- In provincia di Vicenza le lotte per i diritti del lavoro nella logistica si stanno trasformando in una battaglia tra sindacati, con tanto di minacce.
- Nel centro logistico Dhl al quale per anni la Diesel, uno dei marchi di moda più noti, ha appaltato una serie di operazioni, i subappaltatori, denunciano i sindacati di base non hanno mai saldato «i loro debiti verso lavoratori e erario».
- Ora Diesel ha affidato le operazioni a una nuova società e ai lavoratori è stato chiesto di firmare un verbale di rinuncia al pregresso dovuto. Cgil, Cisl e Uil hanno accettato lasciando la lotta all’Usb.
Nella seconda provincia più industrializzata d’Italia, Vicenza, le lotte per i diritti del lavoro nella logistica si stanno trasformando in una battaglia tra sindacati, con tanto di minacce di un dirigente della Cgil Trasporti a un collega dei sindacati di base. A Isola Vicentina, un piccolo comune poco a nord della città, c’è un centro logistico della Dhl al quale per anni la Otb-Diesel di Marostica, uno dei marchi moda italiani più noti al mondo, ha affidato una serie di operazioni legate al packaging, alla spedizione e al controllo qualità.
Si tratta di attività che in altri siti sono state direttamente inglobate dalla casa madre mentre a Isola, tra polemiche decennali, contenziosi tra sub-appaltatori e i lavoratori, la esternalizzazione è rimasta.
Il sito di Isola Vicentina occupa 280 persone. Fino ad alcuni mesi fa erano dipendenti della romana Amcar srl la quale svolgeva in subappalto mansioni logistiche affidatele da Dhl, che a sua volta in una catena di subappalti aveva ricevuto il medesimo incarico da Otb-Diesel.
Nel luglio del 2020 il sindacato Usb aveva organizzato una protesta contro Amcar. Le rivendicazioni riguardavano condotte considerate anti sindacali e condizioni di lavoro al limite del sopportabile. Dhl, invece, veniva accusata dalla sigla di base di non essersi fatta carico del pregresso in termini di prestazioni economiche non pagate dai precedenti subappaltatori.
Cooperative e consorzi «più o meno effimeri» si sono avvicendati negli ultimi dieci anni e «non hanno mai saldato i loro debiti sia verso i lavoratori sia verso l’erario», argomenta l’Usb. In questo contesto il sindacato rimarca con forza come la attuale normativa italiana sul lavoro imponga che ogni volta in cui un appalto o un ramo d’azienda finisce da un operatore a un altro il carico di eventuali pendenze sospese è comunque in capo all’appaltatore principale, in questo caso Dhl.
Una nuova società
Col montare delle polemiche il committente ultimo, la Diesel di Renzo Rosso, alcuni mesi fa aveva convinto la società romana a farsi da parte, cancellando il secondo livello della filiera costituito da Dhl, che pure rimane proprietaria delle mura e del sito, e chiamando per l’appalto logistico la milanese Als Triveneto. La Als Triveneto è una società nata appena il 15 luglio scorso, che però fa capo alla holding Bertola, un player lombardo molto conosciuto nella logistica.
Quest’ultimo però, attacca l’Usb, ha chiesto che i lavoratori in transito da Amcar ad Als firmassero «un verbale di conciliazione che contiene una clausola di rinuncia a tutti i contenziosi in essere maturati negli ultimi dieci anni con le vecchie cooperative e con i vecchi consorzi dai quali i lavoratori avanzano un milione di euro». La richiesta dell’azienda è stata sostenuta da Confindustria, ma anche dalle organizzazioni sindacali dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil. Per legge, sostiene l’Usb, quel milione da pagare ai lavoratori avrebbe dovuto accollarselo Dhl. Tanto che la clausola di rinuncia «così cara a Cgil, Cisl e Uil» alla fine costituisce, denuncia il sindacato di base, «uno stratagemma inaccettabile per accordare a Dhl a danno dei lavoratori uno sconto non dovuto da ben un milione di euro. Soldi che sono dei lavoratori. Tutta gente che vive per lavorare e che non si trova in condizioni economiche facili».
Il confronto tra sindacati di base e confederali è diventato talmente aspro che durante uno dei vari tavoli aperti per cercare un punto di caduta, Massimo D’Angelo segretario veneto di Usb trasporti sarebbe stato addirittura minacciato da un pezzo grosso della Cgil, per non essere sceso a patti.
Romeo Barutta membro della segreteria veneta di Filt-Cgil durante una arroventata riunione avrebbe intimato a D’Angelo di rimanere in «silenzio perché se ti rispondo vai fuori di qui non camminando». Esiste una registrazione che conferma il contenuto della minaccia, anche di questa è stata data notizia alle autorità competenti. Interpellato, Barutta non ha finora voluto rilasciare commenti. Come alcun commento è giunto dagli altri diretti interessati ossia Otb-Diesel, Dhl e Als Triveneto.
Unica eccezione è quella della Filt-Cgil di Vicenza che sull’argomento è intervenuta con una nota del segretario vicentino Filippo Rossi: «Rientra nella piena libertà d’impresa, quella stessa impresa che in questi ultimi anni ha rivoluzionato completamente il proprio modello organizzativo, decidere di iniziare questa nuova fase organizzativa senza lo strascico di eventuali pendenze aperte. Non possiamo infatti dimenticare, è stato questo oggetto di scontro per lunghi mesi, le molte risorse messe dal gruppo Otb, in aggiunta alla retribuzione, per venire incontro alle richieste delle organizzazioni sindacali».
Lo scontro è così duro che lo scorso 5 novembre una trentina tra sindacalisti e dipendenti interessati dalla trattativa ha manifestato il proprio «sdegno» sotto la sede della Cgil vicentina.
Sette lavoratrici
Usb sostiene che quella avallata dalle altre organizzazioni dei lavoratori è una pratica «illegale e illecita, una estorsione». Nonostante questo però sette iscritte dello stesso sindacato «con coraggio hanno deciso di resistere e di avviare un contenzioso fermo restando che per quanto accaduto – rimarca D’Angelo – la nostra organizzazione si è già rivolta alla prefettura e abbiamo intenzione di informare pure la procura della Repubblica».
L’Usb ha anche citato il colosso Dhl davanti al giudice del lavoro. Il 9 novembre al tribunale di Vicenza si è tenuta la seconda udienza preliminare del processo accompagnata da una nuova protesta, proprio sotto il palazzo di giustizia, contro Cisl, Cgil e Uil, contro la Dhl, contro Otb, contro Confindustria e contro la regione Veneto.
Anche la direzione vicentina dell’Ispettorato nazionale del lavoro si sta muovendo. Intanto il sindacato di base si riserva di chiamare a rispondere in solido anche Otb-Diesel nella sua veste di committente primario, «visto che in caso di inadempienza del subappaltatore o dell’appaltatore dovrebbe essere il committente ultimo a farsi carico di tutto». E se la società guidata da Renzo Rosso al momento è rimasta fuori dal contenzioso legale, il gruppo è comunque stato accusato negli anni di non aver vigilato sulla filiera logistica.
Proprio ieri il direttivo regionale dell’Usb ha organizzato un picchetto di protesta davanti al quartiere generale di Diesel a Marostica. Tra le richieste c’è quella che Otb assuma direttamente i 280 lavoratori.
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