L’accusa della Fondazione Openpolis, che non ha ricevuto risposte dopo la richiesta di accesso agli atti inviata mesi fa. «Per valutare l’andamento del piano servirebbero informazioni sullo stato di avanzamento dei singoli progetti, che però non vengono resi noti»
Che cosa sappiamo dei progetti del Pnrr, della loro realizzazione, di come sono stati usati i soldi? Dove sono i dati relativi ai livelli di spesa sostenuti per ogni singolo progetto finanziato? Non lo sappiamo, non nei dettagli, sostiene la Fondazione Openpolis.
Chissà se le dichiarazioni del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta avranno un’eco o susciteranno una scossa chiarificatrice in tal senso. Intervenendo questa mattina a Catania al seminario «Eppur si muove: l’economia del Mezzogiorno dopo la crisi», il governatore ha detto che «qualora a causa dell’ingente ammontare degli investimenti insorgesse un conflitto tra i due obiettivi - efficacia e rapidità - sarebbe preferibile salvaguardare il primo e valutare la possibilità di concordare, per queste regioni, un allungamento dei tempi di realizzazione dei progetti».
Parole chiare che evocano una visione di futuro sul Sud e sull’opportunità offerta dal Pnrr per ridurre il divario tra le due parti del Paese. E che allo stesso tempo tirano in ballo la narrativa del governo che invece poggia su numeri, alcuni non detti e non comunicati nemmeno su richiesta, o comunicati con parsimonia, contrariamente a quanto prevede la normativa che garantisce a chiunque il diritto di accesso alle informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni. Dati senza i quali è difficile valutare «efficacia» e «rapidità».
A che punto è la messa a terra dei singoli progetti del Pnrr, amministrazione per amministrazione a circa due anni dalla scadenza predefinita per la sua realizzazione, nel 2026? Per valutare efficacia e rapidità bisognerebbe conoscere la spesa destinata ad oggi ai singoli progetti, sia che si tratti di opere, beni o servizi. I dati cioè relativi al reale avanzamento della spesa di cui, al momento, non è dato sapere.
A denunciare la mancanza di trasparenza e la negazione dell’accesso ai dati è la Fondazione Openpolis, che giorni fa, sostenuta dall’Osservatorio civico Pnrr, delle centinaia di organizzazioni aderenti alla campagna Dati bene comune e con l’assistenza dello studio legale E-lex, ha presentato un nuovo Foia (Freedom of Information Act), vale a dire una richiesta di accesso agli atti, per chiedere che questi dati vengano pubblicati.
«Mancano due anni al 2026, quando il Pnrr da programma dovrà essere terminato. Per questo riteniamo inaccettabile che non si conosca ancora il reale avanzamento della spesa nel dettaglio, non solo per una questione economica, ma soprattutto per capire lo stato dell’arte nel suo complesso, nei progetti e nei territori in cui vengono posti in essere», ci dice Vittorio Alvino presidente della Fondazione Openpolis. «In altre parole», ci spiega, «un cittadino non può capire quanto è stato speso per un progetto nella propria città. La nostra pressione è parte di una richiesta maggiore di trasparenza nell’impiego di fondi che le istituzioni stesse ritengono strategici per lo sviluppo socio-economico di tutto il paese».
I dati di dettaglio, sostiene Openpolis, sono in possesso dell’esecutivo. Prova ne sarebbe la diffusione solo dei dati aggregati a livello di misura: «Non pubblicare i dati di dettaglio è quindi una scelta politica tesa a minimizzare le situazioni di criticità che tutt’ora permangono riguardo al Pnrr. In una fase così concitata come quella attuale, con il ministro Raffaele Fitto in procinto di lasciare il proprio incarico per andare a far parte della nuova commissione europea, è fondamentale che siano pubblicati tutti i dati in possesso dell’esecutivo. In modo tale da far chiarezza una volta per tutte su quali sono competenze e responsabilità e individuare le situazioni più critiche su cui è necessario intervenire per imprimere un’accelerazione».
Nella quinta relazione sullo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, diffusa dal governo ad agosto, l’esecutivo ha reso noto i dati riguardanti le ‘misure attivate’, cioè gli investimenti contenuti nel Pnrr per cui sono state avviate le procedure per la selezione dei progetti da finanziare. L’85 per cento degli importi è attribuibile a misure già attivate. Dato che sale al 92 per cento se si considerano gli investimenti che prevedono l’assegnazione delle risorse tramite bandi o avvisi pubblici (dati Openpolis). L’attivazione delle misure non implica però in modo automatico, sostiene Openpolis, che i progetti siano già nella fase di concreta realizzazione. Da questo punto di vista risulta più significativo considerare la spesa dei fondi Pnrr sostenuta, che nei primi sei mesi del 2024 ammonta a 8,5 miliardi di euro.
Per avere un’idea, seppur vaga, di quanta strada resta da fare da qui al 2026, al momento i fondi spesi ammontano a 51,4 miliardi di euro, cioè appena il 26 per cento dell’importo totale assegnato all’Italia, mentre il 56 per cento delle scadenze legate alla realizzazione del piano deve ancora essere completato (dati Openpolis).
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