Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato una serie di inchieste che dimostrano che i legami e i rapporti tra il partito di governo di Giorgia Meloni e i neofascisti non sono solo di frequentazioni o passate militanze comuni: abbiamo scoperto, infatti, che ci sono legami finanziari. Tutto questo ha delle implicazioni molto forti sulla gestione da parte di Fratelli d’Italia dei rapporti con il mondo dei gruppi dell’estrema destra, che si rifanno ancora al neofascismo.

I motivi? Innanzitutto, perché la premier va in Europa presentandosi come una leader conservatrice, più thatcheriana che nostalgica del Duce. In alcune occasioni Meloni ha cercato, anche se timidamente, di prendere le distanze da quel mondo.

Eppure quello che abbiamo scoperto, cioè i soldi (30mila euro) con cui la Fondazione Alleanza Nazionale – cassaforte di Fratelli d’Italia dove è custodito il patrimonio immobiliare (e culturale) della destra post missina e della quale fanno parte i big del partito – ha finanziato l’associazione estremista “Acca Larenzia” nell’acquisto della sede di Acca Larentia, luogo tra i più simbolici del fu Msi dove ogni anno va in scena la liturgia del “presente” col saluto romano dedicato ai camerati caduti durante gli anni di piombo, dimostra che questo legame non riguarda solo le frequentazioni, che pure ci sono, ma è un legame economico e finanziario.

Ma non c’è solo il finanziamento all’associazione neofascista. L’immobile è stato acquistato a prezzo stracciato, 68.500 euro (molto basso per la media della stessa zona di Roma), perché all’asta bandita dall’Inal, proprietaria dell’immobile, si è presentata solo l’associazione Acca Larenzia. La stessa che occupava la sezione da anni senza pagare l’affitto, per un cavillo burocratico. E dopo l’acquisto gli arretrati non verranno pagati.

Ecco la nostra inchiesta a puntate

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