A pochi giorni dall’apertura dei mercatini, sono stati distrutti alcuni degli accampamenti dove si rifugiavano senzatetto e migranti. Intanto però le temperature scendono sotto allo zero e non ci sono abbastanza posti per accogliere tutti quelli che avrebbero bisogno di un letto
Nel giro di pochi giorni ci sono state quattro retate della polizia per sgomberare le tende che erano accampate a Bolzano, in varie zone della città: è successo a pochi giorni da una trasmissione di Rete4 che descriveva il degrado. In realtà, come ha specificato anche il sindaco Renzo Caramaschi – esponente del centrosinistra –, le retate erano già state previste da almeno una settimana prima della curiosità mediatica nazionale.
Ma il tema vero è piuttosto un altro e sta facendo discutere la politica cittadina e provinciale: il fatto che quelle persone che sono state tolte dagli accampamenti non hanno un altro posto dove andare. Il tema degli alloggi per i bisognosi è sentitissimo, perché per accogliere quelle stesse persone si è calcolato che servirebbero circa 200 posti. Quelli a disposizione sono in realtà solo 116, almeno al momento, e solo grazie a un intervento straordinario che ha messo a disposizione altri 20 posti, dopo le proteste.
Intanto l’inverno sta arrivando e in questa zona del nord Italia di notte le temperature scendono già sotto allo zero. In pieno centro, nelle ricchissime vie dei portici e nella centrale piazza Walther, ci si prepara al Natale. I mercatini, che sono stati inaugurati giovedì sera, sono fra i più affascinanti d’Italia e riescono a dare alla città un’atmosfera che sembra proiettarla al di fuori del tempo.
Soprattutto, in questi giorni Bolzano si sta riempiendo di turisti, che cercano la dimensione più romantica del Natale. È proprio questo che dà alla vicenda un contorno paradossale, neanche fosse stata immaginata da Charles Dickens: da un lato alcuni sventurati non sanno dove andare, e per proteggersi dal freddo si devono accontentare delle coperte che saranno fornite loro. A pochi metri di distanza, fra le bancarelle che vendono Brätzel e prodotti artigianali, nei negozi del centro torna a essere protagonista il consumismo vestito da tradizione.
Il problema
La vicenda ha ovviamente anche una sua prospettiva elettorale. A Bolzano si vota a maggio e Caramaschi non potrà ricandidarsi, per effetto di una legge, appena approvata dal consiglio regionale, che impedisce il terzo mandato ai sindaci delle città sopra ai 15mila abitanti. Bolzano di abitanti ne sfiora i 110mila e Caramaschi di mandati ne ha già fatti due; chiuderà dunque la sua esperienza da sindaco poco dopo aver compiuto i 79 anni (è coetaneo di Donald Trump). A livello provinciale si è invece votato un anno fa, con una decisa virata verso destra. I temi dell’accoglienza e della sicurezza sono stati al centro di quella campagna elettorale e rischiano di esserlo di nuovo ora, in vista delle comunali.
Sulla pelle di migranti, senzatetto e bisognosi c’è dunque un rimpallo di responsabilità che contrappone l’amministrazione cittadina e quella provinciale. Proprio alla provincia spettano i lavori di ristrutturazione dell’ex complesso Indpdap, dove un tempo aveva sede l’istituto previdenziale dei dipendenti pubblici. Lì dovrebbero essere realizzati un centinaio di posti letto, che permetterebbero di superare la soglia dei 200 previsti da un “piano accoglienza” provinciale, che ha stimato così le esigenze per dare un letto a tutti i senzatetto.
Ma i lavori sono in ritardo e ora si prevede che saranno conclusi solo a fine anno, o persino più tardi, nei primi mesi del 2025. Nel frattempo le liste d’attesa si allungano. A fronte di questo, esiste in realtà un’offerta più ampia di posti che sono attivi tutto l’anno: ma il problema è che in inverno la richiesta aumenta all’improvviso, come è ovvio che sia, viste le temperature. E quest’anno l’arrivo dell’inverno è stato anticipato dal passaggio delle videocamere di Mediaset – che hanno denunciato, con toni enfatici, il degrado di Bolzano – e poi dalle retate della polizia.
Gli sgomberi
L’ultimo provvedimento è dunque dello scorso 15 novembre, quando è stato sgomberato l’accampamento di senzatetto nella zona di ponte Resia, dove ci sono i piloni dell’autostrada, allo svincolo che porta verso Merano. Le ruspe hanno portato via materassi, tende, coperte e scarpe, borsoni, bottiglie e vestiti, ammassando a bordo dei rimorchi i resti di una vita già vissuta nel degrado.
Altri sgomberi c’erano già stati in varie zone della città: nei pressi del ponte Palermo o del termovalorizzatore. Nel giro di poche settimane, la città è stata dunque “ripulita”, per nascondere alla vista ciò che non si vuole vedere. Senza però risolvere la questione delle liste d’attesa per ottenere un posto letto. Come ha sintetizzato, in un titolo, il quotidiano online Salto.bz: “Nuovi sgomberi, vecchi problemi”.
A denunciare la situazione è intervenuta Bozen solidale, un’associazione fatta di volontari che in città vorrebbero un’accoglienza diametralmente opposta: «Le persone sgomberate lavorano e ogni notte la passano al gelo in luoghi invisibilizzati, fuori dalla vista dei soliti sciacalli sempre pronti allo scatto per un minuto di notorietà», hanno scritto. «Centinaia di persone dormono all’addiaccio per colpa di istituzioni che non hanno mai messo in piedi un programma abitativo decente, l’hanno sempre chiamata emergenza cavalcandola politicamente».
A fronte delle polemiche, il Consiglio comunale di Bolzano ha finalmente posto un limite, la scorsa settimana: la giunta ha preso l’impegno a evitare ulteriori sgomberi, almeno fino a quando non ci saranno più posti letto a disposizione.
«Sradicarli»
Ma un altro paradosso della vicenda è che in realtà l’amministrazione comunale al governo della città, appunto di centrosinistra, in realtà sta ricevendo attacchi da destra perché gli sgomberi sarebbero stati insufficienti, o quantomeno tardivi. Il capogruppo della Lega, Roberto Selle, ha spiegato ai giornali locali che in quegli accampamenti vivono persone che non «hanno i requisiti per stare nella nostra città». «Se in questi accampamenti ci sono persone con documenti e un lavoro, devono essere aiutate e devono essere inserite nella società. In caso contrario è giusto sradicarli per far sì che non si radichino sul territorio».
Appena due anni fa a Bolzano, un ragazzo egiziano di 20 anni, durante la notte dell’Immacolata, è morto di freddo: aveva passato la notte in un giaciglio di fortuna nei pressi della stazione ferroviaria della zona industriale. È probabile che non volesse “radicarsi sul territorio”, ma soltanto immaginare una vita migliore nel nord Europa.
© Riproduzione riservata