- Sulla tragedia di Ustica, in cui morirono 81 persone per l’abbattimento del DC9 Itavia in volo da Bologna a Palermo, sono usciti recentemente due libri controcorrente: «Ustica, un’ingiustizia civile» e «Ustica, i fatti e le fake news».
- Per i media la tesi del missile era molto più affascinante perché coinvolgeva aerei della portaerei USA Saratoga in rada a Napoli, aerei frances, libici e italiani, il possibile passaggio nei cieli di Ustica di Gheddafi.
- Questa ricostruzione, su cui si basano anche i risarcimenti alle famiglie delle vittime, è completamente smentita dalla sentenza penale. Ma ha impedito di indagare meglio la pista di una bomba e di avere una idea più obiettiva di quella strage.
Sulla tragedia di Ustica del 27 giugno 1980, in cui morirono 81 persone per l’abbattimento del DC9 Itavia in volo da Bologna a Palermo, sono usciti recentemente due libri controcorrente che, con dovizia di particolari, vogliono dimostrare che la tesi del missile era una strada sbagliata, come risulta anche dalle sentenze finali penali che hanno smentito l’ipotesi della battaglia aerea nascosta dai militari.
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Smontata la tesi del missile
Il primo libro è quello scritto da Leonardo Tricarico e Gregory Alegi dal titolo Ustica, un’ingiustizia civile. L’altro è Ustica, i fatti e le fake news, di Franco Bonazzi e Francesco Farinelli. Entrambi i libri partono dalla sentenza della Corte di Appello di Roma del 2006, poi confermata dalla Cassazione, che assolve con formula piena i vertici dell’Aeronautica militare dall’accusa di alto tradimento, perché «il fatto non sussiste».
Ma la sentenza, basata sulle perizie d’ufficio da parte dei maggiori esperti internazionali, smonta soprattutto la tesi del missile perseguita dalla lunga fase istruttoria del giudice istruttore Rosario Priore del tribunale di Roma.
Quella fase si concluse nel 1999 con una ordinanza che non condannava nessuno ma rinviava a giudizio i vertici dell’Aeronautica per alto tradimento e altri reati minori.
La sentenza d’appello, soprattutto, fissa alcuni punti importanti per una visione obiettiva dei fatti.
Innanzitutto afferma che vi era un «difetto assoluto di prova e che non si poteva condannare solo sulla base di ipotesi perché questo sarebbe la fine della democrazia e della libertà». Dice che «nell’ora e nel luogo del disastro non vi erano velivoli di alcun genere e che le ipotesi dell’accusa potevano far parte di un libro di spionaggio ma non un argomento degno di una pronuncia giudiziale. Tutto il resto è fantapolitica….».
Infine: «..tutto il resto è frutto della stampa che si è sbizzarrita a trovare scenari di guerra fino a cercare un (falso) collegamento con la caduta di un Mig libico avvenuta in data successiva”.
In sostanza la sentenza afferma che non c’è stata né battaglia aerea né missile. Non si parla di bomba, che però una volta escluso il missile resta la causa più probabile. Questo è, se ancora abbiamo fiducia nella nostra magistratura.
Una idea affascinante
Perché allora la fase istruttoria e i media si fissarono sulla tesi del missile? Per i media la tesi del missile era molto più affascinante perché coinvolgeva aerei della portaerei Usa Saratoga in rada a Napoli, aerei francesi partiti dalla Corsica o dalle portaerei Clemanceau e Foch, aerei libici e italiani, il possibile passaggio nei cieli di Ustica di Gheddafi che volava a Varsavia per la firma di un importante accordo e quindi possibile obiettivo di francesi e americani.
Furono poi aggiunte dai media le morti sospette di addetti al controllo radar e dei piloti Naldini e Nutarelli in volo quella sera su un F-104 biposto.
Passati in seguito alla pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori, durante un’esibizione a Ramstein Naldini e Nutarelli si scontrarono in volo provocando la morte di 70 persone. Qualcuno sostenne che l’incidente avvenne pochi giorni prima che i due piloti fossero interrogati dal giudice Priore, ma in realtà l’incidente è del 1988 e Priore iniziò a occuparsi del caso nel 1989.
Una interpretazione avventurosa di tre punti radar intorno al DC-9 portò Priore e alcuni periti civili a vedervi la prova della battaglia aerea, in cui il Mig aveva volato sotto il DC-9 per non essere visto dai radar e che un missile (francese, secondo il Presidente Cossiga) avesse colpito per errore il DC9 anziché il Mig.
Tutti fatti e misteri smentiti senza scampo in dibattimento, ma che restano molto suggestivi per il grande pubblico.
Infatti su questa narrazione furono scritti infiniti articoli di giornale, alcuni libri, fu prodotto il film Il muro di Gomma, fu prodotto lo spettacolo di Marco Paolini e Daniele del Giudice, si è sviluppata l’inchiesta di Andrea Purgatori su La 7, riproposta anche di recente, sempre partendo dall’accusa e ignorando le sentenze penali assolutorie.
A questo punto occorre chiedersi a chi giovava la tesi del missile rispetto a quella della bomba a bordo, essendo apparsa subito insostenibile l’ipotesi del cedimento strutturale.
La tesi del missile implicava la responsabilità dello Stato che non aveva difeso i cieli italiani da aerei stranieri, quindi lo Stato doveva pagare un indennizzo ai parenti delle vittime.
Se l’aereo fosse caduto a causa di una bomba bisognava trovare i responsabili, quasi certamente incapaci di pagare indennizzi ai parenti. Alcuni anni dopo il disastro si formò la “Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica”.
Daria Bonfietti è da sempre la presidente dell’associazione; grazie ai Democratici di sinistra fu eletta senatrice e da quella posizione svolse un’azione politica per appoggiare le tesi del giudice Priore in nome della “verità”.
Tutto questo, però, finì per bloccare le indagini sulla bomba che, secondo le conclusioni delle sentenze penali e i numerosi dati che si trovano nei due libri citati sopra, poteva essere la più probabile.
Non dimentichiamo che dopo poco più di un mese, il 2 agosto 1980, una bomba provocò la strage alla stazione di Bologna, per la quale furono trovati i responsabili grazie all’inchiesta della magistratura. Sulla vicenda di Ustica vi è ancora una parte legata al segreto di Stato.
Il libro di Tricarico e Alegi ricorda il “Lodo Moro”, un accordo con i Palestinesi raggiunto dopo la strage di Fiumicino del 17 dicembre 1973 ma non rispettato dall’Italia. Fu questo a far scattare la vendetta con l’abbattimento del DC9?
Ancora prima della sentenza penale definitiva del 2006, nel 2003, in sede civile, fu emessa da un giudice onorario aggregato (sic) una prima. sentenza risarcitoria. Recentemente, un altro giudice onorario ha emesso una sentenza che obbliga lo Stato italiano a pagare altri 300 milioni di euro ai parenti delle vittime e agli eredi della famiglia Davanzali, nel 1980 proprietaria dell’Itavia. Entrambe le sentenze risarcitorie ignorano quella penale.
La vicenda di Ustica ha pesato fortemente sull’immagine dell’Aeronautica militare italiana, un peso che neppure la sentenza di assoluzione riesce ad alleggerire. E questo appare ingiusto se consideriamo che dalla fine della seconda guerra mondiale l’Aeronautica militare italiana ha svolto con grande professionalità missioni internazionali, con la Nato o con altri paesi alleati, a cominciare dal coordinamento delle forze aeree in campo durante la guerra del Kosovo.
Purtroppo l’indifferenza mostrata verso la sentenza definitiva di assoluzione impedisce ai media di rivedere la tragedia di Ustica su una base meno affascinante ma forse più obiettiva.
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