Non siamo ancora al picco del costo del denaro, ma potremmo arrivarci a breve. Il senso degli annunci dati ieri dalla Banca centrale europea è stato interpretato così dai mercati, nonostante gli inceppi di Christine Lagarde. Ieri la Bce ha deciso ieri un nuovo rialzo dei tassi di 50 punti base, che ha portato il tasso di riferimento al tre per cento.
La decisione europea è arrivata a poche ore dalla svolta americana: il percorso restrittivo d ella Federal Reserve si è ammorbidito e il governatore della Fed, Jerome Powell, ha parlato di inizio di percorso di disinflazione. Ma l’economia europea è in una situazione differente e il mercato ha già di fatto digerito il rialzo della Bce e vede invece l’orizzonte più roseo, con i prezzi energetici in calo e le nuove stime del Fondo monetario che ci evitano la recessione, e una possibile stabilizzazione dei tassi già dopo la riunione del consiglio direttivo della Banca centrale europea di marzo.
La presidente del board Bce Christine Lagarde ha rischiato, come in altri incontri con la stampa, il pasticcio comunicativo. Ieri a chi le chiedeva se i rialzi avrebbero potuto rallentare dopo marzo, ha risposto convinta con un triplo no. Ha ribadito che «c'è ancora molta strada da fare, non siamo ancora arrivati al picco», ha pre annunciato un nuovo rialzo di 50 punti base per marzo, ma ha anche detto che «è un'intenzione, ma non un impegno irrevocabile». E ancora, ha dovuto fare i conti con le sue affermazioni passate, siccome la Bce si è più volte riparata dietro al fatto che le sue decisioni al momento sono guidate dai dati, Lagarde ha dovuto specificare che basarsi sui dati non significa non poter ribadire un impegno nella direzione di politica monetaria.
L’appello ai governi
Le gincane di Lagarde per i mercati e la maggioranza degli analisti indicano semplicemente che il peggio sta passando e infatti si sono tradotte in rialzi di tutte le borse europee. Tuttavia la presidente della Bce è tornata ad appellarsi per la seconda volta in poco tempo e in maniera piuttosto ferma ai governi dell’Eurozona perché rivedano le loro politiche di aiuti pensati al picco della crisi energetica e che inizino a ripensare i sostegni indirizzandoli a chi consuma meno energia.
Le misure che «non rispettano questi principi, creano pressioni sull'inflazione e questo richiede una risposta di politica monetaria più forte», ha detto Lagarde, che ha parlato esplicitamente delle leggi di bilancio degli stati dell’area euro, su cui si è confrontata direttamente con il presidente dell’Eurogruppo, Pascal Donohoe. Con l’inflazione ancora alta, una tassa implicita che colpisce maggiormente i redditi più bassi, e in particolare alta sui generi alimentari, gli aiuti dovrebbero essere improntati a maggiore equità e a sostegno proprio di chi dall’inflazione è più colpito.
A partire dal mese di marzo, come noto, la Bce inizierà a ridurre anche l’ammontare dei riacquisti del programma di acquisto di attività (App) per una media di 15 miliardi al mese. Per le obbligazioni societarie, la novità comunicata ieri è che i riacquisti delle obbligazioni delle imprese saranno indirizzati verso emittenti «con risultati migliori dal punto di vista climatico», per sostenere «la graduale decarbonizzazione» delle obbligazioni in pancia a Bce e banche nazionali «in linea con l’accordo di Parigi». Tutto dipenderà da come verranno calcolati i risultati migliori dal punto di vista climatico, visto che il mercato ormai è affollato da green bond emessi anche da chi green non è.
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