Il decreto passato in Consiglio dei ministri straccia le cartelle non riscosse entro cinque anni e consente di pagare i debiti in 120 rate. Ed è solo l’ultimo capitolo di una serie di provvedimenti con cui Meloni si è intestata la battaglia per la pace fiscale e corre in soccorso di chi non paga le imposte
Centoventi rate per pagare i debiti per chi è in difficoltà, massimo nove mesi per l’invio delle cartelle esattoriali e lo stralcio delle somme non riscosse entro cinque anni. È un “Fisco amico” che perdona e dimentica quello che emerge dal decreto legislativo di riordino della riscossione, approvato in prima lettura lunedì in Consiglio dei ministri.
È il decimo decreto in materia fiscale, ultimo tassello in ordine di tempo della riorganizzazione voluta dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. Una riforma “pragmatica” ispirata all’idea di pace fiscale e che già include provvedimenti divisivi come il concordato preventivo per le partite Iva (che blocca la base imponibile su cui pagare le tasse e alleggerisce i controlli).
La tregua è per sempre
Quello che si sta scrivendo è però solo l’ultimo capitolo di una lunga storia di sanatorie approvate negli anni. Il governo Meloni non è il primo a contare sullo stralcio delle cartelle, ma finora il discarico era stato fatto su piccole somme e con leggi ad hoc. Adesso diventa una riforma strutturale. In autunno sono scaduti i termini per aderire alla Rottamazione quater, un condono che ha permesso di saldare i debiti con il Fisco senza pagare sanzioni o interessi.
La misura è stata poi modificata dal dl Milleproroghe, che ha riaperto i termini per il pagamento dei debiti non ancora sanati: chi aveva aderito alla misura di “tregua fiscale” concordando un piano di rateizzazione delle cartelle e non ha rispettato i termini di pagamento potrà sanare la sua situazione effettuando il versamento dovuto entro il 15 marzo.
La rottamazione del 2023 – voluta dall’attuale governo – è stata la quarta nel giro di sette anni, a cui va aggiunto il condono Saldo e stralcio approvato nel 2018 a favore di persone che versano «in grave e comprovata situazione di difficoltà economica» (famiglie con un Isee sotto i 20mila euro).
La prima rottamazione delle cartelle risale però alla manovra 2017, con Matteo Renzi a palazzo Chigi, a cui hanno fatto seguito la Rottamazione bis (governo Gentiloni) e una terza finestra con la Rottamazione ter (Conte I). Proprio questo provvedimento, che prevedeva pagamenti più dilazionati nel tempo rispetto ai due precedenti, ha portato alla riscossione di poco più di 6,3 miliardi sui 26,3 previsti.
Sempre il governo di destra, con l’ultima legge di Bilancio e poi il dl Milleproroghe, ha deciso lo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro risultanti dai singoli carichi affidati al Fisco, dal 2000 al 2015, da enti diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali. Una norma simile era stata approvata con il decreto Sostegni nel 2021 (governo Draghi), ma limitatamente ai carichi affidati alla riscossione fino al 2010 e per importi sotto i 5.000 euro.
La nuova misura si pone quindi in continuità con le politiche di Meloni, che un anno fa parlava di «pizzo di stato contro i piccoli commercianti» e di uno stato che «non deve disturbare chi vuole fare». Rottamazione quater, stralcio dei debiti fino a 1.000 euro e le ultime misure esaminate in Cdm: tre indizi fanno una prova e mostrano la coerenza del governo. Il suo impegno per «un Fisco dal volto umano» o per «fare regali agli evasori», a seconda dei punti di vista.
Meno debiti più rate
La norma sul discarico anticipato – che ha passato l’esame preliminare in Consiglio dei ministri – prevede che le cartelle notificate da gennaio 2024 saranno cancellate se non verranno riscosse entro cinque anni. Gli atti finiranno fuori dal “magazzino della riscossione” dell’Agenzia, ma non è un vero e proprio stralcio: i titoli di debito tornano in mano all’ente creditore (ad esempio il comune nel caso di una multa), che avrà altre opzioni per gestire la riscossione.
Il decreto introduce anche piani di rateizzazione più lunghi per saldare i debiti con il Fisco. La platea dei beneficiari viene divisa in due: chi dice di essere in difficoltà economica e chi è in grado di dimostrarlo. Il contribuente che nel 2025 presenterà «una semplice richiesta per versare, in temporanea situazione di difficoltà, un importo fino a 120mila euro» potrà ad esempio dilazionare la somma fino a 84 rate. Dal 2031 si valuterà poi la possibilità di concedere 120 rate mensili.
La situazione cambia se il contribuente, oltre a dichiarare la difficoltà economica, presenterà una documentazione in merito. In questo caso, se le somme dovute superano i 120mila euro si potrà scaglionare il pagamento fino a 120 rate indipendentemente dalla data di presentazione della domanda.
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