La famiglia Ruffino ha comprato in Borsa la quota di maggioranza della società in grave crisi. Ma nei conti del 2023 è riuscita a non svalutare la propria partecipazione
Il bilancio è in rosso profondo con debite e perdite che si accumulano da anni. A fine febbraio, una sentenza del tribunale ha azzerato il consiglio di amministrazione dopo aver accertato “gravi irregolarità” nella gestione di un’azienda che non ha più dipendenti ma solo tre collaboratori.
Viste le premesse, non è facile essere ottimisti sul futuro di Visibilia Editore, appesa alle valutazioni di un commissario nominato dai giudici. Nel frattempo, anche la Borsa ha sospeso a tempo indeterminato le azioni della società fondata e a lungo gestita da Daniela Santanché, che rischia di finire a processo per le acrobazie contabili che secondo la procura di Milano hanno evitato il crack di un gruppo decotto da anni. La ministra si difende e ha addirittura accolto con soddisfazione il commissariamento dell’azienda, perché così, ha detto, “si potrà chiarire tutto”.
A quanto sembra, però, Santanchè non è l’unica a scommettere sul salvataggio di Visibilia. A farle compagnia c’è la famiglia Ruffino, che l’anno scorso tramite la controllata Sif Italia è diventata azionista di riferimento della società editoriale da tempo in grave crisi. Difficile spiegare, altrimenti, la scelta di Mirko Ruffino e degli amministratori, che hanno deciso di non svalutare la partecipazione in Visibilia.
Questo è quanto si legge nel bilancio di Sif Italia, appena pubblicato. In pratica, il pacchetto di titoli, è stato iscritto nei conti al prezzo medio d’acquisto, cioè poco più di 20 centesimi per azione, in totale 823 mila euro per il 51 per cento circa del capitale. Come dire che la società ora commissariata dovrebbe valere almeno 1,6 milioni.
Tutto regolare, secondo i revisori di bilancio, che nella loro relazione allegata ai conti 2023 di Sif inseriscono il capitolo Visibilia in un apposito “richiamo d’informativa” senza nessun rilievo specifico.
I rilievi della Consob
Il 2023 è stato un anno complicato per Sif Italia, che ha perso più della metà del suo valore di Borsa. L’utile consolidato, che aveva sfiorato i 2 milioni nel 2022, l’anno scorso è sceso fino a 209 mila euro.
La scalata alla società da cui si era da poco sfilata la ministra Santanchè, ha portato solo guai al gruppo della famiglia Ruffino, nato e cresciuto, fino alla quotazione in Borsa, grazie al business delle amministrazioni di condomini.
Luca Ruffino, un imprenditore ben conosciuto negli ambienti della destra milanese, a cominciare dalla famiglia La Russa, era spuntato a sorpresa tra i soci di Visibilia nell’autunno 2022 per poi incrementare la partecipazione fino a raggiungere la maggioranza del capitale. Sulle modalità della scalata aveva a suo tempo indagato anche la Consob, che nell’agosto dell’anno scorso ha imposto a Sif di correggere quanto comunicato al mercato in precedenza. Poche settimane prima, Luca Ruffino era morto suicida e il figlio Mirko, che ne ha preso il posto, ha deciso di abbandonare al suo destino Visibilia. Quindi, come si legge in un comunicato di un paio di mesi fa, Sif intende “dismettere integralmente la sua partecipazione” senza impegnare ulteriori risorse finanziarie.
Rimane da smaltire, però, la pesante eredità del passato, perché non sarà facile trovare un acquirente per le azioni di una società che resta legata alle disavventure di Daniela Santanchè, che tramite Visibilia concessionaria ha debiti milionari verso Visibilia editore. Il paracadute aperto nell’ultimo bilancio evita per ora guai peggiori. Per il futuro si vedrà.
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