Tra gli indagati quattro funzionari Anas e cinque tra manager e imprenditori (tra cui un imputato per il crollo del ponte Morandi). La guardia di finanza ha perquisito gli uffici di Roma e Milano della società che si occupa di infrastrutture stradali. Si ipotizzano mazzette per pilotare appalti da circa 400 milioni di euro
Sono cifre importanti quelle finite sotto la lente d’ingrandimento della procura di Milano. Tangenti di almeno 846 mila euro per appalti dal valore di 400 milioni. Una classica assegnazione pilotata di lavori, questa volta per la realizzazione o la manutenzione di strade in Lombardia e nel nord-est, in cambio di mazzette.
Per questo nella mattinata del 3 ottobre la guarda di finanza, a Roma e a Milano, ha perquisito le sedi Anas, la società che si occupa di infrastrutture stradali. La richiesta di documentazione ha riguardato anche la Struttura territoriale Lombardia, con sede nel capoluogo lombardo, e il Consorzio Stabile Sis di Torino.
I reati ipotizzati dai pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri e dall’aggiunto Tiziana Siciliano sono corruzione, turbativa d’asta, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio. Tra i nove indagati, oltre a tre società, quattro sono attualmente dirigenti Anas, mentre gli altri cinque sono manager o imprenditori, alcuni dei quali ex funzionari della società del gruppo Ferrovie dello Stato che avevano lasciato l’azienda per lavorare nel privato ma sempre nello stesso settore.
Due tangenti da 486 e 360 mila euro
Le indagini della procura ruotano attorno a quattro diversi appalti. Il più grande riguarda la realizzazione della variante della Tramezzina della S.S. 340 Regina, strada che si snoda lungo le rive del ramo occidentale del lago di Como.
Un lavoro da oltre 388 milioni di euro aggiudicato dal Consorzio Stabile Sis che, secondo gli inquirenti, avrebbe corrisposto grosse somme – 486 e 360mila euro – rispettivamente a Stefano Liani ed Eutimio Mucilli, entrambi alti dirigenti Anas indagati, senza che i due disponessero «di alcuna struttura d’impresa o personale ausiliario in grado di compiere attività così ampiamente remunerate», come si legge nel decreto di perquisizione della procura milanese.
Liani, tra il 2015 e il 2019, è stato il responsabile della “Direzione progettazione e realizzazione lavori” di Anas, «posizione apicale» dell’ufficio che segue tutte le fasi preparatorie di una gara d’appalto. Nello stesso periodo Mucilli (oggi responsabile della “Direzione investimenti e realizzazione”) lavorava nella direzione generale della società a capo dell’ufficio “Coordinamento nuove opere”, prendendo il posto del collega dopo il suo trasferimento.
Tutto questo rende plausibile, scrivono i pm, «l’ipotesi che le somme percepite fossero funzionali a garantire al Consorzio Sis la fedeltà e la benevolenza dei due alti dirigenti pubblici, nell’assegnazione ma anche nella successiva esecuzione del remunerativo appalto in questione». Per la stessa questione è indagato anche Luigi Liani, che avrebbe ricevuto 70mila euro dal fratello Stefano e che prima di lasciare Anas ha ricoperto «incarichi operativi nell’appalto in questione».
Tra gli indagati un imputato per il crollo del ponte Morandi
Tra gli indagati c’è anche Giovanni Proietti, uno degli imputati per il crollo del ponte Morandi di Genova, dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 2011 al 2019, nonché «collega di vecchia data» di Marco Liani (il terzo fratello della famiglia Liani finito sotto indagine, con Stefano e Luigi). Proietti è stato nominato Direttore dei lavori di un importante appalto dell’Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova Spa, riguardante due lotti dell’A4, aggiudicato dal Consorzio Stabile «riconducibile alla famiglia Liani».
La nomina è arrivata da Alberto Brentegani, «apicale della stazione appaltante come consigliere di amministrazione» della società autostradale del nord-est, ed è stata poi dirottata da Proietti sul figlio, «con conseguente beneficio – scrivono gli inquirenti – di un appartamento e di un’automobile pagati dalla società Nuove iniziative Spa, anch’essa appartenente al gruppo Liani». Secondo la procura Bregentani potrebbe «aver beneficiato di utilità di diversa natura garantitegli da Giovanni Proietti».
I nomi dei tre fratelli Liani tornano in tutte le quattro vicende finite sotto le lenti di procura e guardia di finanza. Come nel caso dei lavori di manutenzione di 33 chilometri della statale 469 “Sebina Occidentale” che costeggia il lago di Iseo. Qui a essere coinvolto, insieme a Marco Liani, è Vincenzo Giarratana, responsabile Geologia dell’Anas per il nord-ovest lombardo, Piemonte, Liguria e Val d’Aosta.
L’appalto vinto dalla società Preve Costruzioni Spa, di quasi 2 milioni e 400 mila euro, secondo i pm sarebbe stato nella sostanza subappaltato «in apparente assenza di formale autorizzazione» alla Nuove Iniziative Spa, «amministrata di fatto da Marco Liani».
L’ultima figura citata nelle carte dell’inchiesta è Mauro Ernesto Pelagalli, già imputato (e poi assolto) con Marco Liani e Giovanni Proietti in un procedimento, anche quello per corruzione e turbativa d’asta all’interno di Anas, tra il 2002 e il 2003. Abbandonata l’azienda tra il 2014 e il 2018, Pelegalli ci fa ritorno dopo l’assoluzione definitiva della Cassazione.
Dalle carte sembra emergere che «strumentalizzi il proprio munus publicum favorendo l’assegnazione e lo svolgimento di lavori pubblici alle aziende riconducibili a Marco e Luigi Liani». Il terzo fratello, come si è visto, è tutt’ora un alto dirigente Anas. Una perfetta commistione tra pubblico e privato che, secondo chi indaga, è diventata parte di un ingranaggio corruttivo.
Salvini: «Se qualcuno ha sbagliato paghi»
Interpellato dall’Ansa, sulla vicenda è intervenuto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: «Mi auguro che gli inquirenti facciano bene e in fretta il loro lavoro. E se c’è qualcuno che ha sbagliato paghi».
Gli episodi contestati, riferisce Salvini dopo aver sentito l’amministratore delegato di Anas, risalgono al 2020: «Facevo altro nella vita però a prescindere da quello se c’è qualcuno che ha fatto qualcosa di sbagliato ne deve pagare le conseguenze».
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