A partire da domani scatta un contratto di solidarietà per 1.200 lavoratori della fabbrica torinese, già in grave difficoltà. I sindacati: «Da parte di Stellantis servono investimenti e nuovi modelli di cui per ora non c’è traccia»
Piove sul bagnato per gli operai Stellantis di Mirafiori. Lo stabilimento torinese, un tempo cuore pulsante della vecchia Fiat, è sempre più a corto di produzioni, con le vendite della 500 elettrica che non decollano, tanto da ventilare l’ipotesi di riportare in catena di montaggio l’utilitaria con il motore termico.
Per il momento l’unica soluzione restano gli ammortizzatori sociali, e così nella mattinata di ieri Stellantis ha comunicato – confermando le voci dei giorni scorsi – l’entrata in vigore del contratto di solidarietà per 1.200 lavoratori dello stabilimento, a partire da oggi e fino al 4 agosto.
Decisione annunciata
Tra i lavoratori e i sindacalisti in pochi si meravigliano di questa decisione da parte dei vertici della multinazionale franco-italiana dell’auto, che segue lo stop deciso la settimana scorsa per i 2000 lavoratori addetti alla carrozzeria della Maserati, che resteranno in cassa integrazione fino al 6 maggio. «Abbiamo firmato esclusivamente per garantire il sostegno al reddito delle maestranze», dichiara Edi Lazzi, segretario della Fiom di Torino, che insieme alle altre sigle sindacali ha firmato il contratto. «Abbiamo chiesto all’azienda – dice Lazzi – di integrare la perdita salariale che subiscono le lavoratrici e i lavoratori. Bisogna fermare questo calvario, è ora di far cessare l’uso degli ammortizzatori sociali».
Il contratto di solidarietà evidenzia ancora di più la situazione in cui versa l’industria automobilistica a Torino, con i lavoratori e i cittadini del capoluogo piemontese che lo scorso 12 aprile sono scesi in piazza per chiedere a Stellantis e al ceo Carlos Tavares soluzioni concrete per salvare Mirafiori, con investimenti sulle produzioni e il lancio di nuovi modelli, di cui per il momento non vi è traccia. Un’esigenza ribadita ieri da Lazzi: «L’unico modo è che Tavares decida di rispondere alle nostre richieste di aprire una vera trattativa». Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario torinese della Fim Cisl Rocco Cutrì: «La flessione delle produzioni Stellantis a Torino è sempre più strutturale. È sempre più evidente l’esigenza di una soluzione industriale che superi l’attendismo sugli incentivi all’acquisto purtroppo non ancora disponibili seppur annunciati e riannunciati più volte dal governo».
La posizione del governo
Nonostante le dichiarazioni di questi mesi del ministro delle Imprese Adolfo Urso, che ha criticato Stellantis per il mancato rispetto degli impegni, paventando anche l’arrivo in Italia di un competitor (nelle ultime settimane la più papabile è sembrata la cinese Dongfeng), dal governo non è arrivato nessun provvedimento concreto per proteggere il settore dell’automotive in Italia.
Gran parte della discussione ruota intorno al tema degli incentivi all’acquisto di auto elettriche, che Tavares ha giudicato necessari per mantenere le produzioni in Italia. Un tema strettamente legato a Mirafiori, dove i bassi livelli di vendita della 500e hanno paralizzato lo stabilimento.
Marco Grimaldi, deputato torinese di Alleanza Verdi e Sinistra, chiede una risposta decisa da parte di Palazzo Chigi: «Stellantis ha dato un altro schiaffo alla città di Torino e ai lavoratori di Mirafiori. Il governo convochi Tavares e metta fine ai ricatti sugli incentivi. Prima ha fatto lobbying per le case automobilistiche, frenando la transizione all’elettrico, e ora ne paga le conseguenze».
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