- I dati pubblicati da Enea sui risultati del Superbonus per la riqualificazione edilizia ci raccontano di una sbornia collettiva del Paese.
- L’incentivo non ha alcun senso da un punto di vista ambientale, perché basta un salto minimo di due classi energetiche per accedervi e in molti condomini basta cambiare la caldaia.
- L’aspetto che più fa indignare è che a fronte di una spesa enorme, al momento oltre 20 miliardi di euro, i cantieri che verranno aperti nei quartieri più difficili saranno pochissimi.
A passi veloci contro un muro. Lo schianto sarà fragoroso con ripercussioni per anni e il rinvio di interventi importanti e urgenti. I dati pubblicati da Enea sui risultati del Superbonus per la riqualificazione edilizia ci raccontano di una vera e propria sbornia collettiva del Paese. Tutti a plaudere finalmente la partenza dei cantieri, con 40 mila edifici unifamiliari o indipendenti e 6mila condomini ammessi a godere del 110 per cento di detrazione delle spese effettuate.
Pronta risposta da parte del governo che, su spinta di tutti i partiti, ha inserito la proroga del provvedimento fino al 2023. Tutto bene dunque? Certamente sì, per i fortunati che avranno vinto un biglietto della lotteria unico al mondo, con lavori gratis per cappotti termici e intonaci, infissi e impianti termici.
Ma come ha fatto notare il ministro dell’Economia, Daniele Franco, è arrivato il momento di andare a vedere le conseguenze per i conti pubblici del provvedimento e, aggiungiamo, a verificarne l’equità.
Ristrutturazioni con le detrazioni ordinarie
Sempre Enea certifica che solo per i condomini l’esborso medio è di 570mila euro, non importa se siano a Via Montenapoleone a Milano o nella complicata periferia napoletana di San Giovanni a Teduccio.
Basta una calcolatrice per capire quanto è demagogico questo modo di procedere, anche solo considerando i condomini che sono oltre un milione in Italia.
Se l’obiettivo è rilanciare i cantieri edili, quelli delle ristrutturazioni vanno a gonfie vele grazie alla spinta delle detrazioni “ordinarie” che spaziando tra il 50 e il 90 per cento sono già le più generose al mondo.
Le finte ragioni ambientali
L’incentivo non ha alcun senso da un punto di vista ambientale, perché basta un salto minimo di due classi energetiche per accedervi e in molti condomini basta cambiare la caldaia e poco altro. Peccato che la caldaia sia a metano e quindi in contraddizione con gli obiettivi di decarbonizzazione. Ma è sbagliato anche il messaggio che viene mandato al settore, organizzatevi e approfittatene perché la festa finirà a breve.
L’aspetto che più fa indignare è che a fronte di una spesa enorme, al momento oltre 20 miliardi di euro tra fondi europei del Pnrr e italiani, i cantieri che verranno aperti nei quartieri più difficili, dove abita chi davvero avrebbe bisogno di una riduzione consistente e strutturale dei consumi, saranno pochissimi.
Il governo non può più aspettare, occorre aprire il confronto su quali obiettivi si vogliono portare avanti con la riqualificazione del patrimonio edilizio e su come dare continuità ai cantieri, vista l’importanza che questi interventi hanno per realizzare gli obiettivi climatici e per il rilancio dell’occupazione e dell’economia.
La novità è che fino ad ora l’incentivo era quasi inaccessibile per via di procedure complicatissime, ma con le semplificazioni entrate in vigore ad agosto crescono i candidati al ricco premio garantito dallo stato.
Al ministero dell’Economia cresce la preoccupazione ma ancora manca una analisi dell’impatto su lavoro, imprese e famiglie, ambiente.
Il rischio evidente di questo modo di procedere è che finisca come dieci anni fa per il fotovoltaico, quando solo in ritardo ci si rese conto del costo miliardario che si stava scaricando in bolletta per gli incentivi (inutilmente) più generosi al mondo e si decise di bloccare tutto.
Per anni e distruggendo quanto di positivo si era costruito in termini di nuove imprese e investimenti in ricerca. Eppure, basterebbe poco per dare continuità agli investimenti nella riqualificazione senza sprecare denaro pubblico.
Se la chiave del successo del Superbonus sta nel fatto che le famiglie non tirano fuori un euro, basterebbero incentivi più bassi e legati alla riduzione dei consumi – in modo da spingere soluzioni davvero efficienti – e un prestito per la quota restante con tassi accessibili.
Le soluzioni ci sono
A proposito di riforme, avrebbe molto senso recuperare il sistema dei certificati bianchi per questi interventi, che spinge le utility a investire in efficienza, in modo da ridurre l’esborso per la fiscalità generale.
Il superbonus va certamente confermato per l’edilizia pubblica e i condomini delle aree più povere delle città, dove prevedere un ruolo attivo dei comuni nell’accompagnare gli interventi dentro processi di rigenerazione urbana di cui le nostre periferie hanno uno straordinario bisogno.
Negli altri paesi europei, dove il retrofit energetico è il motore del settore delle costruzioni, si punta proprio sull’accesso al credito e su regole semplicissime per rimettere completamente mano a edifici brutti e inadeguati a garantire comfort e bassi consumi alle famiglie.
Il voto delle elezioni amministrative si dice abbia sancito la sconfitta del populismo, speriamo porti almeno a una riflessione nel governo sui provvedimenti figli di quella stagione.
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