Il riassetto del gruppo assicurativo ha fruttato un tesoretto milionario anche al presidente: 20 milioni in titoli. I buoni rapporti con il governo per giocarsi la partita sulla banca senese da privatizzare
Sarà una semplice coincidenza, o forse il frutto di una singolare congiunzione astrale. Sta di fatto che il riassetto del gruppo Unipol si chiude proprio mentre si riaprono le danze sul Monte dei Paschi di Siena. Già, perché da martedì 2 luglio, una volta scaduto il vincolo di lock-up, il Tesoro può mettere in vendita la quota del 26,7 per cento che ancora possiede nel capitale della banca senese. In casa Unipol, invece, è andata in porto un’operazione di cui si parla ormai da un decennio: la capogruppo quotata in Borsa ha assorbito UnipolSai, che da oggi, mercoledì 3 luglio, scompare dal listino.
Sul mercato i due eventi non sono passati inosservati. Ecco, si sente dire tra analisti e investitori, Carlo Cimbri, gran capo del gruppo assicurativo bolognese, mette ordine in casa propria per preparare il balzo verso Mps. “Non è nei piani “, va ripetendo da mesi il manager. Di tanto in tanto, però, come è successo solo una decina di giorni fa, Cimbri si lascia sfuggire dichiarazioni che si prestano a interpretazioni diverse. Frasi come: “non ho la sfera di cristallo” oppure “i desideri sono privati”, che fatalmente sono destinate a riaccendere la speculazione.
Rotta sulle banche
Del resto, il presidente di Unipol non è nuovo alle incursioni in campo bancario. Nell’arco di pochi anni la compagnia che fa capo alle Coop è diventata l’azionista di riferimento dell’emiliana Bper (quarto istituto di credito italiano per dimensioni) e di Popolare Sondrio. Partite miliardarie giocate col profilo basso di chi si fa largo partendo dalle retrovie e coglie di volta in volta le occasioni che si presentano sul mercato, siglando alleanze sul campo con potenziali concorrenti come Mediobanca, a cui fa capo Generali, e Intesa, fortissima nelle attività di banca-assurance.
Anche sul fronte politico sono lontanissimi i tempi della compagnia con il marchio della sinistra cooperativa. Cimbri è sempre stato molto attento a tessere una tela di rapporti il più possibile allargata a destra. Ecco perché dal governo Meloni, semmai ci saranno le condizioni per procedere, nessuno si attende uno stop alla marcia di Unipol verso Siena.
Mps potrebbe diventare il bersaglio grosso, la tappa finale di una scalata che farebbe di Unipol il perno attorno a cui ruota il terzo polo della finanza nazionale, dietro Intesa e Unicredit. I mesi estivi potrebbero rivelarsi decisivi per mettere a punto la vendita, mentre la quotazione borsistica di Mps, nonostante i ribassi delle ultime settimane, segna ancora un rialzo di quasi il 100 per cento rispetto a un anno fa. Il Tesoro si è impegnato con la Commissione europea a privatizzare la banca senese entro fine anno e i proventi della vendita (il 26,7 per cento vale in Borsa circa 2,6 miliardi) farebbero molto comodo al bilancio pubblico oppresso dai debiti.
Resta da vedere se sarà della partita anche Unipol, che intanto sta mettendo ordine in casa propria. A febbraio la capogruppo ha lanciato un’Offerta pubblica d’acquisto (Opa) sul 15 per cento del capitale di UnipolSai, cioè la quota della compagnia che ancora faceva capo a investitori terzi.
Effetto Opa
L’operazione ha messo fine all’anomalia di una holding che di fatti replicava sé stessa, visto che buona parte del suo attivo era costituita dalla principale controllata. Un simile assetto, poco gradito al mercato, era invece assai vantaggioso per gli azionisti di comando, cioè il sistema cooperativo, che poteva controllare il gruppo assicurativo limitando al minimo indispensabile l’impegno di capitale.
Anche la soluzione dell’Opa si rivela la migliore possibile per le Coop, che riusciranno a mantenere inalterata la loro quota (il 52 per cento del capitale e il 68 per cento dei diritti di voto) senza sborsare un euro.
l riassetto verrà completato senza l’emissione di nuove azioni. Allo stesso tempo, la catena di controllo verrà accorciata di un piano e quindi i soci di comando potranno incassare più velocemente i ricchi dividendi dell’attività assicurativa. A pagare il conto sarà la holding Unipol Gruppo che per comprare il 15 per cento della controllata ha messo mano alla liquidità in cassa per poco più di un miliardo di euro.
Manager all’incasso
Questa somma è stata versata ai piccoli azionisti che hanno ceduto i loro titoli. L’operazione però ha premiato anche una trentina di manager di prima fila dello stesso gruppo Unipol, che si sono affrettati a mettere in vendita le loro azioni, nei giorni immediatamente successivi all’annuncio dell’Opa, tra la fine di febbraio e la i primi di marzo, quando le quotazioni di UnipolSai hanno fatto un balzo di oltre il 10 per cento. Questi dirigenti si sono spartiti circa 4 milioni di euro.
Anche Cimbri è passato alla cassa vendendo 1 milione e 725 mila titoli per 4,6 milioni di euro, una somma che però è stata subito reinvestita in titoli della holding che resta quotata in Borsa.
A conti fatti, sulla base delle comunicazioni ufficiali, il presidente possedeva già un pacchetto del valore di quasi 20 milioni, frutto in gran parte di azioni ricevuto gratuitamente in premio come parte del proprio compenso, mentre le quotazioni si sono rivalutate di quasi il 90 per cento nell’ultimo anno.
L’Opa in Borsa si è conclusa a fine giugno e UnipolSai ormai controllata quasi per intero dalla capogruppo è stata cancellata dal listino di Borsa. La fusione vera e propria tra le due società è in programma entro fine anno. «Il valore che produciamo avrà modo di riflettersi in maniera più puntuale e più lineare sul mercato», ha dichiarato Cimbri nelle settimane scorse per illustrare gli effetti del riassetto. Che però produce anche alcuni effetti collaterali non trascurabili.
Questione di poltrone, tra l’altro. Al momento sono 30 gli amministratori delle due Unipol quotate, ma con la fusione buona parte di loro dovrà lasciare l’incarico. Una soluzione, anche questa, di certo sarà ben accolta dagli investitori in un’ottica di semplificazione, visto che i due cda hanno fin qui gestito praticamente le stesse attività.
Qualcuno però ha già trovato una collocazione alternativa. Fabio Cerchiai, presidente di UnipolSai, ad aprile è entrato con la stessa carica nel cda di Bper. Sui proposta di Unipol.
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