Il Consiglio d’istituto ha deliberato di nuovo all’unanimità la chiusura per il 10 aprile, ultimo giorno di Ramadan, nonostante le polemiche che hanno investito la scuola. Il messaggio di solidarietà del presidente
«Ho ricevuto e letto con attenzione la sua lettera e, nel ringraziarla, desidero dirle che l'ho molto apprezzata, così come – al di là del singolo episodio, in realtà di modesto rilievo – apprezzo il lavoro che il corpo docente e gli organi di istituto svolgono nell'adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo». Con queste parole il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha risposto a una lettera di Maria Rendani, vicepreside dell'Iqbal Masih che nei giorni scorsi l'aveva invitato a visitare l'istituto di Pioltello al centro della bufera mediatica per la scelta di chiudere per la fine del Ramadan. «Venga a sostenerci perché ci sentiamo soli», aveva scritto Rendani quando la scuola veniva bersagliata dalle critiche».
La vicenda ha suscitato un ampio dibattito. A maggio 2023 il consiglio d’istituto della scuola di Pioltello (Milano) decide di cominciare un giorno prima le lezioni a settembre per recuperare un giorno il 10 aprile, l’ultimo di Ramadan. E lunedì 25 marzo il Consiglio d’istituto ha votato in maniera univoca per confermare la chiusura.
Tra i primi a sollevare il caso era stato il 17 marzo Matteo Salvini che ha condannato la decisione: «Mentre qualcuno vuole rimuovere i simboli cattolici, come i crocifissi nelle aule, per paura di “offendere”, in provincia di Milano una preside (il dirigente dell’Iqbal Masih di Pioltello è Alessandro Fanfoni, ndr) decide di chiudere la scuola per la fine del Ramadan. Una scelta inaccettabile, contro i valori, l'identità e le tradizioni del nostro Paese».
Il ministro leghista Valditara ha annunciato: «Ho chiesto agli uffici competenti di verificare le motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga». Gli ispettori del ministero hanno riscontrato «talune irregolarità» e l’Ufficio scolastico regionale ha invitato il dirigente a «valutare la disapplicazione della delibera e la possibilità dell’annullamento in autotutela».
I docenti della scuola hanno scritto una lettera aperta per denunciare di sentirsi senza protezione «dall'ondata di odio generata su stampa e social anche da parte di esponenti politici». «La scelta della scuola - scrivono - nasce dall'analisi del contesto in cui è inserita, in periferia di Milano, con un'utenza multiculturale con predominanza araba e pakistana». «Riteniamo che fare lezione con metà degli alunni in classe non sia fare lezione e che sia necessario sospendere le attività didattiche nel giorno in cui quasi metà della scuola è assente».
Anche la Cei e l’arcivescovo di Milano hanno benedetto la scelta della scuola. Don Fabio Landi, responsabile della Pastorale scolastica della Diocesi milanese, in un’intervista al Giorno si dice stupito «dal gran cancan sollevato da una vicenda che credo non solo assolutamente normale, ma addirittura auspicabile» e che la soluzione di Pioltello «è un ottimo esempio davanti a una realtà complessa, se usciamo dalla logica di conquista e ci mettiamo in quella dell’incontro».
Ma la destra non abbassa il tiro, Riccardo De Corato di FdI ha annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara per sapere cosa intenda fare adesso. Nella visita ispettiva del 18 marzo sono state trovate alcune irregolarità nella delibera sul calendario scolastico, ovvero il fatto che erano previsti «quattro giorni di sospensione delle lezioni a fronte del massimo di tre giorni» che potevano essere decisi dalla scuola, che la delibera della Regione non preveda la possibilità di anticipare l'inizio delle lezioni per compensare in un altro giorno, che era stata la scelta della scuola di Pioltello.
Così nell’ultima delibera la scuola ha rinunciato a due dei giorni di vacanza previsti (lunedì 29 e martedì 30 aprile) confermando invece la chiusura del 10 e di venerdì 26 aprile, giorno dopo la festa della Liberazione. Date scelte considerando l'alto tasso di assenze nei due giorni «che compromette l'efficace svolgimento delle attività didattiche ed educative programmate, anche in coerenza con le scelte educative».
Per il presidente della Lombardia Attilio Fontana chiudere per la fine del Ramadan resta una scelta «assolutamente fuori luogo».
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