Partita male sulla scia delle ultime due sedute negative della settimana scorsa, la giornata delle Borse si è avvitata in una spirale di ribassi nel primo pomeriggio, in attesa di Wall Street che come previsto ha aperto la seduta in profondo rosso, con il Dow Jones a meno 2,9 e il Nasdaq, il mercato dei titoli tecnologici giù addirittura del 6 per cento.

Nessun listino si salva da un’ondata di vendite che è partita dall’estremo Oriente dove Tokyo, giù del 12 per cento, ha vissuto la giornata più nera addirittura dal 1987. Milano, come tutta l’Europa, ha viaggiato per gran parte della mattinata con l’indice Ftse Mib in calo tra il 2 e il 3 per cento, ma intorno alle due pomeridiane lo scivolone si è fatto ancora più pesante, fino al 3,8 per cento, peggio di Francoforte e Madrid, in rosso del 3,2 per cento circa, mentre Londra e Parigi riescono per ora a contenere le perdite al di sotto del 3 per cento.

Come spesso accade in questi casi, l’umore nero degli investitori porta ad amplificare tutti segnali negativi che arrivano dall’economia reale. In questo caso, per innescare la picchiata dei listini, è bastato l’annuncio, venerdì scorso, dei dati sull’occupazione Usa (nuovi posti di lavoro e tasso di disoccupazione) lievemente peggiori rispetto a quanto si aspettavano gli analisti.

Già nelle giornate precedenti gli indici si erano mossi tra alti e bassi soprattutto per effetto di un diffuso sentiment negativo nei confronti dei titoli tecnologici, quelli che nei mesi scorsi hanno trainato al rialzo soprattutto Wall Street e, a catena, il resto dei listini mondiali. Adesso l’attenzione di tutti gli investitori si è spostata sull’andamento prossimo venturo del ciclo economico. La frenata nella creazione di posti di lavoro potrebbe essere un primo passo in direzione di uno stop della crescita negli Usa e addirittura di una recessione, secondo i pessimisti. Visto che prima di settembre la Fed non potrà tagliare i tassi Usa, c’è la prospettiva concreta che le autorità monetarie non riescano a contrastare per tempo il raffreddamento dell’economia. E se l’America frena, l’Europa che già cresce poco sembra destinata a subire un colpo ancora più pesante, a cominciare dalla Germania, la più in difficoltà tra le economie del Vecchio continente.

Tornando a Milano, nessuno tra i titoli a maggiore capitalizzazione si salva dal crollo. Guida i ribassi Stmicroelectronics che nel primo pomeriggio arretra di oltre 6 per cento, sulla scia del tracollo dei titoli tecnologici in tutto il mondo. Male le banche, che erano salite moltissimo nei mesi scorsi, a cominciare dal Monte dei Paschi, in rosso del 6,1 per cento alle 14.30.

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