Un accordo segreto, mai reso pubblico, lega l’associazione neofascista Acca Larenzia e la “Fondazione Alleanza Nazionale”, vera cassaforte di FdI dove è custodito il patrimonio immobiliare (e culturale) della destra post missina e della quale fanno parte i big del partito.

Domani ha infatti scoperto che la storica sede di Acca Larentia è stata acquistata un anno fa dall’omonima associazione estremista, “Acca Larenzia”. È il luogo tra i più simbolici del fu Msi, dove ogni anno va in scena la liturgia del “presente” col saluto romano dedicato ai camerati caduti durante gli anni di piombo.

Il rogito di acquisto, ottenuto da questo giornale, è stato firmato il 6 luglio 2023 e rivela anche da dove arrivano i soldi per pagare i quasi 70mila euro all’Inail, proprietaria dell’immobile da 50 metri quadrati (inserito nel piano di dismissione dell’ente) venerato da post missini e neofascisti di mezza Europa.

Nel documento è scritto che 30mila euro arrivano da una elargizione liberale fatta dalla fondazione Alleanza Nazionale decisa davanti a un altro notaio il 19 maggio 2023. Nel cda della fondazione siedono Arianna Meloni e Fabio Rampelli, per citare solo due dei pezzi da novanta espressione del partito.

Nonostante la donazione però unico proprietario della sede risulta l’associazione Acca Larenzia, con sede nella medesima via. Nell’atto, al punto XIX, si specifica solo che il diritto di prelazione è a favore dei post missini nel caso in cui l’organizzazione un giorno decida di vendere le mura con la possibilità di detrarre dal futuro acquisto «l’importo di 30mila euro», ossia la somma (pare) regalata ai neofascisti.

In quanto «liberalità», la somma versata all’associazione Acca Larenzia dovrebbe essere indicata nel bilancio 2023 della fondazione. Tuttavia né nel rendiconto né nelle relazioni sulla gestione di quell’anno c’è traccia di questa contributo. Abbiamo chiesto anche questo ai responsabili della fondazione An, senza ricevere alcuna risposta. Possibile che la somma sia stata accorpata ad altre voci del bilancio, per esempio nel calderone degli oneri diversi di gestione? Per ora resta un mistero.

L’associazione che ha beneficiato dei soldi della fondazione “governativa” è un covo di nomi noti del neofascismo romano. Sulla pagine Facebook celebrano un combattente delle hitleriane Waffen SS, le vittime del terrorismo, ma anche ex terroristi neri: da Giorgio Vale a Pierluigi Concutelli, il killer del giudice Vittorio Occorsio che nel post sulla pagina Acca Larenzia è chiamato il «comandante» e riverito con il «presente».

Nerissima “Acca Larenzia”

Il presidente dell’associazione che ha ottenuto i soldi dalla cassaforte di FdI si chiama Giovanni Feola. È il referente italiano del Fronte Europeo per la Siria, l’organizzazione usata dai neofascisti di Casapound per curare i rapporti con il regime di Bashar al- Assad e alla quale aderiscono le sigle dell’estrema destra più nera d’Europa.

Feola si è recato l’ultima volta dal presidente siriano nel maggio 2023, insieme al capo di Casapound, Gianluca Iannone ed altri della rete dei neofascisti che occupano il palazzo di via Napoleone III nel centro di Roma.

«L’agenda degli incontri ha portato i nostri esponenti a colloquio con le istituzioni politiche della Repubblica Araba di Siria, raccogliendo parole di apprezzamento e ringraziamento per le nostre attività», aveva commentato Iannone il 29 maggio dello scorso anno. Una data importante: dieci giorni prima l’associazione Acca Larenzia con Feola presidente aveva incassato i 30mila euro dalla fondazione.

In passato in gita in Siria, con più o meno la stessa comitiva, è andato anche Andrea Bonazza, ex consigliere comunale di Casapound a Bolzano: in molti lo ricordano perché durante un consiglio comunale si presentò indossando la felpa nazista delle Waffen SS.

L’associazione Acca Larenzia, che ha beneficiato del denaro della fondazione An, conta, oltra al presidente Feola, due soci. Il primo è Mirko Giannotta, figlio di Carlo, l’ex Msi custode della sede di Acca Larentia, morto nel 2019 e nel 2012 accusato di aver ferito l’ex Nar (la formazione eversiva dei nuclei armati rivoluzionari) Francesco Bianco. Mirko Giannotta, vicino all’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno, finì nello scandalo della parentopoli che segnò quella stagione. Per Giannotta il 29 luglio scorso è stata allestita la camera ardente nella sede di Acca Larentia. Durante i funerali, riportano le cronache, fu onorato con il tradizionale presente e il saluto fascista, così come ogni 7 gennaio avviene ad Acca Larentia per ricordare i tre militanti del Movimento sociale italiano uccisi nel 1978.

L’altro socio, assieme a Giannotta, è un volto noto della destra istituzionale: Domenico Gramazio, cinghia di trasmissione tra Fratelli d’Italia, il mondo degli ex An e i gruppi più radicali come Casapound nonché in passato citato negli atti dell’indagine su Massimo Carminati, l’ex Nar con il quale era in rapporti. Il figlio di Gramazio, Luca, nella stessa inchiesta è stato condannato in via definitiva.

I camerati

Gramazio è convinto sostenitore del governo di Meloni, e soprattutto è di casa nella fondazione Alleanza nazionale così generosa con l’associazione presieduta dal neofascista Feola. Pure Giannotta è stato un assiduo frequentatore delle manifestazioni estive di Fratelli d’Italia.

Al di là però delle frequentazioni politiche, dell’appartenenza partitica, la questione più spinosa per la premier e tutto il suo entourage riguarda i soldi dati ai neofascisti per comprare la sede dall’Inail. Perché questo legame finanziario conferma un fatto: i legami con quel passato neofascista non sono affatto stati recisi come ribadito più volte. Anche dopo l’inchiesta recente di Fanpage sui rigurgiti neonazisti dell’associazione giovanile di FdI.

Invece l’affare della sede indebolisce ancora una volta il tentativo di Meloni di presentarsi agli italiani e in Europa come la leader conservatrice libera dalle ombre nere.

Per la cronaca, nella sede comprata grazie ai soldi della fondazione c’è una targa dedicata ai militanti uccisi nel ‘78 ( firmata «I camerati») mentre all’interno campeggia un ritratto di Benito Mussolini.

Le altre puntate della nostra inchiesta

© Riproduzione riservata