Dopo i nostri articoli e le denunce delle vittime, i magistrati di Parigi e Berna aprono tre procedimenti penali. Sotto inchiesta c’è la Alp Services, agenzia di investigazioni private dell’italo-svizzero Mario Brero. Tra le accuse quella di spionaggio a favore di uno stato straniero, gli Emirati Arabi Uniti guidati da Mohamed bin Zayed
Le attività della Alp Services sono finite sotto il faro dei magistrati di Francia e Svizzera. La procura di Parigi e la procura federale svizzera hanno infatti aperto delle inchieste sulla società di investigazioni private fondata dall'italo-svizzero Mario Brero.
Nei due paesi sono attualmente in corso tre procedimenti penali nei confronti dell'agenzia basata a Ginevra, sospettata di aver condotto operazioni illegali in Europa per conto di Abu Dhabi, uno dei sette Emirati Arabi Uniti.
Tra i reati contestati ci sono quelli di spionaggio a favore di uno stato straniero, furto e riciclaggio di denaro. I procedimenti penali si basano su notizie che abbiamo rivelato a luglio del 2023 con l'inchiesta Abu Dhabi Secrets. Realizzata da Domani insieme ai media di Eic, è un'indagine giornalistica basata sull'analisi di migliaia di documenti della Alp Services, ottenuti da Mediapart e condivisi con le testate del consorzio internazionale.
Con il nostro lavoro abbiamo rivelato che, tra il 2017 e il 2020, i servizi segreti di Abu Dhabi hanno commissionato alla Alp un'operazione mirata a danneggiare i Fratelli Musulmani, organizzazione che gli Emirati Arabi Uniti considerano terroristica.
Il metodo usato dalla società svizzera prevedeva quattro fasi. Schedare i soggetti. Riuscire a fare pubblicare articoli negativi su di loro. Usare questi articoli per modificare le pagine di wikipedia.
Fare in modo che queste informazioni venissero inserite nei database usati dalle banche per valutare i propri clienti. Così che, oltre al danno di reputazione, fosse garantito anche quello finanziario. Per tutta questa operazione, la Alp ha incassato dagli Emirati almeno 5,7 milioni di euro.
Nei rapporti consegnati dall'agenzia svizzera ai servizi segreti emiratini, sono stati elencati come parte del network dei Fratelli Musulmani oltre 1000 cittadini europei che, ha scritto Alp, formerebbero «una rete continentale di tipo mafioso». Tra loro ci sono personaggi che con l'organizzazione islamica non hanno nulla a che fare.
In Italia sono stati inseriti anche il giornalista Gad Lerner e il vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada. In Francia lo stesso destino è toccato tra gli altri a Rokhaya Diallo, giornalista, autrice e regista.
Le due indagini in Francia
Secondo le informazioni raccolte da Afp, Mediapart e Rts (Radiotelevisione svizzera), i pubblici ministeri francesi e svizzeri stanno conducendo nel complesso tre indagini nei confronti della Alp Services.
Come rivelato da Afp, il fascicolo aperto nell'autunno del 2023 dalla Procura di Parigi è scaturito proprio dalla denuncia di Diallo, che ha accusato Alp di aver raccolto e divulgato illecitamente suoi dati personali.
Associarla falsamente ai Fratelli Musulmani - sostiene il suo avvocato, Vincent Brengarth - le ha causato "un notevole danno di reputazione”. Anche un giornalista di Mediapart è stato vittima della schedatura dell'azienda svizzera. Per questo il reporter, insieme alla testata, ha presentato una denuncia ai magistrati parigini il 15 gennaio scorso.
In questo contesto, Mediapart ha anche fornito alla Procura un documento interno di Alp, in cui sono elencati i nomi dei cittadini francesi trasmessi agli Emirati.
«In linea di principio siamo pronti a collaborare con il sistema giudiziario per contribuire alla verità e impedire che in qualunque Paese eventi del genere possano ripetersi», dice Carine Fouteau, presidente di Mediapart.
In Francia, il 30 ottobre scorso, è stata aperta anche un'altra inchiesta sul tema. A presentare la denuncia alla procura di Créteil è stata Sihem Souid, che da anni cura la comunicazione per conto del Qatar in Francia e Belgio. L'abitazione della donna sarebbe stata fotografata dagli investigatori della Alp, che l'hanno poi inserita nella lista della presunta rete dei Fratelli Musulmani in Europa. Per il caso di Souid, ha detto la Procura di Créteil, i reati ipotizzati sono quelli di «violazione di domicilio», «furto» e «violazione di corrispondenza».
Il fascicolo svizzero
Il 5 dicembre del 2023, la Procura federale svizzera ha riunito in un'unica indagine diverse procedimenti aperti in seguito alla pubblicazione di Abu Dhabi Secrets. Secondo un atto giudiziario ottenuto da Rts, i magistrati elvetici accusano Alp, Brero e la sua socia Muriel Cavin di aver commesso sei reati tra i quali lo spionaggio a favore di uno Stato estero.
L'indagine è iniziata in seguito a tre denunce, una delle quali è stata presentata da Zakia Khattabi, attuale ministra dell'Ambiente del Belgio, indicata nei report di Alp come parte della rete dei Fratelli Musulmani.
Un'altra querela porta la firma del teologo svizzero Tariq Ramadan. Il professore, che insegna all'università di Oxford, non ci ha voluto raccontare quali sono nello specifico le contestazioni che rivolge ad Alp. Non è invece chiaro chi abbia presentato la terza denuncia.
Di sicuro, alle tre accuse si è aggiunta anche quella del ministero degli esteri della Confederazione elvetica, che contesta all'azienda di Brero di aver violato un'altra legge, quella che impone alle società di investigazioni private di dichiarare se lavorano per uno stato estero.
Nell'atto giudiziario ottenuto da Rts c'è poi traccia di un'altra ipotesi di reato contestata dalla procura federale svizzera: il riciclaggio di denaro. Contattati tramite i loro legali, Brero e Cavin non hanno voluto rilasciare commenti.
A questi procedimenti aperti da Francia e Svizzera si aggiungono, come abbiamo già raccontato in dettaglio a fine marzo, le richieste di risarcimento danni presentate negli Stati Uniti. A gennaio Hazim Nada, uno degli obiettivi principali dell'operazione, ha citato in causa presso il tribunale di Washington gli Emirati, il presidente Mohamed bin Zayed, la compagnia petrolifera nazionale Adnoc, Alp e il suo collaboratore Lorenzo Vidino, chiedendo quasi 2,8 miliardi di dollari.
Nel marzo scorso il politologo austriaco Farid Hafez ha invece avviato una causa da oltre 10 milioni di dollari.
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