- L’ex vicepresidente di Unicredit ha conquistato la presidenza della fondazione Crt e il suo ritorno sembra destinato a riaprire lo scenario bancario italiano e non solo quello.
- Il suo programma esplicito prevede il coordinamento delle fondazioni del nord ovest, quello implicito il far pesare le azioni di Crt, da Unicredit a Banco Bpm, di cui si vocifera da tempo di un matrimonio.
- E poi c’è la questione Mps, le mosse del governo su Fondazioni e casse di previdenza. Ecco perché, tramontata l’èra Guzzetti, è tornato per comandare.
Rieccolo. Dopo il ritorno di Paolo Scaroni sulla scena delle grandi partecipate di stato, il ritorno in prima fila di Fabrizio Palenzona, eletto presidente della fondazione Crt. E questo secondo ritorno si annuncia già carico di conseguenze, con un programma che se letto in filigrana promette di riaprire tutti i giochi per le fondazioni, ma soprattutto per le banche italiane, di rimettere in moto operazioni congelate per molto tempo, in perfetta sintonia con chi oggi è al governo.
Passato dalla presidenza della Federazione autotrasportatori italiani attraverso la politica, alla fondazione Crt e poi alla scalata vera che lo ha promosso vicepresidente di Unicredit, passato indenne e senza macchia attraverso le indagini sui furbetti del quartierino ma soprattutto attraverso l’inchiesta della Direzione antimafia di Firenze per favoreggiamento a Cosa nostra, Palenzona nel 2021 ha dovuto lasciare dopo 18 anni la presidenza della associazione dei concessionari autostradali, ultimo suo legame con il mondo delle infrastrutture tramite Benetton, ma rimaneva in ogni caso presidente di Prelios (la ex Pirelli Real Estate). Non gli bastava più. Battendo il presidente uscente di Crt, Giovanni Quaglia, che almeno per il primo mandato è stato il “suo” presidente, è pronto a far sentire il peso della terza fondazione bancaria italiana.
Le fondazioni devono servire
Le fondazioni devono servire, è la convinzione di Palenzona, in linea peraltro con tutti coloro, decisori politici ma non solo, che hanno deciso da qualche tempo che l’epoca in cui le fondazioni andavano tenute alla larga dai mercati è bella che finita. E la sua di fondazione è al momento azionista di Unicredit e di Banco Bpm, di cui ormai da anni si vocifera di un possibile matrimonio. E poi c’è Mps che il governo deve cercare di vendere, magari a pezzi, e nel cui aumento di capitale le fondazioni e pure le casse di previdenza hanno avuto un ruolo cruciale. E in questo caso parliamo delle casse di previdenza che fanno parte del patto di sindacato di Banco Bpm proprio con Crt. E ancora: la grande partita Mediobanca – Generali, dove l’amico Francesco Gaetano Caltagirone ha provato a dare battaglia con l’aiuto anche della fondazione Crt, e su cui però anche Intesa Sanpaolo potrebbe avere qualcosa da dire.
Il programma di Palenzona punta esplicitamente al coordinamento tra le fondazioni, a partire da quelle del nord ovest, che significa soprattutto coordinamento tra la prima e la terza fondazione italiana, Compagnia di Sanpaolo e Crt. E il suo programma, almeno per la parte messa in chiaro per conquistare la poltrona di presidente, risulta perfettamente coerente con gli indirizzi dell’ultima legge di bilancio che offre più autonomia di investimento alle casse di previdenza e che offre incentivi alle piccole fondazioni per aggregarsi.
All’interno del governo il nuovo presidente ha buoni rapporti con Guido Crosetto, piemontese come lui, e fuori dal governo il suo interventismo è comunque apprezzato perché è da tempo che manca un regista del sistema. A Milano tutti sanno che dopo Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo per 22 anni, c’è solo Giuseppe Guzzetti: ha ancora enorme influenza, ma non si può essere registi comandando da dietro il palcoscenico e a Torino ora c’è un uomo di potere che quel potere vuole chiaramente esercitarlo.
Saranno tante le telefonate che riceverà e farà Palenzona, tornato a riaprire i giochi. La prima che conta ha un nome e cognome: Andrea Orcel.
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