Primo semestre dell’anno in retromarcia per Stellantis. La multinazionale dell’auto ha deluso gli investitori, che già si aspettavano risultati poco brillanti, annunciando un forte calo di vendite, ricavi e profitti. Negativa, com’era prevedibile, la reazione della Borsa: il titolo Stellantis ha chiuso la giornata in ribasso dell’8,7 per cento.

Sui conti del gruppo automobilistico hanno pesato la diminuzione delle vendite (e la perdita di quote di mercato) sia in Europa che negli Usa, i due mercati principali. Nel semestre le consegne si sono ridotte del 18 per cento in Nordamerica e del 6 per cento in Europa, dove i ricavi sono scesi più del doppio (meno 14 per cento) per effetto del calo dei prezzi.

Ha perso potenza anche il motore dei profitti: giù del 40 per cento a 8,4 miliardi il risultato operativo, mentre il profitto netto si è quasi dimezzato a 5,6 miliardi. Il margine operativo sui ricavi, l’anno scorso al livello record del 14,4 per cento, è sceso al 10 per cento.

Una nota di Stellantis attribuisce il calo della redditività “principalmente a una riduzione dei volumi e del mix di prodotto”, cioè più auto economiche rispetto a quelle di alta gamma. Hanno influito le iniziative per smaltire lo stock di vetture invendute, soprattutto negli Usa. In calo anche le quote di mercato, in particolare in Nord America, ma non solo. Nel 2024, Stellantis vale in Europa il 16,6 per cento del mercato, ma un anno prima era al 17,4 per cento. Vale la pena ricordare che nel 2019, ultimo anno prima del Covid e della fusione FCA-PSA, la quota dei soli marchi PSA era del 16,7 per cento.

Incognite e nuovi modelli

Commentando i risultati, Tavares ha detto che «la performance nella prima metà del 2024 è stata inferiore alle aspettative, e ha aggiunto che c’è “molto lavoro da fare, soprattutto in Nord America, per massimizzare il potenziale a lungo termine». Per questo, ha aggiunto, «quest’anno passerò metà delle vacanze a lavorare negli Usa».

Secondo l’azienda, il calo di vendite e quote di mercato è legato anche a una “transizione generazionale del portafoglio prodotti”, in sostanza al vuoto tra modelli usciti dal mercato e i nuovi che devono ancora essere lanciati. Tavares ha sottolineato che quest’anno verranno lanciati 20 nuovi modelli e ha detto che le azioni intraprese dal management per migliorare le performance di Nord America, Europa allargata e Maserati «creeranno significative opportunità di miglioramento dei risultati nella seconda metà del 2024 e nell’intero 2025».

Il manager ha confermato la strategia prudente sugli investimenti nella mobilità elettrica: «Non spenderemo i vostri soldi in fabbriche di auto elettriche e componenti – ha detto agli analisti – se non saremo sicuri di venderli».

Come andrà il secondo semestre? Stellantis ha confermato le previsioni di un margine di profitto pari ad “almeno il 10 per cento” nel 2024, anche se alcuni fattori negativi sono destinati a pesare, come il calo tendenziale dei prezzi e la concorrenza cinese. «Il mercato europeo sarà ancora più competitivo in futuro», ha detto Tavares, citando anche le multe che dal 2025 dovranno essere pagate da chi non venderà abbastanza auto a basse emissioni.

Taglio dei costi

In questa congiuntura, la ricetta principale per riportare i profitti al livello record del 2023 è soprattutto quella che Tavares applica da quando è al vertice di Stellantis: il taglio dei costi.

In Europa le uscite incentivate del personale sono costate oltre un miliardo di dollari nel solo primo semestre 2024. Ad esse si aggiunge il ricorso continuo alla Cassa integrazione; proprio mercoledì Stellantis ha annunciato ai sindacati il prolungamento fino a fine anno del contratto solidarietà per circa 3mila lavoratori di Mirafiori.

Il momento è difficile per tutto il settore automotive, in particolare in Borsa. Tesla ha ceduto il 12 per cento mercoledì per il calo dei profitti, pur con ricavi superiori alle attese, mentre i titoli General Motors ha fatto segnare un ribasso di oltre il 10% dopo l’annuncio dei risultati. Ieri anche Renault ha pubblicato i conti semestrali, e l’annuncio di un margine operativo superiore alle stime non è bastato a compensare un calo del 33% dell’utile netto: le azioni Renault hanno ceduto in Borsa il 7 per cento.

Mercoledì erano già arrivate brutte notizie per il gruppo che fa capo agli Agnelli-Elkann con i risultati semestrali deludenti di Iveco, che in due giorni ha accumulato un ribasso del 20 per cento in Borsa.

Maserati addio?

Fra i 14 marchi di Stellantis, la situazione di Maserati è la più delicata: il crollo delle vendite ha portato i conti in profondo rosso. Se si considera anche il calo del Suv Grecale, il modello più venduto della gamma, la crisi potrebbe acuirsi nei prossimi anni, visto che le eredi di Quattroporte e Levante non arriveranno sul mercato prima del 2027. Il glorioso marchio rischia la chiusura? Il cfo Natalie Knight ha detto ai giornalisti che nel futuro di Maserati «a un certo punto potremmo cercare quale sia la migliore collocazione [per il marchio]».

In attesa di decidere sul destino di Maserati, Stellantis ha annunciato la vendita, già prevista, della maggioranza della Comau, storica azienda di automazione industriale. L’acquirente è un investitore finanziario, la One Equity Partners, ma il ministero delle Imprese in serata ha comunicato che si valuterà un possibile stop con la procedura del Golden Power. Pesa il precedente di Magneti Marelli, che ha varato cassa integrazione e tagli di personale subito dopo la vendita da Stellantis al fondo Kkr.

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