L’imprenditrice veneta Ranzato ha macinato appalti nel suo settore. E ha pensato di investire nell’editoria tentando l’acquisto di Sassate del “nero” Guido Paglia
«Diamo fastidio a chi ha monopolizzato per anni il settore». Stefania Ranzato era stata netta nel giudizio, quando ci aveva accolto nell’ufficio romano del suo avvocato. Aveva insistito per incontrarci dopo aver saputo che Domani stava lavorando a un’inchiesta giornalistica sulla cybersicurezza e sull’ascesa della Deas Spa, il gioiellino di Ranzato che in pochissimi anni è cresciuta a velocità supersonica. Come è abitudine del nostro giornale, chiediamo sempre ai protagonisti delle nostre storie di replicare a dubbi, sospetti, fatti emersi dai documenti.
Lei ci ha anticipato, chiedendo un confronto prima che noi chiedessimo chiarimenti su alcune questioni al centro della nostra indagine a puntate. Abbiamo, naturalmente, accettato. E che fosse molto determinata lo abbiamo capito fin dai primi minuti. La socia unica e amministratrice di Deas aveva esordito così: «Siamo seri e preparati. Insomma, siamo fighissimi, dovreste scrivere questo di noi».
Ranzato guida un piccolo impero da 20 milioni di fatturato. In tre anni è arrivata in cima al comparto sicurezza e intelligence. «Tosi (ragazzi in dialetto veneto, ndr), il mio problema è che non frequento i salotti romani, sono un’outsider, donna. E per giunta di provincia, dove torno appena posso per rilassarmi con le mie amiche», durante l’incontro si è raccontata come una underdog alla Giorgia Meloni, regina non nella politica ma nella cybersicurezza. Una scalata fulminante.
Sono trascorsi tre mesi abbondanti dalla pubblicazione dell’inchiesta di Domani su Deas, all’epoca non era immaginabili che gli elementi svelati potessero diventare il fulcro di una verifica giudiziaria della procura di Roma. Dai verbali pubblicati (leggi articolo a fianco) emerge l’intreccio con il sistema degli appalti Sogei e il tentativo di proporre Deas a diversi acquirenti per far generare a Ranzato una super plusvalenza.
C’è un passaggio cruciale nell’interrogatorio di Paolino Iorio di Sogei, da cui in qualche modo si sviluppa un nuovo filone su Deas-Ranzato: «Credo che Cristiano Cannarsa (ad di Sogei legatissimo a Ranzato, ndr) stesse dando una mano a Deas facendogli aumentare il fatturato grazie ai contratti con Sogei per farla acquisire da Maticmind di Saladino o da altri». In pratica: più Deas ingrassava i bilanci, maggiore appeal avrebbe esercitato su possibili compratori e dunque più altro il prezzo al quale sarebbe stata venduta.
La questione Maticmind è rilevante per una serie di motivi. Fondata da Carmine Saladino, è un colosso della sicurezza informatica. Saladino è l’imprenditore che vanta un rapporto d’amicizia solido con il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Il co-fondatore di Fratelli d’Italia è stato persino inquilino per qualche mese nella casa dell’imprenditore. La Deas ha estimatori anche nell’intelligence, su tutti il vice direttore del Dis, Giuseppe Del Deo, che a sua volta gode di ottimi rapporti sia con Saladino che con Crosetto.
L’ambizione editoriale
L’exploit di Deas, un milione di capitale sociale, è frutto anche degli appalti ottenuti dal ministero della Difesa, molti dei quali assegnati dalla direzione Teledife.
Il successo per Ranzato inizia in concomitanza dell’entrata nel club che conta, nell’associazione confindustriale del settore difesa e armamenti, Aiad, di cui Crosetto è stato presidente fino al giuramento da ministro. «Conosco Crosetto come conosco tutto il cda dell’Aiad», aveva spiegato Ranzato a Domani. Sui rapporti con Ranzato e ad altre domande inviate da questo giornale, Crosetto aveva preferito ricorrere al “no comment”. Eventuali interlocuzioni del ministro con l’imprenditrice si limitano a questioni di lavoro, avevano assicurato dalla Difesa. Nulla di più.
Il procedimento avviato dai magistrati della capitale su Deas preoccupa non poco quel mondo della politica che bazzica il settore della cybersicurezza, tra i più strategici per il Paese. Vale svariati miliardi (inclusi i 700 milioni del Pnrr). Gli affidamenti delle commesse sono spesso diretti: soprattutto quando si tratta di servizi segreti e ambito militare, per via della segretezza necessaria prevale il rapporto fiduciario con la azienda.
Al di là del capitolo giudiziario, ciò che conta è l’abilità con cui Ranzato ha scalato il settore. È nell’ultimo bilancio che il fatturato raggiunge i 20 milioni, mentre l’utile sale a 8 milioni, quasi quadruplicato rispetto a tre anni fa. Non male considerando il fatto che l’azienda precedente di Ranzato, la Cyber Intuition, era in rosso di quasi 400mila euro in due anni.
Dopo i successi nel mondo cyber, l’imprenditrice veneta ha spostato l’attenzione sull’editoria. Erano stati avviati contatti con il blog Sassate, fondato dall'ex esponente dell’estrema destra Guido Paglia, oggi interprete del pensiero di Crosetto. Per ammissione di Paglia ci sono state delle interlocuzioni, interrotte di fronte alla quantificazione del valore di Sassate.
Così Ranzato ha messo in stand-by le ambizioni editoriali. Il tentativo conferma la sua marcia vertiginosa. Ed è questo, secondo l’imprenditrice, il motivo dell’astio dei vecchi padroni della cyber nei suoi confronti: «Hanno scatenato una guerra perché vogliono colpirmi. C’è tanta cattiveria». Solo denaro e cattiveria, insomma.
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