- Lo sciopero dei tassisti ha visto la presenza di migliaia di persone che si sono avvicinate anche a Palazzo Chigi.
- Il monitoraggio sulla qualità del servizio resta molto sfumato. C’è il livello dell’autorità nazionale e quello dei Comuni, ma nei fatti incidono di più le applicazioni digitali che prevedono la pubblicazione di recensioni.
- A Roma c’è un apposito ufficio che raccoglie i reclami degli utenti su eventuali disservizi subiti sul taxi durante la corsa. Ma l’ufficio non è molto noto alla cittadinanza.
I tassisti non accettano alcuna mediazione. Hanno deciso di andare avanti con le proteste, mettendo sul tavolo la precondizione di stralciare l’articolo 10 dal disegno di legge Concorrenza: quello che prevede la riforma del settore.
Nessuna altra soluzione, prospettata dal governo, è considerata accettabile. E d’altra parte l’esecutivo non vuole cedere su tutta la linea. La conseguenza è che lo scontro prosegue. La giornata di ieri è stata la prima dello sciopero annunciato che proseguirà anche oggi. La manifestazione, convocata a Roma, ha visto la presenza di migliaia di persone intenzionate a fermare qualsiasi revisione del comparto. Per il momento l’obiettivo di bloccare il centro della capitale è riuscito, creando forti disagi alla circolazione, oltre che all’utenza. Fino all’avvicinamento a palazzo Chigi. La posizione non cambia: «Saremo intransigenti, chiediamo lo stralcio», hanno ribadito i sindacati. E il senso della protesta è racchiuso da uno striscione: «Draghi, non te lo chiede l’Europa, te lo chiede Uber».
Lo spauracchio di Uber aleggia, insomma, rinnovando la battaglia con le auto degli Ncc, il noleggio con conducente, favorevoli invece alla realizzazione della riforma.
Licenze e qualità
Il contestato articolo del disegno di legge prevede, tra i vari aspetti, la promozione della concorrenza anche in sede di conferimento delle licenze. Lo scopo è quello «di stimolare standard qualitativi più elevati». Un tema, quello della qualità, che impatta il quadro di controllo attualmente in vigore. Attualmente gli attori pubblici chiamati a monitorare e sovrintendere la qualità del servizio garantito dai taxi non mancano. Nei fatti, tuttavia, l’azione reale di verifica si traduce nell’uso delle applicazioni digitali che consentono di esprimere un giudizio, attraverso i voti e le recensioni, sul servizio offerto. Oppure rivolgendosi direttamente alle cooperative di taxi. Così da far restare tutto in casa. L’azione sul piano istituzionale resta così più sulla carta che percepibile all’atto pratico. Una pecca sanabile con l’istituzione del registro unico nazionale, come prevedono alcune proposte in esame.
L’autorità dei trasporti
A livello nazionale un ruolo lo gioca già l’autorità di regolazione dei trasporti (Art), presieduta da Nicola Zaccheo.
L’Art ha di recente approvato le linee guida del comparto, dopo una consultazione, che come riferisce il sito ufficiale indica nuovi standard di «qualità uniformi su tutto il territorio nazionale». E prevede un servizio più flessibile, con possibilità di sconti sulle tariffe massime. Non manca l’attenzione alla mobilità sostenibile con il sostegno all’acquisto di veicoli meno impattanti sull’ambiente e alla diffusione del «taxi sharing». Una serie di novità che dovrebbero integrarsi con la riforma prevista dal disegno di legge Concorrenza.
Il compito dell’autorità non è quello di riscrivere le regole del settore, bensì di «monitorare e verificare la corrispondenza dei livelli di offerta del servizio taxi». In questo discorso rientra perciò l’eventuale aumento del numero delle licenze per i taxi, sulla base del calcolo delle necessità territoriali, così come la tutela dei consumatori in relazione a un’adeguata trasparenza da parte di chi gestisce il servizio. C’è inoltre l’elemento che riguarda i criteri individuati per migliorare la formazione professionale degli operatori.
Le verifiche dei comuni
Il monitoraggio si colloca insomma a un livello macro e più teorico, mentre all’atto pratico i controlli spettano ai comuni, nei territori in cui i tassisti si spostano ogni giorno. Sono due gli esempi principali. A Milano l’azione di monitoraggio è affidata all’Amat, società in house, che si occupa di vari aspetti legati alla mobilità sostenibile. Quello che è emerso, in passato, è una carenza del servizio, con alcune fasce orarie, come quella dalle 8 alle 10, che presentava un 15 per cento di richieste inevase fino ad arrivare al 42 per cento di utenti rimasti appiedati, tra la mezzanotte e l’alba dei giorni festivi.
A Roma, invece, c’è un apposito ufficio che raccoglie i reclami degli utenti su eventuali disservizi subiti sul taxi durante la corsa. Tuttavia, l’ufficio non è molto noto alla cittadinanza. È certo, però, che una ricerca dell’agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma capitale (Acos) ha rilevato alcune delle criticità.
Accessibilità e qualità
I clienti abituali lamentano problemi di accessibilità (33,9 per cento) e di qualità (22,2 per cento). Quindi oltre il 50 per cento contesta questi due aspetti.
Diversa la valutazione degli utenti occasionali che dimostrano di non gradire i livelli delle tariffe (32,7 per cento): per questa ragione preferiscono non far ricorso al servizio. Il risultato, secondo lo studio, è che a ottobre 2021 si è osservata «una diminuzione di gradimento che porta i taxi leggermente al di sotto della sufficienza», esattamente a 5,8 appena davanti al servizio di autobus e tram (5,7), probabilmente, come riferisce il dossier, legata alla faticosa ripresa post pandemica.
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