Secondo i dati del sindacato Fim Cisl, nel terzo trimestre sono uscite dalle fabbriche ex Fiat in Italia poco più di 51mila auto, con un calo di oltre il 50 per cento rispetto all’anno scorso. La previsione è che nel 2024 verranno prodotte meno di 300 mila vetture. Intanto Stellantis ha annunciato nuovi stop a Mirafiori e per la Panda a Pomigliano
Crolla la produzione di auto Stellantis in Italia: secondo i dati forniti dal sindacato metalmeccanico Fim Cisl, la produzione di vetture nel terzo trimestre è più che dimezzata a 51mila unità rispetto alle quasi 110mila dello stesso trimestre del 2023. Aggiungendo i veicoli commerciali si arriva a 84mila unità, con un calo del 48 per cento.
Se il quarto trimestre proseguirà su questi ritmi, prevede Fim Cisl, la produzione di auto a fine anno potrebbe scendere sotto le 300mila unità, 500mila con i veicoli commerciali. Un valore così basso non si registrava da quasi 70 anni (1956).
I segnali, dice il sindacato, ci sono tutti: la produzione della 500 elettrica a Mirafiori è ferma da metà settembre e non ripartirà fino ai primi di novembre, a Pomigliano l’azienda ha comunicato ai sindacati 10 giorni di stop per la linea della Panda, uno dei pochi modelli la cui produzione era finora aumentata nel 2024, a Melfi e Cassino continuerà l’utilizzo di strumenti come la cassa integrazione e i contratti di solidarietà, visti i cali produttivi rispettivamente del 62 per cento e del 48 per cento dall’inizio dell’anno.
Nuove incognite
Le prospettive di mercato non sono buone. I dati di vendita del mese di settembre hanno evidenziato un forte calo di Stellantis in Italia (meno 34 per cento). Modelli anche recenti, come l’Alfa Romeo Tonale o la Maserati Grecale, hanno subito cali di vendite (non solo in Italia) che hanno fatto rallentare la produzione.
I modelli nuovi che dovrebbero arrivare nei prossimi anni come la versione ibrida della 500 a Mirafiori, nuove Alfa Romeo e Maserati, alcune vetture elettriche a Melfi, lasceranno “buchi” nella produzione che costringeranno a un utilizzo ancora più ampio degli ammortizzatori sociali. Fim Cisl ha lanciato ieri l’allarme: in stabilimenti come Mirafiori, Melfi o Cassino gli ammortizzatori scadranno nel 2025 e gli operai rischieranno il licenziamento.
I sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero congiunto del settore automotive per il 18 ottobre. Ferdinando Uliano, segretario della Fim Cisl, ha chiesto ieri interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della Ue, con la definizione di un Fondo d’investimento per il settore automotive, mirate politiche industriali da parte del governo e impegni industriali precisi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica.
Finora il “tavolo” automotive avviato dal ministro Urso non ha prodotto alcun risultato concreto, mentre sono stati frequenti gli scambi polemici tra il governo e l’azienda. I costruttori cinesi corteggiati da Urso per invitarli a produrre in Italia, firmano accordi in Europa dell’Est e Turchia. L’obiettivo di tornare a produrre un milione di veicoli in Italia sembra sempre più velleitario.
© Riproduzione riservata