Il “Nero” della Banda della Magliana ha incontrato, nel 2021, Fabio Pileri. Il partner di Verdini jr ha poi costituito una srl con il figlio del “Cecato”
In uno degli ultimi incontri era intento a parlare. Discuteva e scriveva, in un appunto si leggeva la sigla di un’azienda pubblica. Al centro di Roma, il boss della capitale, Massimo Carminati, incontra avvocati, amici, imprenditori e sodali; tra questi, come può rivelare Domani, anche Fabio Pileri, il socio di Tommaso Verdini, figlio dell’ex senatore Denis tornato in carcere in queste ore e destinatario di una visita da parte del genero e ministro, Matteo Salvini.
In un bar al centro di Roma, nel 2021, c’erano proprio Pileri, Massimo Carminati e il figlio Andrea. La presenza del “Cecato”, conosciuto anche come il “Nero”, legato alla Banda della Magliana e poi a capo del sistema corruttivo che ha messo sotto scacco il comune di Roma, non è passata inosservata.
Il boss di Roma
Carminati ha scontato la sua pena per il processo scaturito dall’indagine “Mondo di mezzo”, era il ras di appalti e nomine, insieme al sodale Salvatore Buzzi, ma è stato assolto dall’accusa più grave e temuta: la mafia. «Massimo? Massimo ne viene fuori anche questa volta, Carminati se la cava un’altra volta, che hanno scoperto quattro assessori? E questa è un’organizzazione?», diceva Antonio Mancini, affiliato alla Banda della Magliana e poi pentito, subito dopo la retata di ormai dieci anni fa. Aveva ragione lui.
Così Carminati è tornato. Vive a Roma nord, la sua zona, e in centro si muove accompagnato, «quel giorno gli guardavano le spalle e si preoccupavano che nessuno si avvicinasse», racconta chi lo ha osservato insieme con il figlio e Fabio Pileri, il socio di Verdini junior. Proprio il figlio del cecato è stato socio di Pileri.
Lui, il Nero della Banda della Magliana, non ha azioni, partecipazioni, ma il figlio sì, e tra le sue iniziative c’è un’avventura imprenditoriale condivisa proprio con Pileri.
La Pica
Domani aveva già svelato questo rapporto societario che gira attorno alla Pica, le iniziali di Pileri e Carminati junior. L’azienda è stata costituita il 26 gennaio 2022 con un capitale sociale di 100 euro, ed è stata liquidata il 19 ottobre 2022, a pochi giorni dal giuramento del governo Meloni.
Il figlio di Carminati, estraneo all’indagine e incensurato, un mese prima di aprire la Pica, aveva costituito, sempre dallo stesso notaio, un’altra società di consulenza: la 10 A&C. In questo caso il capitale sociale era di 100 euro, sede ai Parioli.
La 10 A&C, che risultava ancora attiva a gennaio scorso, nell’ultimo bilancio ha ricavi per quasi 55mila euro e un utile di quasi 7mila. Le conferme del rapporto tra il figlio del boss e Pileri sono arrivate anche dalla lettura delle carte dell’indagine sui Verdini.
Il 27 maggio 2022, il socio dei Verdini e della Inver, la scatola magica della presunta cricca per fare affari con gli appalti Anas, contatta il conoscente Pasquale Ciccone, un professionista estraneo all’indagine. Durante la conversazione Pileri riferisce che andrà a cena al Toscano con Andrea Carminati. Si tratta proprio del figlio di Massimo, nelle informative, allegate agli atti dell’indagine, non spunta solo la cena al ristorante, ma anche una telefonata intercettata dai finanzieri tra Pileri e Carminati.
Oltre alla società, oltre alle telefonate, ora emerge anche l’incontro di Pileri con il socio e il padre, il Nero della Banda della Magliana. «Non posso parlare al telefono perché sono indagato, ma per quanto mi riguarda io non l’ho mai incontrato», dice Tommaso Verdini mentre i cellulari di Pileri risultano spenti.
L’incontro è avvenuto nel 2021, l’anno nel quale i finanzieri intensificavano le indagini per ricostruire la trama di affari e possibili illeciti che ruotava attorno agli appalti Anas. Alla chiacchierata tra amici in un bar del centro hanno partecipato Massimo Carminati, il figlio Andrea e proprio Pileri.
Torniamo all’inchiesta della procura di Roma. L’indagine della magistratura ha visto il coinvolgimento di imprenditori, funzionari Anas, oltre ai Verdini e Pileri, nelle informative sono ricostruite anche le tre cene che hanno inguaiato l’ex senatore e leader di Ala riportandolo nuovamente in carcere.
Salvini corre in carcere
L’ex coordinatore di Forza Italia stava scontando a villa di Pian dei Giullari la condanna definitiva a 6 anni per il crac del Credito cooperativo fiorentino, ma proprio le sue “fughe” romane, con tanto di cene alla presenza di imprenditori, politici e affaristi, hanno portato all’aggravamento della misura visto che i pm lo hanno indagato per evasione dai domiciliari.
Verdini senior è stato accompagnato nel carcere di Sollicciano, a Firenze, ma a poche ore dal suo arrivo ha trovato subito il conforto dei familiari, più precisamente dei congiunti.
Il genero, ministro, vice premier, Matteo Salvini, si è precipitato a Sollicciano per fare visita al padre della sua compagna Francesca Verdini.
Il leghista, che come parlamentare e ministro può accedere al carcere, ha visitato il penitenziario e poi ha incontrato, nella sala colloqui, Verdini, dopo essere stato autorizzato dalla direttrice del carcere fiorentino Antonella Tuoni.
L’ex senatore di Ala, a cui sono stati revocati i domiciliari per averli evasi, si trova in quello che è chiamato il percorso di accoglienza per chi entra in carcere. Dovrà essere poi deciso come e dove collocarlo.
© Riproduzione riservata