Se cerco su LinkedIn Chief Innovation Officer i risultati che ottengo sono circa 6.300, a cui aggiungo le 10.000 persone nel cui job title compare la definizione di Innovation Manager.

In un Paese, il nostro, dove le piccole e medie imprese rappresentano il 92 per cento delle attività a me sembra un buon dato: da qualche parte stiamo facendo tanta innovazione. A quanto pare. Ma allora perché ovunque – persino nella mia riunione condominiale – la frase che sento più spesso è: «Si è sempre fatto così»?

Venerdì scorso anche Greta Thunberg nel suo discorso alla manifestazione di Glasgow ha detto: «Chi ha il potere sa esattamente quali valori inestimabili sta sacrificando per mantenere il “business as usual”». Perché a far come si è sempre fatto non ci si assume la responsabilità di cambiare gli equilibri, soprattutto. Di dire a qualcuno che qualcosa non funziona, e va cambiata.

Cambiare costa. Impegno, fatica, presentazioni, tensioni, discussioni, tempo. E soldi, certo. Perché per migliorare i processi servono strumenti, capacità, formazione. I cambiamenti costano. Nelle aziende non basta dire «cambiamo» per farlo succedere. In questo c’è poco di creativo: si innova rinnovando processi e mezzi a disposizione in quel periodo storico, per il grado di maturità aziendale.

Cosa non va nel modo in cui lavoriamo

Il punto, come per tutto, è: in che modo abbiamo imparato a farlo? Attraverso l’esempio della prassi quotidiana, quel «si è sempre fatto così».

Ma quando a osteggiare il cambiamento è proprio il capo? Qui torniamo alla mia riunione condominiale. Ci sono costi, persone tra cui ripartirli, un amministratore che fa di conto e che deve gestire le tensioni tra chi poi quei costi dovrà sostenerli. Tensioni, discussioni lunghe ore.

Portare tutti a bordo in un processo di cambiamento è impossibile. Serve sì mediare dove si può ma poi qualcuno deve assumersi la responsabilità delle decisioni da prendere, di costi e tempi. Nell’assemblea condominiale si decide a maggioranza. Al lavoro no. O non sempre.

Mentre da una parte, in ognuno dei nostri uffici, c’è chi vuole tornare alla propria comfort zone fatta di orari di lavoro chiari, tempo per la socializzazione e meno condivisione degli spazi lavorativi e personali (e soprattutto tornare a fare quello che sapevamo fare nei modi che ci hanno insegnato e abbiamo imparato: essere presenti, visibilmente presenti), dall’altra c’è chi indietro non vuole tornare. Sui mezzi o nel traffico per ore, togliendo tempo alla vita privata (che mica è solo famiglia, accudimento, ma anche socialità, sport e via dicendo). E qualcuno ci prova a rendere le decisioni condivise per davvero.

Lo ha fatto Desigual, azienda di moda spagnola, che a settembre ha chiesto a chi lavora negli uffici di scegliere tra fare come si è sempre fatto e il cambiamento: ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni (un giorno dei quali in smart working). Per poter passare l’iniziativa aveva bisogno di che almeno il 66% dei dipendenti la votasse. È stata approvata con l’86% dei voti a favore. L’accordo è entrato in vigore da quasi un mese. È un esempio di innovazione del mondo del lavoro, di quello che si può fare condividendo idee, problemi e soluzioni.

«Innovare ha a che fare con scoprire nuove strade: se vuoi innovare, a prescindere da cosa, devi cambiare il modo di lavorare. Di tutti», come ho sentito dire a Piergiorgio Grossi Chief Innovation Officer di Credem Banca. Non una casa di moda come Desigual, una banca.

Cos’è l’innovazione? La ricerca e lo sviluppo di un modo migliore per lavorare. Anche meno se si ottengono gli stessi risultati significa che quel tempo in più non era necessario. Servono dati per capire il mondo: vedremo tra un po’ cosa racconterà Desigual dell’esperienza che sta facendo fare alla propria forza lavoro, ma soprattutto vedremo i risultati aziendali e trattandosi di un’azienda produttiva non avremo dubbi: se funziona, funziona.

E da te in ufficio come va?
State rientrando? Si parla di come sarà il 2022 o sarà una sorpresa?

Ognuno di loro ha una storia da raccontare, non solo legata a uffici che magari abbiamo avuto in comune, o a situazioni lavorative nuove.
Vuoi raccontarmi la tua?
Ogni lunedì? inizieremo insieme la settimana. Mi siedo accanto alla tua scrivania. Chiacchieriamo un po’. Vediamo cosa c’è da fare. Insieme.
Manda la tua storia a lettori@editorialedomani.it.
A lunedì.

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