- La misura più pasticciata che la classe dirigente italiana è riuscita a disegnare negli ultimi anni potrebbe diventare il pretesto per il ritiro del sostegno al governo del Movimento 5 stelle.
- Oggi scade la finestra per le domande di intervento di associazioni sportive e sulle case unifamiliari. Per le altre tipologie invece le scadenze sarebbero differenziate.
- Intanto, pasticcio per pasticcio, i Cinque stelle possono scegliere se per non morire democristiani vogliono morire per le unifamiliari.
La misura più pasticciata che la classe dirigente italiana è riuscita a disegnare negli ultimi anni potrebbe diventare il pretesto per il ritiro del sostegno al governo del Movimento 5 stelle. Ieri era questo il dubbio ventilato da esponenti della maggioranza in attesa che l’esecutivo presenti l’ennesima riformulazione del meccanismo di cessione dei crediti per il super bonus al 110 per cento, quella che tutti descrivono come la versione definitiva, dopo che la disciplina è stata modificata per ben cinque volte, da ultimo con l’ultima legge di bilancio.
Oggi scade la finestra per le domande di intervento di associazioni sportive e sulle case unifamiliari. Per le altre tipologie invece le scadenze sarebbero differenziate: a fine 2023 quelle per edilizia pubblica e cooperative, mentre per i condomini il credito scalerebbe al 70 per cento nel 2024.
Peccato che i soldi siano finiti, a fine maggio si contavano secondo i dati Enea investimenti per 30,6 miliardi che corrispondono a rimborsi dello stato per 33,7 – 3 miliardi regalati. Le unifamiliari hanno fatto il pieno: i condomini hanno investito in media di più ovviamente – quasi la metà del totale – ma gli interventi sulle case singole sono più di tre volte il numero di quelli condominiali.
Questa massa di denaro sotto forma di credito di imposta ha spinto la ripresa delle costruzioni che ancora nei primi quattro mesi di quest’anno registrava un aumento della produzione del 16,9 per cento sull’anno prima, secondo l’Istat.
La bolla delle cessioni
Non ha spinto, invece, la transizione ecologica, considerando non c’erano differenze tra i passaggi di classe energetica.
Ma ha soprattutto nutrito un enorme mercato delle cessioni dei crediti che qualcuno a un certo punto dovrà pagare – solo in parte quello delle frodi considerando che il bonus al 110, incredibilmente e irrazionalmente generoso e pagato con le tasse di tutti è anche il più regolato e ha registrato meno abusi dii altri.
Dopo aver fatto fuggire il genio della lampada, o il mostro considerando le dimensioni del fenomeno, è arrivata la stretta: maggiori controlli, restrizioni delle cessioni solo agli intermediari più strutturati, solo una manciata di banche disposte ad accettare ancora crediti e imprese edili che non sanno a chi rivolgersi per avere liquidità. Risultato: non c’è sigla di categoria da Ance a Federlegno che oggi non chieda di riaprire la girandola delle cessioni.
La riforma dell’Agenzia
Il governo ha promesso ai parlamentari di renderle possibili a tutti, tranne ai consumatori. Luca Sut, che segue il dossier per i Cinque stelle in commissione Attività produttive, dice che il suo gruppo vuole prima vedere il testo e verificare che la formulazione vada bene.
L’ex ministro Danilo Toninelli ha rilasciato dichiarazioni ben più nette: la cancellazione del superbonus 110 «mina sicuramente la nostra presenza in questo governo». Ma considerata la tensione tra il governo e il leader M5s Giuseppe Conte anche un altro pretesto potrebbe andare bene.
Qualsiasi siano le parole scelte dal governo, poi, la vera riforma sta nella circolare dell’Agenzia delle entrate che dà la responsabilità dei controlli sui crediti agli acquirenti. A quella circolare l’Abi ha risposto che le banche coi presidi anti riciclaggio sono in grado di gestire la situazione.
Ma ieri anche il presidente Pd della commissione Bilancio Fabio Melilli sosteneva che il problema di trovare a chi vendere resta. Intanto, pasticcio per pasticcio, i Cinque stelle possono scegliere se per non morire democristiani vogliono morire per le unifamiliari.
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