Due nuovi modelli del segmento compatto verranno prodotti nella fabbrica di Pomigliano a partire dal 2028 e le vetture compatte (dimensioni come la Fiat Tipo o la Jeep Compass) saranno basate sulla piattaforma STLA Small, finora non presente nelle fabbriche italiane. Sono queste le principali novità che il numero uno di Stellantis in Europa, Jean-Philippe Imparato, ha portato al tavolo convocato a Roma dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso con i colleghi Giancarlo Giorgetti (Economia) e Marina Calderone (Lavoro), l’azienda e i sindacati.

Imparato ha dettagliato per il prossimo quinquennio, nell’ambito di quello che ha battezzato “Piano Italia”, una serie di programmi in parte già comunicati o trapelati: a Pomigliano la produzione dell’attuale Panda (“Pandina”) proseguirà fino al 2030, per poi essere sostituita da una nuova versione; nel 2025 arriverà la DS 8 a Melfi; altri nuovi modelli per lo stabilimento – la Jeep Compass, la Lancia Gamma e la DS 7 – sono attesi nel 2026; la 500 ibrida di Mirafiori partirà a fine 2025, ed è allo studio anche la produzione delle future Alfa Romeo Giulia e Stelvio a Cassino in versione ibrida oltre che elettrica. L’aggiunta dell’ibrido a modelli che inizialmente erano previsti solo elettrici deriva dalla crescita inferiore alle attese delle vendite di auto a batterie.

Piani a lungo termine

Imparato ha infine elencato una serie di piani di lungo termine, come una nuova Pandina a Pomigliano e una nuova 500 elettrica a Mirafiori dal 2030; un nuovo modello di alta gamma a Cassino, senza indicare date. Vista la complessità della transizione verso la mobilità elettrica, l’incertezza sui livelli di domanda e sulla concorrenza cinese, i piani a lungo termine non possono essere considerati scolpiti nella pietra. Molto dipenderà da come i modelli in arrivo a breve verranno accolti dal mercato.

Imparato ha detto ieri che Stellantis investirà in Italia 2 miliardi di euro nel 2025 e ha promesso che avrà sede a Torino il “quartier generale della regione Europa”.

Nel breve periodo i problemi occupazionali sono destinati a restare. Gli operai degli stabilimenti italiani di Stellantis sono quasi tutti in cassa integrazione da parecchie settimane, lo resteranno per tutte le feste e – secondo i sindacati – fino a gennaio inoltrato. Nei primi nove mesi del 2024 Stellantis ha prodotto in Italia meno di 240mila auto (meno di 400mila veicoli contando anche i furgoni). Con il boom della Cig nell’ultimo trimestre il volume annuo non supererà le 300mila unità. In base ai piani presentati ieri, sia Melfi che il polo di Mirafiori (oltre 8mila dipendenti in totale) resteranno quasi fermi per tutto l’anno prossimo.

Nessuna chiusura in Italia

L’ex amministratore delegato Carlos Tavares, al quale ora sia l’azienda che il governo tendono ad attribuire tutte le colpe della crisi, aveva promesso di non chiudere stabilimenti. Stellantis ci è riuscita grazie all’utilizzo massiccio della cassa integrazione, ma il numero di posti di lavoro in Italia è sceso di quasi 10mila in meno di quattro anni. Imparato ha ribadito ieri la promessa di non chiudere le fabbriche, ma quanta gente ci lavorerà nei prossimi anni resta un mistero.

Tra i sindacati, la Fiom ha parlato ieri di un «primo confronto di ripartenza» e ha ricordato come «il 2025 sarà un anno molto duro in termini di utilizzo degli ammortizzatori sociali», criticando la decisione del governo di confermare il taglio al fondo automotive. Anche la Fim pur salutando la «svolta nei rapporti con l’azienda», ha espresso preoccupazione in vista della fine degli ammortizzatori sociali.

Il ministro applaude

Il governo ha promesso per bocca di Urso che metterà a disposizione della filiera automotive oltre un miliardo di euro nel 2025 «per supportare le imprese nella transizione in corso con gli strumenti di politica industriale».

Nelle scorse settimane il governo aveva annunciato il taglio dei fondi destinati al settore auto, in particolare alla transizione ecologica, nell’ambito della legge finanziaria. I fondi promessi ieri da Urso – circa 1,6 miliardi tra il 2025 e il 2027 – comprenderebbero 200 milioni di fondo automotive, 100 milioni di residui 2024 dello stesso fondo e 500 milioni derivanti dei Pnrr per le filiere strategiche. L’anno prossimo ci sarebbero anche 1,1 miliardi di euro potenzialmente disponibili per le aziende del comparto attraverso contratti di sviluppo (600 milioni), mini contratti di sviluppo (200 milioni) e accordi per l’innovazione (300 milioni). Non si è invece riparlato di incentivi al mercato auto.

Urso ha applaudito gli annunci di Stellantis e ha rilanciato la battaglia del governo italiano contro la transizione ecologica della Ue. A questo proposito, nessuna novità da Stellantis sulla conversione della fabbrica di Termoli in una gigafactory di batterie: la joint venture ACC cui Stellantis partecipa “resta aperta a studiare la realizzazione” in base all’evoluzione del mercato e alla competitività del sistema paese. Proprio nei giorni scorsi Stellantis ha invece dato il via libera a un maxi investimento nelle batterie in Spagna, con la cinese CATL.

Sono passati quasi 15 anni da quando l’allora ceo di Fiat Sergio Marchionne annunciò l’ambizioso piano “Fabbrica Italia” che avrebbe dovuto portare la produzione di auto in Italia dalle 650mila unità del 2009 a 1,65 milioni nel 2014, con un investimento di 20 miliardi di euro in cinque anni, il doppio di quanto annunciato ieri da Imparato per il 2025.

Il piano naufragò sulla crisi del mercato europeo dell’auto dei primi anni Dieci e sulla decisione di Marchionne di tagliare gli investimenti. Quindici anni dopo, la produzione italiana è la metà di quella del disastroso 2009.

© Riproduzione riservata