Il dossier è più che strategico per governo e azionisti, ma il clima si sta facendo teso. Si rischia di rimandare pericolosamente la partita a data da destinarsi
«Siamo pronti a ragionare su una rete unica perché la struttura attuale non è ottimale», l'amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, Dario Scannapieco, torna su uno dei più importanti dossier sul tavolo del governo e soprattutto degli azionisti delle due wholesale company Open Fiber e FiberCop.
Per Open Fiber ci sono Cdp e il fondo australiano Macquarie rispettivamente al 60 e al 40 per cento, mentre è più nutrita la compagine di FiberCop che vede come principale azionista il fondo australiano Kkr con il 37,8 per cento e a seguire il fondo pensione Canada Cppib e il fondo sovrano Adia di Abu Dhabi entrambi con il 17,5 per cento, il ministero dell’Economia e delle Finanze con il 16 per cento e il restane 11,2 per cento è in capo al fondo infrastrutturale italiano F2i.
Economie di scale cercansi
Il consolidamento del settore delle Tlc in Italia è un tema strategico: nel mobile l’operazione Fastweb-Vodafone ha portato da cinque a quattro gli operatori infrastrutturati, ma per razionalizzare davvero il comparto è necessario scendere a tre ed è sull’integrazione fra Tim e Iliad che sono al momento puntati i riflettori.
E sul fronte del fisso l’aggregazione degli asset di Open Fiber e la “nuova” FiberCop – ossia l’azienda frutto dello scorporo della rete da parte di Tim – viene considerata dai più un’operazione necessaria quanto sinergica al fine della sostenibilità del business di entrambe le compagnie e dell’abbattimento delle sovrapposizioni. «C’è una volontà del governo di vedere se ci sono le condizioni per realizzare una rete unica, che dovrebbe garantire dei risparmi. Noi come azionisti di FiberCop stiamo analizzando per capire se ci sono le condizioni», ha detto nei giorni scorsi Alberto Signori, partner di Kkr.
Il clima si sta facendo però inaspettatamente teso. FiberCop nel giro di pochi giorni ha inferto una doppia stilettata. La prima riguarda il piano Italia a 1 Giga per la realizzazione delle reti a banda ultralarga nelle cosiddette aree grigie i cui assegnatari dei bandi legati ai fondi Pnrr sono FiberCop e Open Fiber. Ebbene FiberCop, in una lettera al governo, si è dichiarata disponibile a subentrare a Open Fiber in vista della deadline di giugno 2026, quando le opere dovranno essere tutte completate.
«Alla luce anche dei dati più recenti disponibili sull'andamento dei lotti si chiede di valutare favorevolmente l'ipotesi di una riassegnazione equa e funzionale attraverso un processo di subentro, che consenta di dare piena attuazione agli obiettivi europei sul Piano Italia 1 Giga”, si legge nella missiva. Ma come sta procedendo l’andamento del Piano? Dalle rilevazioni della piattaforma Connetti Italia di Infratel a marzo 2025 FiberCop conta 736mila civici coperti, Open Fiber 926mila. In termini percentuali FiberCop è più avanti ma Open Fiber ha nettamente accelerato nel primo trimestre 2025.
FiberCop non si è accontentata e ha rincarato la dose: ha chiesto l’accesso agli atti in merito alla procedura di riequilibrio economico-finanziario riguardo al piano Bul, quello per le aree bianche. Una procedura formalizzata nella Legge di bilancio 2027, all’articolo 76, in cui sono stati previsti contributi alla società guidata da Giuseppe Gola riguardo al periodo 2027-2029 per un totale dunque di 660 milioni.
Il tutto per andare a compensare gli extra costi sostenuti da Open Fiber nella realizzazione delle reti a banda ultralarga a causa dell’inflazione, del caro materiali ecc. che - come già emerso a suo tempo - non possono in alcun modo configurarsi come aiuti di Stato in quanto non si tratta di risorse aggiuntive per il finanziamento delle opere ma di somme relative al riequilibrio del piano della concessione Bul che all’articolo 24 prevedeva l’opzione dell’apertura della procedura per il riequilibrio del piano.
Scannapieco nel tornare sul dossier rete unica conferma che «non c’è un dialogo strutturato con la controparte». Ma si sta andando ben oltre la mancanza di dialogo. «Si tratta di iniziative pretestuose, prive di fondamento e inutilmente conflittuali», commenta un portavoce di Open Fiber in merito alle due mosse di FiberCop. Gli analisti di Intermonte evidenziano che «il clima tra i due operatori si fa sempre più teso» nonostante «il Governo, coinvolto su entrambi i fronti (attraverso Cdp e Mef, ndr) potrebbe accelerare sul dossier rete unica».
Tornando a FiberCop è ancora aperta la caccia al nuovo amministratore delegato dopo l’uscita di scena di Luigi Ferraris dopo appena sei mesi dall’insediamento. Le deleghe sono al momento in capo a Massimo Sarmi e si prosegue sull’assetto organizzativo. Ma la nomina potrebbe comportare tempi lunghi e non si esclude che si scavalli l’estate.
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