di un fornitore della azienda, un 25enne campano che ha forzato il presidio organizzato dai sindacati di base, travolgendolo e ferendo un altro lavoratore.

Abbonati a Domani

Il Si Cobas ieri aveva proclamato lo sciopero nazionale della logistica, cui hanno aderito anche i sindacati di base Adl Cobas, Usb Logistica e Cub Trasporti. Belakhdim, italiano di origini marocchine, si occupava delle lotte della zona di Biella e Novara. In provincia di Milano, dove abitava, lascia una moglie e due figli di 4 e 6 anni. Il camion, secondo quanto riportato dagli altri membri del sindacato, lo avrebbe trascinato per una decina di metri. L’uomo alla guida dovrà ora rispondere di omicidio stradale e resistenza a pubblico ufficiale. Un agente della Digos, infatti, avrebbe tentato di evitare il peggio mostrando il tesserino, poco prima che Adil venisse travolto. Ma il camionista non si è fermato, proseguendo la corsa. I carabinieri lo hanno fermato all’ingresso dell’autostrada, dopo che lui stesso ha telefonato al 112 per costituirsi.

Le condizioni di lavoro

La condizioni lavorative nel magazzino della protesta erano drammatiche. «I lavori più pesanti erano riservati ai migranti», dice Attilio Fasulo, segretario generale della Cgil di Novara che parla di una situazione portata all’esasperazione. Le parole di Papis sono ben più fendenti: «Quello che sta succedendo nella logistica è razzismo istituzionale, lo stato si è girato dall’altra parte e ha lasciato i lavoratori da soli coi padroni». Secondo il Si Cobas la paga arriva a novecento euro al mese per anche tredici ore di lavoro al giorno, per sei giorni a settimana. «Ci sono diversi contratti part time, ma i lavoratori sanno quando entrano e non quando escono, superano le 48 ore al mese di media consentite, sotto intimazioni di lavorare più veloci», dice il sindacalista Luca Esestime.

Cgil e Uil rivendicano di aver provato a fare presente la situazione, finché tre settimane fa non è intervenuto il sindacato di base, che ha deciso di organizzare picchetti continui davanti agli hub della logistica. Esestime spiega che anche Adil aveva chiesto un incontro all’azienda, non lo aveva mai ottenuto. In una nota diffusa ieri Lidl definisce la morte del sindacalista «un drammatico incidente» e rivendica «costanti relazioni con le principali organizzazioni sindacali, orientate al dialogo e al confronto reciproco», confermando quanto la logistica sia percorsa da un profondo conflitto nella gestione delle lotte sul lavoro.

Esestime, collega di Adil, riassume la situazione: «Loro, i sindacati confederali, si vantano di firmare i contratti collettivi, noi li facciamo rispettare». Ieri Si Cobas ha organizzato un picchetto anche alla Dhl di Carpiano, Milano, dove la società Mutechi non vuole nemmeno sedersi al tavolo con loro. Sono settimane che nei loro presidi, che bloccano l’ingresso e l’uscita dei camion dai depositi di merci, accadono episodi di violenza. Il 16 giugno davanti a un magazzino della TexPrint, in provincia di Prato, in Toscana, due soci dell’azienda hanno ferito tre lavoratori colpendoli con pugni e mattoni.

Si è rotto il silenzio

Ieri per la prima volta però il silenzio si è rotto a tutti i livelli. Il premier Mario Draghi ha chiesto che si faccia subito luce sulla morte di Adil. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha riconosciuto che «nel settore della logistica stiamo assistendo ad una escalation intollerabile di episodi di conflittualità sociale che richiedono risposte urgenti». Ma intanto l’uomo che Orlando ha scelto nel giorno della morte di Luana D’Orazio per dirigere l’ispettorato nazionale del lavoro, Bruno Giordano, non ha ancora ricevuto il via libera del Csm per lasciare la Cassazione. «Nel mondo della logistica c’è sfruttamento e violazione dei diritti sociali e umani, ferie, aspettative, diritto al riposo e alle pause», ci dice in attesa che si sblocchi la situazione, «anche la grande distribuzione si deve fare un esame di coscienza».

La Cgil spera che ora si apra il tavolo per il settore «che chiediamo da anni per discutere di sicurezza e appalti nella filiera», dice il segretario generale della FitCgil Stefano Malorgio. Per incontrare Orlando a maggio i Si Cobas hanno deciso di occupare la sede del Pd. Lo chiamano «il sindacato combattivo», quello che passa all’azione contro le violazioni dei diritti. Per oggi hanno indetto una manifestazione nazionale a Roma e nel comunicato che annuncia la protesta dichiarano che è in corso «una guerra a tutto campo contro la classe lavoratrice, alimentata dell’omertà delle istituzioni», ma anche «dal collaborazionismo dei vertici confederali».

Abbonati a Domani

 

© Riproduzione riservata