- A Pontida la vera novità di quest’anno è la cifra sborsata dal partito di Matteo Salvini per utilizzare il prato della tradizionale manifestazione. Certamente un fatto curioso, perché i terreni sono di proprietà della Pontida Fin, la società finanziaria e immobiliare di proprietà della Lega Nord per l’indipendenza della Padania.
- Dai documenti ottenuti da Domani risulta che la Lega Salvini premier ha versato 250 mila euro alla società della Lega Nord per l’uso del prato di Pontida e che poi Pontida Fin ha usato parte di queste entrate per pagare lavori di manutenzione nella storica sede di via Bellerio a Milano a un imprenditore al centro dei recenti scandali sui fondi leghisti.
- Uffici di via Bellerio sempre di proprietà di Pontida Fin e affittati a Lega Salvini premier. Un altro passaggio di denaro tra Lega e Lega, destinato poi a costituire la provvista per saldare i debiti con il fornitore coinvolto nelle indagini sui soldi pubblici distratti dai due commercialisti del partito e con loro condannato in primo grado. Ecco i documenti inediti
A Pontida la vera novità di quest’anno non è tanto la coincidenza temporale con il voto, che avverrà una settimana dopo il raduno annuale della Lega. È piuttosto la cifra sborsata dal partito di Matteo Salvini per utilizzare il prato della tradizionale manifestazione.
Un fatto curioso, perché i terreni sono di proprietà della Pontida Fin, cioè la società finanziaria e immobiliare di proprietà della Lega nord per l’indipendenza della Padania, il vecchio partito che esiste ancora come entità giuridica anche dopo la nascita del movimento salviniano.
Dai documenti esclusivi ottenuti da Domani, infatti, risulta che la Lega Salvini premier abbia versato 250mila euro alla società controllata dalla Lega nord per l’uso del prato di Pontida, e che poi Pontida Fin ha usato parte di queste entrate per pagare lavori di manutenzione nella storica sede di via Bellerio a Milano. Lavori assegnati a un imprenditore al centro dei recenti scandali sui fondi leghisti.
Ma anche gli uffici di via Bellerio sono ancora di proprietà di Pontida Fin e affittati a Lega Salvini premier. Un altro passaggio di denaro tra Lega e Lega, dunque, destinato poi a costituire la provvista per saldare i debiti con il fornitore coinvolto nelle indagini sui soldi pubblici distratti dai due commercialisti del partito e con loro condannato in primo grado.
Denaro sospetto
Per capire il giro che compie il denaro versato dalla Lega di Salvini a Pontida Fin è necessario partire da una data, quella del 15 luglio 2022.
Il giorno, cioè, del primo bonifico disposto dalla società nei confronti di Francesco Barachetti, titolare di una piccola srl in provincia di Bergamo, diventato il più importante fornitore delle due leghe da quando i suoi amici e compaesani commercialisti, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, hanno preso in mano la gestione delle finanze leghiste su richiesta del tesoriere, Giulio Centemero, tra i più fedeli collaboratori di Salvini.
Di Rubba, Manzoni e Barachetti sono stati condannati di recente in primo grado per aver distratto denaro pubblico della regione Lombardia, veicolato poi sui conti di società a loro riconducibili. I due commercialisti, peraltro, dal 2014 in poi, fin dall’inizio della segreteria Salvini, hanno acquisito sempre più potere all’interno del movimento, fino a diventare nel 2018 revisori contabili dei gruppi parlamentari. Fino al loro arresto. Barachetti a partire dal 2016 ha iniziato a fatturare alla Lega nord e Pontida Fin, che in poco tempo hanno sborsato oltre due milioni di euro per pagare i servizi dell’imprenditore bergamasco.
Ora si scopre che anche dopo l’inchiesta e la condanna di Barachetti i pagamenti sono proseguiti. Esiste infatti, da quanto risulta a Domani, una scrittura privata tra Barachetti e Pontida Fin in cui c’è scritto che l’impresa vanta un credito di 399mila euro. Perciò le due parti hanno stabilito un piano di rientro in 14 rate. La prima di 28mila euro è stata saldata il 15 luglio.
Ecco: due giorni prima sui conti della società immobiliare del partito erano stati accreditati 250mila euro da Lega Salvini premier. La causale recita: «Caparra confirmatoria atto 30.06.2022…». Si tratta della cifra pagata dal partito di Salvini per usare il prossimo 18 settembre il prato sacro di Pontida. Utilizzata poi per onorare il debito con l’imprenditore condannato, che già negli anni precedenti aveva incassato tra il 2016 e il 2019 sia da Pontida Fin che dal partito cifre considerevoli (quasi 2 milioni) sempre per lavori di «manutenzione» e «ristrutturazione».
Medesimo giro fa il denaro versato dalla Lega Salvini premier per l’affitto della storica sede di via Bellerio, anch’essa di proprietà di Pontida Fin, cioè Lega nord. Il canone annuale, che inizialmente era di 120mila euro l’anno, è poi triplicato sulla base di una seconda scrittura privata.
Anomalie finanziarie che hanno attirato l’attenzione degli istituti di credito coinvolti nei bonifici, e che hanno segnalato come sospette queste operazioni all’autorità antiriciclaggio di Banca d’Italia.
Il passaggio più critico riguarda il cambio di canone, triplicato con una modifica alla prima scrittura privata firmata dal tesoriere Centemero e l’allora rappresentante della società, l’amico commercialista Di Rubba: «Il canone annuo di locazione era stato concordato in 120mila euro per la durata di sei anni, dal 2018 al 2024. A integrazione, era stata rilevata altresì una scrittura privata, stipulata tra le parti in data 01.01.2019 e registrata in data 16.05.2019, in cui si conveniva che il canone annuo di locazione era aumentato a 320.000 euro», si legge nel documento dell’antiriclaggio.
A cosa è dovuto il notevole aumento? Lo avremmo voluto chiedere al tesoriere Centemero, candidato alle prossime elezioni nonostante la condanna in primo grado per finanziamento illecito, un processo e un’indagine ancora in corso. Il futuro parlamentare non ha però risposto alle nostre chiamate.
Secondo i detective finanziari la Lega ha utilizzato «erogazioni liberali disposte direttamente da privati cittadini o per il tramite del ministero dell’Economia e delle finanze a titolo di “acconto2xmille 2021”». Questi fondi nella disponibilità di Pontida Fin venivano poi in parte trasferiti alla ditta di Barachetti «per il pagamento di fatture connesse a spese di ristrutturazione dell’immobile dove è ubicata la sede storica del citato partito politico». Si tratta di altri bonifici, precedenti all’accordo siglato nel 2022 tra Pontida fin e l’imprenditore condannato.
Il gioco delle due leghe
Perché mai la Lega dovrebbe pagare la Lega per usufruire di un bene di sua proprietà? «L’intenzione è far sembrare i due partiti l’uno slegato dall’altro», dice un’autorevole fonte interna. Difficile però considerarle due entità distinte: il tesoriere è lo stesso in entrambi i movimenti, il commissario della Lega nord è stato scelto da Salvini in persona, la sede è identica.
Lega Salvini premier è il movimento nato nel 2017 per volere del leader. È il partito sovranista, nazionale, che si è espanso al sud e ha collezionato tra il 2018 e il 2019 trionfi elettorali mai visti neppure all’epoca di Umberto Bossi. Lega Salvini premier è stata costituita nell’anno in cui i giudici di Genova hanno condannato il partito a restituire i 49 milioni di rimborsi elettorali ottenuti con la truffa architettata dal tesoriere dell’epoca, Francesco Belsito.
Il 4 settembre 2017 la Cassazione ha stabilito che la Lega avrebbe dovuto restituire i 49 milioni allo stato. E autorizzava i magistrati a congelare i soldi ovunque li avessero trovati nella galassia del partito del nord. Il 10 ottobre successivo dal notaio i capi del Carroccio hanno costituito la nuova “Lega Salvini premier”. Quel giorno i vertici del partito, tra cui Salvini, Giancarlo Giorgetti, Centemero, Roberto Calderoli, hanno deciso che il domicilio sarebbe stato nell’anonimo studio di Michele Scillieri, un commercialista legato ai contabili Di Rubba e Manzoni, coinvolto pure lui nell’inchiesta sulla distrazione dei fondi pubblici della regione Lombardia.
La creazione del nuovo partito è secondo i magistrati di Milano sospetta, in questa manovra ammantata da svolta politica si potrebbe celare una strategia finanziaria per aggirare il sequestro. Una prima conferma all’ipotesi della magistratura arriva con il “pentimento” di Scillieri. «Di Rubba e Manzoni erano assolutamente convinti che il destino del nuovo partito andava radicalmente separato dal vecchio, in modo da evitare qualsiasi sorpresa negativa che poteva anche riguardare la vecchia Lega; mi riferisco in particolare al sequestro ottenuto dalla procura di Genova», è la versione del professionista.
Scillieri poi aveva aggiunto: «Ricordo che Manzoni, mentre era dal notaio assieme a Centemero, mi chiese se potesse domiciliare presso la mia sede la nuova entità politica, perché non fosse direttamente riconducibile ictu oculi alla Lega nord». I magistrati avevano ritenuto monca la versione di Scillieri: «Appare improbabile che si riuniscano dal notaio persone di vertice della politica e delle istituzioni italiane, senza sapere se vi fosse previo consenso alla domiciliazione della Lega per Salvini premier».
L’ex complice dei commercialisti del partito però ribadisce: «Non ricordo interlocuzioni previe. Speravo semplicemente di fare un favore che mi avrebbe ulteriormente attirato altri favori».
I pm insistono: «Le ricordo che dal notaio il 10 ottobre del 2017 c‘è Salvini Matteo, Giorgetti Giancarlo, Calderoli Roberto, Fontana Lorenzo, Centemero Giulio. È difficile pensare che uno smuova il gotha della politica italiana e lombarda, in attesa di una risposta dal dottor Scillieri.
Può essere che lei abbia ricevuto questa chiamata, ma è difficile che l’abbia ricevuta il 10 ottobre del 2017». Su questo, traspare dai verbali letti da Domani, sembrerebbe che gli investigatori stiano ancora indagando, per capire la catena gerarchica che ha dato l’ordine o ha avallato la mossa della domiciliazione in chiave anti sequestro. E questi ultimi giri di soldi da Lega a Lega potrebbero confluire in un filone già aperto. Costola investigativa di un’indagine con molti rivoli, tra questi il più noto ha già portato al processo e alle condanne in primo grado dei commercialisti bergamaschi messi da Salvini e Centemero a guardia delle casse padane e sovraniste.
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