«Qui abbiamo una sezione giovanile». È il 27 dicembre quando Gianni Alemanno, oggi a capo del Movimento Indipendenza, ci accoglie a Roma, in viale Angelico, dove c'è una sede del suo movimento. Quella che ci rilascia diventa l'ultima intervista prima di finire in carcere nella notte di Capodanno per aver violato gli obblighi disposti dai magistrati capitolini nell’ambito del processo su “Mondo di Mezzo” dove erano imputati, tra gli altri, l’ex Nar Massimo Carminati e il ras delle cooperative romane Salvatore Buzzi.

L’ex sindaco di Roma accetta così di rispondere alle nostre domande sul suo ruolo all'interno della fondazione An dove ricopre l'incarico di consigliere nonostante la condanna a 22 mesi per traffico d'influenze insieme allo stato maggiore di Fratelli d'Italia: Arianna Meloni, Fabio Rampelli, ma anche Maurizio Gasparri, ora in Forza Italia, con il quale militava in Alleanza Nazionale.

Il legame con Colosimo

Alemanno non si sottrae alle domande e spiega le ragioni che hanno spinto la fondazione a contribuire all'acquisto della sede di Acca Larentia con un bonifico di 30 mila euro, come raccontato in esclusiva dal nostro quotidiano. Nell’intervista Alemanno critica in particolare la «segretezza» della decisione che ha legato l'associazione neofascista Acca Larenzia e la fondazione An, cassaforte di Fdi dove è custodito il patrimonio immobiliare (e culturale) della destra post missina. Ed è all’arrivo di Domani che ci accoglie insieme a Nicola Colosimo.

«Ecco il nostro candidato sindaco a Roma, questa città merita molto di più – dice l’ex primo cittadino – Abbiamo lanciato la sua candidatura per rompere il meccanismo del centrodestra di scegliere candidati all’ultimo momento in modo casuale o familistico». Quando poi gli chiediamo se si tratta del figlio dell'avvocato Paolo Colosimo, condannato a quattro anni e sei mesi e intercettato mentre era al telefono con esponenti della 'ndrangheta, Alemanno è lapidario: «Una condanna ingiusta».

Paolo Colosimo è lo zio di Chiara, attuale presidente della commissione parlamentare antimafia. «I rapporti familiari prescindono da tutto il resto, è mia cugina, ma le nostre strade politiche sono profondamente distanti», ribatte Nicola Colosimo.
Nelle carte che hanno portato nel carcere di Rebibbia Alemanno ci sono proprio i rapporti con i Colosimo e con l'ex avvocato pregiudicato.

Sono gli incontri con Paolo, del resto, a rappresentare una «violazione delle prescrizioni per quanto attiene al divieto di frequentare soggetti pregiudicati», si legge negli atti giudiziari. Ma non finisce qui. A giustificare il recente arresto di Alemanno e la revoca della messa in prova ai servizi sociali sono anche «26 spostamenti effettuati dall’ex sindaco nel 2024 quasi sempre fuori dalla regione Lazio» in barba all’obbligo di rincasare entro le 22 e non uscire prime delle 7.

Le carte dell’arresto

«Del tutto sprezzante rispetto all’esecuzione della condanna in misura alternativa e della sua condizione di affidato, palesando evidente irresponsabilità, Alemanno è arrivato a produrre documentazione falsa a sostegno di richieste di autorizzazioni in deroga alle prescrizioni, documentando in maniera mendace impegni lavorativi risultati in realtà insussistenti.

Documentazione di cui non solo era esattamente a conoscenza della falsità ideologica, ma addirittura realizzata su sua richiesta da persone a lui vicine, resesi disponibili ad attestare incarichi di consulenza e o attività lavorativa mendaci», è scritto nell’ordinanza del tribunale di sorveglianza che ha disposto il carcere.

False giustificazioni, pertanto, per assentarsi dallo svolgimento dei lavori socialmente utili, che l’ex sindaco avrebbe dovuto svolgere nella comunità per madri maltrattate di suor Paola D’Auria. Tutte violazioni emerse nell’ambito di un’altra indagine per riciclaggio a carico di Alemanno e condotta dalla procura di Roma col nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. Un profilo, quello tracciato dai magistrati, che parla di un uomo «incurante dell’importanza della misura alternativa», ma anche dalla «condotta arrogante, sprezzante, espressione di una personalità callida, pervicace e priva di scrupoli».

È aprile scorso quando, per esempio, Alemanno si reca a Cosenza presentando un «invito della Nigro costruzioni ceramiche srl unitamente a una specifica lettera di incarico dell’Rdc srl», società riconducibile a Riccardo Romani, uomo di fiducia di Massimiliano e Samuele Piccolo, arrestati nel 2022 per truffa aggravata, appropriazione indebita e frode in pubbliche forniture. «Alemanno - si legge nelle carte - risulta aver emesso a favore della Rdc srl fatture da 44.200 euro, oltre iva pari a 9.724 euro, per prestazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti».

Di fatto in quegli stessi giorni di aprile l’ex sindaco si trova nella città dei Bruzi non per un incarico professionale, ma anche per commemorare Benito Falvo, storico esponente e dirigente dell’Msi calabrese, insieme al figlio Fabrizio, coordinatore provinciale del movimento Indipendenza a cui Alemanno, in base a quanto emerge, avrebbe chiesto “aiuto” per ottenere vari permessi.

Falvo jr oggi commenta la vicenda in modo inequivocabile: «L’arresto nel giorno di Capodanno sembra un metodo per tacitare un politico comodo che parla di pace di indipendenza dell’Italia».

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