Il governo accelera anche sulla riforma del Superbonus: i risparmi tutti destinati alle manovre finanziarie del 2023 - 2025. E inserisce il rialzo al tetto dei contanti nella norma che proroga i crediti di imposta per i commercianti che si dotano di strumenti per i pagamenti elettronici, stanziando 80 milioni. Una beffa
Il governo accelera su alcune misure e le inserisce direttamente nel decreto aiuti quattro che oggi sarà all’esame del consiglio dei ministri. A sorpresa vengono inserite nel decreto la riforma del Superbonus per le ristrutturazioni edilizie, specificando che i risparmi serviranno a finanziare la manovra di bilancio negli anni 2023-2025 e l’innalzamento del tetto al contante a 5mila euro definito come «misura urgente».
Tetto al contante
Il tetto al contante salirà dal 1 gennaio a 5 mila euro, dai mille euro previsti. La norma è stata inserita come comma all’articolo 6 sotto la dicitura «misure urgenti in materia di mezzi di pagamento». L’articolo prevede di prorogare il credito di imposta per i commercianti che si dotano di Pos e mezzi di pagamento elettronico e stanzia 80 milioni di euro. Si tratta di un intervento che era coerente nel quadro delle politiche del governo Draghi che infatti prevedevano l’abbassamento del tetto al contante a mille euro. Ora invece la norma per incentivare i pagamenti elettronici diventa quella in cui viene inserito una misura in linea contraria alle politiche precedenti e ai piani concordati con l’Ue.
La revisione del Superbonus
In particolare sul fronte del Superbonus viene prorogato per le unifamiliari anche nel 2023 al 110 per cento fino a marzo, ma solo a condizione che al 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30 per cento dell'intervento complessivo. Poi l’aliquota scenderà al 90 per cento, ma con condizioni stringenti: «Per gli interventi avviati a partire dal primo gennaio 2023 su unità immobiliari dalle persone fisiche la detrazione spetta nella misura del 90 per cento anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023, a condizione che l’unità immobiliare sia adibita ad abitazione principale e che il contribuente abbia un reddito di riferimento non superiore a 15mila euro».
Al termine dell’articolo è specificato che i risparmi ottenuti dalla revisione del credito di imposta verranno utilizzati per la manovra di bilancio 2023 – 2025.
Detassati i premi aziendali fino 3mila euro
Sale da 600 a 3 mila euro la soglia dei premi esentasse che le imprese potranno concedere ai dipendenti come 'fringe benefit' per pagare le bollette.
Rateizzazione delle bollette per le imprese
Il governo Meloni mette in pratica il dispositivo già annunciato dall’ex presidente del consiglio Mario Draghi per permettere alle imprese di rateizzare le bollette per le spese sostenute dal primo ottobre scorso al 31 marzo 2023 e fatturate entro il 31 dicembre 2023, con garanzia Sace. La misura prevede inoltre che l'entità del tasso di interesse eventualmente applicato «non può superare il saggio di interesse pari al rendimento dei buoni del Tesoro poliennali (Btp) di pari durata, le date di scadenza di ciascuna rata e la ripartizione delle medesime rate, per un massimo di 48 rate mensili».
Prorogato il taglio delle accise
Il decreto proroga a fine anno il taglio delle accise e il taglio dell’aliquota Iva sul gas naturale al 5 per cento. «Dal 19 novembre 2022 e fino al 31 dicembre 2022 sono rideterminate le aliquote di accisa di: benzina (478,40 euro per mille litri); oli da gas o gasolio usato come carburante (367,40 euro per mille litri); gas di petrolio liquefatti (Gpl) usati come carburanti (182,61 euro per mille chilogrammi); gas naturale usato per autotrazione (zero euro per metro cubo)», si legge nella bozza del decreto .
Prorogato il credito di imposta per l’energia
Prorogato fino a fine dicembre anche il credito di imposta a favore delle imprese energivore per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale: si tratta di un credito al 40 per cento per le bollette e al 30 per cento per le altre attività.
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