I satelliti hanno ripreso le immagini del cedimento di una calotta grande come la città di Roma e fino ad ora considerata non a rischio, mentre le temperature raggiungevano i 40 gradi oltre la media stagionale
Il surriscaldamento climatico mina il polo Sud. Una piattaforma di ghiaccio grande come la città di Roma nei giorni scorsi ha subito un collasso. I satelliti hanno catturato le immagini del suo cedimento. La piattaforma, nota come Conger, è una lastra di ghiaccio che galleggia sul mare. Come mostrano le foto satellitari, Conger si è disintegrata in pochi giorni, mentre l’area veniva investita da un’insolita ondata di temperature elevate. Secondo gli esperti, l’evento non dovrebbe comportare conseguenze significative, ma resta indicativo di ciò che potrebbe accadere in futuro.
La Conger Ice Shelf
La Conger Ice Shelf si trovava al largo della costa est dell’Antartide. Il suo collasso completo ha avuto luogo nei giorni scorsi, a cavallo tra la prima e la seconda metà di marzo. Aveva un area di circa 1.200 chilometri quadrati, più o meno grande come le città di Roma (1.287 chilometri quadrati), Los Angeles (1.290) o Rio de Janeiro (1.200). Grande, ma relativamente piccola se paragonata alle dimensioni del continente antartico, grande 14 milioni di chilometri quadrati, cioè come l’Europa e metà degli Stati Uniti messi insieme.
Le immagini satellitari raccolte dal National Ice Center degli Stati Uniti (Usnic), e diffuse da Catherine Colello Walker, ricercatrice in Scienze della terra e del pianeta per la Nasa, mostrano in timelapse che dal 14 al 23 marzo la lastra di ghiaccio si è via via ridotta, fino a frammentarsi completamente.
Le piattaforme di ghiaccio
Le piattaforme di ghiaccio svolgono un ruolo fondamentale per il contenimento del ghiaccio sul continente polare, poiché ne arginano la sua dissoluzione in mare. Se cedono, anche il ghiaccio continentale inizia a disperdersi nell’oceano, con un conseguente innalzamento del livello del mare.
Secondo l’esperta della Nasa, sebbene la piattaforma di ghiaccio Conger fosse relativamente piccola, siamo di fronte a «uno degli eventi di collasso più significativi avvenuti in Antartide dall'inizio degli anni 2000», quando un cedimento analogo aveva colpito un altra area ghiacciata, la Larsen B, posta però in una zona diametralmente opposta a quella di Conger, cioè sul lato occidentale della calotta.
L’evento «non avrà effetti enormi, molto probabilmente – ha detto la studiosa – ma è un segnale di ciò che potrebbe accadere in futuro».
L’Antartide orientale
Il problema del collasso di Conger sta nel fatto che l’Antartide orientale era ritenuto finora una zona climaticamente stabile.«Trattiamo ancora l'Antartide orientale come un cubo di ghiaccio enorme, alto, secco, freddo e immobile», ha detto Peter Neff, glaciologo e professore presso l'Università del Minnesota. In base alle attuali conoscenze, ha spiegato il professore, non si dovrebbero «ottenere gli stessi rapidi tassi di perdita di ghiaccio» che si sono verificati invece nella parte occidentale del continente, dove appunto nel 2000 si è disgregata la piattaforma Larsen B.
«Questo crollo, soprattutto se legato al caldo estremo portato dai flussi atmosferici di metà marzo, guiderà ulteriori ricerche su questi processi nella regione. Le piattaforme di ghiaccio – ha spiegato Neff – perdono massa come parte del loro comportamento naturale, ma il crollo su larga scala di una piattaforma di ghiaccio è un evento molto insolito. Questo sembra essere un collasso piuttosto che un comportamento normale».
Temperature record
A metà marzo, l’Antartide orientale è stato interessato da un aumento delle temperature insolitamente molto elevato. La stazione italo-francese Concordia, centro scientifico di osservazione nella zona est del continente, a un migliaio di chilometri dalla piattaforma Conger, ha registrato, il 18 marzo scorso, una temperatura di meno 11,8 gradi, vale a dire un livello compreso tra i 30 e i 40 gradi in più rispetto alla norma stagionale.
La temperatura record sarebbe il risultato di un flusso atmosferico di aria “calda” (per la zona)in seguito al quale il calore sarebbe rimasto “intrappolato” sul continente polare. Anche se non è possibile stabilire a priori un collegamento diretto tra il collasso della piattaforma e i recenti flussi di aria calda sul polo Sud, gli studiosi affermano che bisognerà capire in che modo le ondate di temperatura elevata hanno condizionato gli eventi.
Il cedimento, ha spiegato Andrew Mackintosh, capo della Scuola per la terra, l’atmosfera e l’ambiente presso l’Università di Monash in Australia, «potrebbe essere stato determinato dallo scioglimento della superficie a causa delle temperature estremamente calde recentemente registrate in questa regione. Sono necessarie ulteriori prove per collegare questo crollo al recente riscaldamento. Dobbiamo capire meglio come l’interglaciale colpito si sciolga lungo l’intero settore dell’Antartide orientale».
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