La versione ufficiale di Arcuri è quella di un “rapporto amicale millantato” con il mediatore Mario Benotti, ma l’indagine della procura di Roma parla di «rapporto personale» che ha permesso il grande affare
- Domenico Arcuri sarà ascoltato nelle prossime settimane dalla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulle mascherine che è arrivata a un punto di svolta con l'arresto di uno dei mediatori e l'interdizione di altri quattro soggetti.
- Arcuri sarà sentito come indagato o come testimone, la posizione giuridica cambierà in base alla decisione del giudice che potrà accogliere o respingere la richiesta di archiviazione.
- «Le attività investigative hanno stabilito, come riassunto nel decreto che dispone il sequestro, che il dottor Benotti ha millantato una relazione amicale e personale con il dottor Arcuri in modo occulto e al fine di ottenere indebite utilità», fa sapere l’ufficio stampa di Arcuri, ma non l’amicizia non è millantata.
Il commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri sarà ascoltato nelle prossime settimane dalla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulle mascherine che è arrivata a un punto di svolta con l'arresto di uno dei mediatori e l'interdizione di altri quattro soggetti coinvolti.
Arcuri, attualmente, è ancora indagato per corruzione, ma per lui la procura ha chiesto l’archiviazione, nulla di penalmente rilevante è emerso a suo carico, secondo i pm.
Arcuri sarà sentito, questa è l’intenzione dei magistrati, come indagato o come testimone, la posizione giuridica cambierà in base alla decisione del giudice che potrà accogliere o respingere la richiesta di archiviazione, ma anche accogliere la richiesta dei difensori dell’indagato Benotti di incidente probatorio.
Cosa dice l’ordinanza
Nell'ordinanza firmata dal giudice Paolo Andrea Taviano a carico di cinque persone si parla di un «sistema illecito finalizzato alla percezione e successivo occultamento di proventi illeciti derivanti dalla corresponsione di (…) provvigioni inerenti la stipula di contratti di fornitura di mascherine senza ricorso a procedure ad evidenza pubblica».
Ai domiciliari è finito uno dei mediatori, Andres Solis, mentre Mario Benotti, in rapporti con Arcuri, è stato interdetto, non può temporaneamente esercitare attività di impresa. Le indagini riguardano gli affidamenti, per un valore complessivo di 1,25 miliardi di euro, effettuati dal commissario straordinario a favore di 3 consorzi cinesi per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine. Arcuri non parla, ma gli avvocati sì presentando querele.
«Gli imprenditori Mario Benotti e Andrea Vincenzo Tommasi vengono indicati come 'due intermediari di Arcuri' nonché conoscenze personali del medesimo. Le affermazioni sono entrambe false». Questo è un passaggio dell'atto di mediazione per la causa civile mossa dai legali di Domenico Arcuri contro Nicola Porro e la trasmissione Quarta Repubblica.
La conoscenza personale, invece, c'è, emerge nell'inchiesta che ha portato anche alla misura cautelare nei confronti di Benotti. «Quella frase è attribuibile al nostro studio legale, non al commissario Arcuri che non ha mai parlato del caso», precisano dallo studio legale Volo che difende il commissario.
Anche l'ufficio stampa di Arcuri, però, ha precisato sul punto: «Le attività investigative hanno stabilito, come riassunto nel decreto che dispone il sequestro, che il dottor Benotti ha millantato una relazione amicale e personale con il dottor Arcuri in modo occulto e al fine di ottenere indebite utilità».
Nelle carte non c'è alcun riferimento a una relazione amicale millantata, ma si fa più volte riferimento al rapporto personale tra i due, confermato anche dagli sms cordiali, intimi che i due si sono inviati e che sono stati letti da Mario Benotti a Quarta repubblica.
«Rapporto personale» tra Benotti e Arcuri
Quello che chiaramente emerge è che l'assenza di trasparenza, negli affidamenti e nelle gare, più volte promessa da Arcuri, ha favorito, insieme alle logiche emergenziali che tagliano fuori anche la corte dei Conti dai controlli, le scorribande dei protagonisti di questo «sistema illecito».
Il giudice scrive che «Benotti, sfruttando il rapporto personale con il commissario Domenico Arcuri (...), avrebbe svolto un ruolo di tramite per proporre al governo e per esso al commissario Arcuri, la possibilità di acquistare i dispositivi di protezione (…) acquisto che sarebbe potuto avvenire direttamente senza ricorso a procedure ad evidenza pubblica, approfittando degli ampi poteri conferiti all'organo commissariale».
Tra il 2 gennaio e il 5 maggio 2020 ci sono stati 1282 contatti (sms e telefonate) tra Mario Benotti, successivamente indagato per traffico di influenze con l’aggravante transnazionale, e Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza.
Vengono riportate le telefonate tra Benotti e Mauro Bonaretti, membro della struttura commissariale, nel quale Benotti afferma di essere stato lui a organizzare per conto del governo l'acquisto delle mascherine.
Il giudice scrive, partendo dalle telefonate intercettate: «Appare evidente che il Benotti abbiamo svolto in modo occulto un'attività di mediazione nei confronti dell'organo commissariale, approfittando del rapporto personale con il commissario Arcuri al fine di indirizzare quest'ultimo ad un canale di approvvigionamento di cui Benotti è sodale occulto».
Il mistero della fuga di notizie
C'è anche un capitolo che riguarda le fughe di notizie che hanno contribuito a ostacolare l'indagine. Nell'ordinanza si menzionano alcune intercettazioni relative all'interruzione dei rapporti tra Arcuri e Benotti e che questo «potrebbe essere il sintomo che Arcuri avrebbe avuto notizia in forma riservata su qualcosa 'che ci sta per arrivare addosso', chiaro riferimento alla possibilità di indagini giudiziarie inerenti le forniture di mascherine mediate dal Benotti».
Proprio Benotti, sempre a Quarta Repubblica, ha raccontato di un incontro a maggio con il commissario Arcuri e con Bonaretti «Arrivano sotto il mio ufficio a Prati. E mi dice che c'era una difficoltà, che a palazzo Chigi lo avevano informato che c'era un'indagine su questa situazione, forse dei servizi [....] da palazzo Chigi si possono avere soltanto indagini da servizi (...) mi pregò di interrompere qualunque comunicazione con lui, cosa che io ho fatto».
Circostanza e incontro negati da ambienti vicini al commissario.
La ricerca di un nuovo canale
Nell'inchiesta della procura di Roma, coordinata dal procuratore Paolo Ielo, con i pubblici ministeri Fabrizio Tucci, Gennaro Varone, e condotta dalla guardia di Finanza, dopo il sequestro di beni per 70 milioni di euro, sono state emesse, dal giudice, cinque misure cautelari.
Ai domiciliari è finito Andres Solis: «è emerso che l'indagato dopo aver ampiamente lucrato illecitamente per i contratti di fornitura delle mascherine attraverso la società Guernica amministrata formalmente dalla figlia, non pago di quanto sino a allora ottenuto, intende continuare a far proporre ulteriori affari al governo italiano». Solis, insomma, potrebbe reiterare il reato avendo allacciato, dopo quello con Benotti, un rapporto con Michele Casciani, non coinvolto nell'indagine, «affinché contatti Arcuri per proporgli ulteriori affari». Solis dice a Casciani: «Tu sei bravo per arrivare a Arcuri...Arcuri conosce il gruppo nostro...Arcuri a occhi chiusi ti compra….poiché noi abbiamo dato credito per 400 milioni all’Italia che nessuno, nessuno lo ha e hanno pagato tutto».
Tra le aziende cinesi che forniscono mascherine e il commissario, insomma, si frappongono alcune società che hanno effettuato un’attività di intermediazione, illecita secondo la procura, perché non contrattualizzata con la struttura commissariale: Sunsky srl di Milano, Partecipazioni spa, Microproducts, Guernica di Roma. Intermediazioni che hanno generato guadagni per decine di milioni di euro a diversi soggetti, tra questi due imprenditori, Mario Benotti e Andrea Vincenzo Tommasi, entrambi indagati per traffico di influenze illecite e interdetti all'attività di impresa. Benotti è un giornalista in aspettativa, ex direttore generale di Rai World, eccellenti entrature in Vaticano, per il giudice è «persona politicamente esposta, per essere stato già consulente alla presidenza del Consiglio».
La consulenza da 12 milioni
Secondo l’accusa, l’imprenditore Tommasi – patron della Sunsky srl - ha fatto ottenere a Benotti una consulenza da 12 milioni di euro, grazie ai rapporti che quest’ultimo aveva con Arcuri, di fatto soggetto passivo di reato, oggetto del traffico.
Inizialmente la procura indaga per corruzione, poi il reato viene derubricato in traffico di influenze, e dalle carte dell’inchiesta emerge il rapporto tra Benotti e Arcuri.
Ora si attende la decisione del giudice che dovrà accogliere o respingere la richiesta di archiviazione e a quel punto la procura potrà sentire Arcuri che, visto il silenzio davanti al paese e alla stampa, dovrà chiarire i suoi rapporti con Benotti davanti all'autorità giudiziaria.
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