- Alessio D’Amato, assessore alla sanità della regione Lazio, è stato rinviato a giudizio per un presunto danno erariale da 275 mila euro. La sua onlus sull’Amazzonia avrebbe usato soldi pubblici per fare politica
- Nell'atto i giudici ipotizzano mala gestio, conflitto d'interessi, violazione del dovere di fedeltà, «spregio degli interessi pubblici di carattere generale» e «comportamenti illeciti».
- «Sono totalmente estraneo ai fatti contestati che risalgono ad oltre quindici anni fa. Sono assolutamente sereno ed ho piena fiducia nei giudici. Nelle controdeduzioni che i miei legali hanno depositato è ampiamente dimostrata la mia estraneità e confido che la mia posizione sarà definitivamente chiarita», dice a Domani l’assessore.
Con una gestione della campagna di vaccinazione brillante e una carriera in ascesa, l’assessore alla sanità Alessio D’Amato è pronto a succedere al presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti. Stimato e temuto (scrisse “Lady Asl: la casta della Sanità contro la giunta Storace) deve ora fare i conti con un processo contabile per un presunto danno erariale da 275mila euro.
I fatti risalgono al lontano periodo 2005-2006, biennio nel quale sono avvenuti gli stanziamenti dei soldi pubblici contestati. Il processo penale per truffa aggravata si è chiuso con la prescrizione del reato, ma Domani ha scoperto che i giudici della Corte dei Conti lo hanno appena rinviato a giudizio: la citazione è di qualche giorno fa, ed è stata firmata dal pubblico ministero contabile Barbara Pezzilli e dal procuratore generale Pio Silvestri.
Il danno erariale che D’Amato avrebbe provocato è relativo a finanziamenti pubblici erogati proprio dalla regione Lazio. In pratica avrebbe danneggiato l’ente del quale era al tempo consigliere e oggi assessore e plenipotenziario.Nell’atto si espicita una presunta mala gestio, conflitti d’interessi, «spregio degli interessi pubblici di carattere generale» e «comportamenti illeciti».
I soldi per l’Amazzonia
La vicenda gira attorno a due associazioni attraverso le quali si sarebbe realizzata la distrazione di fondi pubblici regionali, il tutto corroborato dalle verifiche della Guardia di finanza di ogni singola fattura. La prima associazione, della quale D’Amato è stato fondatore, vicepresidente e presidente onorario, si chiama “Fondazione Italia, Amazzonia Onlus”, destinataria di due distinti finanziamenti: uno da 70 mila euro e un altro da 205 mila, nell’ambito di un «programma pubblico di promozione di iniziative di carattere sociale, culturale e sportivo di peculiare interesse per la regione».
I soldi stanziati dovevano essere finalizzati alla realizzazione di un progetto per la ricerca e divulgazione delle culture della popolazione amazzoniche. E invece, secondo la ricostruzione dei finanzieri e la citazione in giudizio della procura della corte dei conti del Lazio, i fondi pubblici sono stati utilizzati per finanziare indebitamente «l’attività politica e di propaganda elettorale svolta dall’associazione Rosso Verde-Sinistra Europea, che nel periodo in esame ha espresso propri candidati alle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e alle comunali del 29-29 maggio 2006». In pratica i soldi pubblici stanziati per iniziative culturali sono serviti per alimentare e sostenere iniziative politiche.
“La radio che morde”
La procura contabile ha acquisito tutte le informative, le note e le relazioni della Guardia di finanza, alcune confluite anche nel procedimento penale, chiusosi nel 2016 con la prescrizione del reato.Prendiamo in esame, a titolo di esempio, solo alcune voci delle decine riportate nel decreto che cita in giudizio per il prossimo aprile l’assessore, l’associazione Amazzonia e tre collaboratori.irca 60 mila euro sarebbero stati erogati e richiesti «indebitamente a forfait, senza presentare alcuna documentazione giustificativa di tale significativo importo sulla base di autodichiarazione sottoscritta da Barbara Concutelli (anche lei raggiunta dall’atto di citazione, ndr). È risultato che le circostanze autodichiaranti fossero prive di riscontro e che costi per alberghi, viaggi, ristoranti e spese di produzione erano già stati rendicontati a valere sul procedente contributo regionale per le stesse finalità. Il beneficio di 60 mila euro (…) è stato illecitamente percepito».
Si parla dunque di canoni doppi, di manifesti elettorali, di convegni e affitto di sale d’albergo, caricati sull’associazione che difendeva l’Amazzonia, ma utilizzati per le iniziative propagandistiche. Anche il progetto di una radio web che doveva servire a trasmettere notizie sulle popolazioni amazzoniche, si legge nel rinvio a giudizio, «non risulta realizzato».
Le spese portate a rendiconto sarebbero state invece destinate «alla realizzazione della radio web dell’associazione Rosso Verde “La web radio che morde”», si legge nel decreto. In alcuni casi è emersa addirittura «l’alterazione del documento per espungere ogni riferimento nell’oggetto all’associazione Rosso Verde», alterazione emersa dal confronto tra la fattura presentata alla regione e quella detenuta dal fornitore del servizio.
La versione di D’Amato
L’assessore e gli altri coinvolti si sono difesi, senza chiedere di essere sentiti, presentando una memoria difensiva. «Sono totalmente estraneo ai fatti contestati che risalgono ad oltre quindici anni fa. Sono assolutamente sereno ed ho piena fiducia nei giudici. Nelle controdeduzioni che i miei legali hanno depositato è ampiamente dimostrata la mia estraneità e confido che la mia posizione sarà definitivamente chiarita», si limita a dire a Domani l’assessore D’Amato.
Secondo la procura contabile la documentazione prodotta dai presunti responsabili non è però idonea a superare le imputazioni di responsabilità e comunque «appaiono irrilevanti». Il prossimo 28 aprile 2022 è fissata la discussione del giudizio. La procura calcola il danno in 275 mila euro o una somma maggiore per la rivalutazione monetaria e gli interessi maturati.
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