«In Italia gli abusi nella Chiesa cattolica sono un'emergenza nazionale e non si fa nulla: non escludo che alcuni pedofili si facciano preti proprio per poter avvicinare i bambini». Pietro Forno, già procuratore aggiunto di Milano, lo aveva già dichiarato più di dieci anni fa, suscitando l'ira dell'allora ministro della Giustizia Angelino Alfano, e lo ha ribadito durante il convegno di Italy Church Too su “Abusi del clero su minori, donne e persone in condizione di vulnerabilità”, che si è svolto a Milano il 3 novembre.
Alfano all'epoca, nel 2011, voleva chiedere addirittura un procedimento disciplinare per Forno, che aveva osato alzare il velo sull'omertà tutta italiana che circonda i “peccati” ecclesiastici contro i minori. «La Chiesa ha alle spalle duemila anni di coperture ed è immersa in una cultura che in Italia, al di là dei proclami, non si cura di donne e bambini», ha aggiunto il magistrato, ideatore alla fine degli anni '80 del pool “Soggetti deboli” della Procura di Milano, una squadra di magistrati e agenti specializzata nel campo degli abusi, degli stupri e della violenza sui minori. In questo clima culturale, l'abuso di potere dei preti, radice di ogni altro tipo di violenza, continua a prosperare.
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Poco è cambiato in questi anni anche secondo Dante Ghezzi, membro del Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia: «la Chiesa non tutela le vittime – ha detto lo psicologo – ultimamente assistiamo a un'inversione di tendenza ma è lenta, lacunosa e impacciata». «Le autorità ecclesiastiche pensano di risolvere il problema chiedendo al sacerdote pedofilo di pregare e redimersi – ha poi aggiunto Ghezzi – ma l'abuso si può fermare in un modo solo, con la denuncia». In caso contrario la violenza è destinata a ripetersi perché chi la agisce, ha spiegato lo psicologo, «è un soggetto dipendente dalla propria perversione».
Le testimonianze
Alcuni sopravvissuti e familiari di vittime di abuso presenti in sala hanno voluto dare la propria testimonianza denunciando le inadempienze della Chiesa, che non ha ascoltato la loro sofferenza ma, al contrario, ha cercato di proteggere i sacerdoti responsabili trasferendoli in altre parrocchie o evitando di consegnarli alla giustizia civile. Antonio Messina, vittima di don Giuseppe Rugolo, ha descritto l'ambiente omertoso della diocesi di Enna, in cui in tanti sapevano ma hanno taciuto, e la madre e lo zio di Alessandro Battaglia hanno ricordato che l'abusatore, don Mauro Galli, all'epoca dei fatti venne coperto da monsignor Mario Delpini, oggi arcivescovo di Milano.
«I vescovi che insabbiano gli abusi compiono di fatto un reato di favoreggiamento», ha sottolineato Ghezzi. Anche un malinteso senso del perdono, invocato dal clero per i responsabili delle violenze, rappresenta una pietra d'inciampo nel perseguimento della verità, con conseguenze tragiche per i minori: «a una dodicenne che in confessione gli raccontava di essere stata violentata dal padre, il parroco raccomandò di perdonare – racconta Forno – un perdono che è costato alla ragazza altri cinque anni di abusi».
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Il Vaticano
Nel frattempo, in attesa del primo report sull'attività svolta nel 2020 e 2021 dai Servizi diocesani per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, promessa per il 18 novembre dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, qualche novità è arrivata dal Vaticano. Papa Francesco ha infatti nominato dieci nuovi membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, che ora risulta composta da venti esperti. Questa Commissione, il cui presidente è nominato direttamente dal papa, grazie alla nuova Costituzione Apostolica sulla Curia Romana Praedicate Evangelium, è stata collocata all'interno del Dicastero per la Dottrina della Fede ed è incaricata di collaborare con le conferenze episcopali, le diocesi e gli ordini religiosi in vista della prevenzione e della segnalazione degli abusi.
La Cei e la Commissione, insomma, dovrebbero lavorare a stretto contatto sul tema, in modo da creare una rete globale di Centri per l’accoglienza, l’ascolto e la guarigione delle vittime. Dove? In particolare nei paesi in via di sviluppo, dove la Cei ha destinato a questo scopo uno stanziamento di fondi provenienti dall'otto per mille per i prossimi tre anni, come sottolinea sull'Osservatore Romano padre Andrew Small, segretario pro tempore della Pontificia Commissione.
Lo sguardo della Chiesa continua quindi a essere orientato verso il sud del mondo, ben lontano dall'Italia, dove la questione degli abusi continua ad essere volutamente sottovalutata.
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