- Samuele, 22 anni, è uno degli studenti che hanno manifestato a Torino per chiedere maggiore sicurezza sul lavoro e che, come molti altri, è finito coinvolto nelle cariche della polizia.
- La sua versione smentisce la ricostruzione della Questura e di numerosi giornali: a partire dal fantomatico furgone che gli studenti avrebbero usato per rompere il cordone della polizia.
- «Questo corteo non andava fatto», risponde quando gli chiediamo perché secondo lui gli studenti hanno ricevuto così tanta violenza.
«Stanotte non ho dormito, ero troppo scosso per le cose che ho visto ieri in piazza a Torino». Samuele, 22 anni, prossimo alla laurea, è uno dei ragazzi che ieri si erano ritrovati in Piazza Albarello per manifestare nel ricordo di Lorenzo Parelli e per chiedere maggiore sicurezza sul lavoro, e non solo relativamente all’alternanza con la scuola. Ha girato alcuni dei video delle cariche della polizia sugli studenti poi diventati virali e che smentiscono clamorosamente le dichiarazioni rilasciate dalla questura.
Il racconto di Samuele
«Ieri ero in piazza per manifestare in maniera pacifica, perché credevo nella ragione della manifestazione. Ero stato anche al “Friday for future”, conoscevo tanti ragazzi che erano lì come me perché credono che la sicurezza sul lavoro sia un tema fondamentale per tutti».
Cosa è successo ieri a Torino? Secondo la questura c’era un vostro furgone che provava a sfondare lo sbarramento.
Quelle che ho letto sui giornali sono narrazioni distorte, io ero lì e ho filmato tutto. Noi ci siamo ritrovati in piazza e da lì abbiamo provato a muoverci, ma dopo 5 metri già la polizia ci ha fermati. E ci ha iniziato a caricare da subito. Il nostro furgone aveva una cassa dentro con un microfono, serviva per parlare e mettere musica. Era un furgone parcheggiato, aperto dietro.
Doveva sfondare la linea dei poliziotti?
Ma figurati, questa versione è imbarazzante.
Dicono che avete lanciato uova e bottiglie .
Chiariamo anche questo passaggio. Dopo quattro cariche qualche ragazzo più agitato ha cercato qualcosa da lanciare contro i poliziotti, ma erano cose cercate lì sul momento. Perché mai avremmo dovuto sfidare con la violenza dei poliziotti armati? Sarebbe stata una pazzia.
È andata in maniera molto simile anche a Milano.
Allucinante che abbiano minacciato gli studenti di caricarli per un uovo e che poi lo abbiano fatto. Io questa violenza l’ho vista nel film “Acab” e alla Diaz.
A Torino la polizia con i no vax ha sempre avuto un atteggiamento mite invece.
Ecco e loro hanno messo a ferro e fuoco la città.
Ti sei spaventato ieri?
Sono rimasto scioccato e mi sento meglio nel poterne parlare con qualcuno oltre che con i miei genitori. Io come dicevo ho preso parte anche al “Friday for future”, sono un ragazzo che manifesta pacificamente.
Ho visto nei video che hai provato a dialogare con i poliziotti.
Ho chiesto a un poliziotto perché ci manganellassero e lui: «Ma quali manganellate!». Due secondi dopo si è messo a manganellare dei ragazzi. Ho chiesto al capo della celere «perché state picchiando degli studenti pacifici?». «Sto facendo il mio lavoro, manda tutto ai giornalisti!», mi ha risposto sarcastico. Al che ho continuato a registrare e mi hanno intimidito, cercavano di spostarmi, uno ha detto: «Riprendi pure, va bene, ma guarda che se poi ti trovi in mezzo…». Come a dire che avrei preso le botte anche se fossi stato un giornalista, per quello che ne sapeva lui.
Perché ieri hanno picchiato gente a caso, diciamolo.
Totalmente a caso. Eppure eravamo lì per ideali che dovevano essere condivisibili, dovrebbero essere di tutti, anche i loro: sul lavoro non si deve morire.
Tu hai fatto l’alternanza scuola lavoro?
Sì. Ho lavorato in un negozio di informatica. Nel mio caso non è stata un’esperienza negativa ma inutile, non ho imparato niente. Per altri ragazzi invece è stata molto negativa, leggevo dei commenti sul tema, ci sono ragazzi che la raccontano come un’esperienza traumatica. E comunque l’alternanza va pagata e resa un’esperienza sicura, Lorenzo purtroppo è morto, ma tanti altri ragazzi si sono fatti male.
Conoscevi dei ragazzi che sono stati picchiati ieri?
Certo. C’era un ragazza con cui mi sto frequentando, la sua amica ha preso delle botte in testa ed è svenuta. Ora è a casa dopo essere stata in ospedale, ha una gamba malandata e altri problemi fisici. Ha solo 18 anni.
E stava manifestando pacificamente.
Era un corteo propositivo, chiedevamo più sicurezza sul lavoro anche perché ci sono dei percorsi di studio in cui l’alternanza scuola/lavoro è necessaria, penso agli istituti professionali e chiediamo che si riceva un salario giusto. C’erano anche rider e lavoratori alla manifestazione, infatti.
Un poliziotto ha messo le mani al collo a un ragazzo.
Ero lì e poi ho parlato con quel ragazzo, tra l’altro aveva i segni sul collo, sai, un uomo di 100 chili ti stritola con una mano…Lui fa parte del comitato studentesco, ha più o meno la mia età.
C’erano anche tanti minorenni.
Sì, tanti quindicenni, molti poverini sono scappati impauriti subito durante le famose “cariche di alleggerimento”…
Nessuno ha aggredito i poliziotti.
I video raccontano che nessuno li ha attaccati, la loro non è stata una reazione… si vedono addirittura due ragazzi tramortiti per terra, uno viene letteralmente trascinato via dagli amici, tra l’altro lo conosco, un ragazzo davvero pacifico.
Perché secondo te hanno adottato questa violenza nei vostri confronti?
In questo paese una cosa fa molta paura: la cultura. E quindi anche gli studenti. Da sempre, nella storia, la cultura è in grado di sovvertire il sistema, per cui il discorso è semplice e terribile: questo corteo per loro non andava fatto.
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