Durante il derby Lazio – Roma del marzo 2023, il coro ignobile intonato dalla Nord dove siedono i biancocelesti. L’accusa di concorso in propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione. Nella denuncia della comunità ebraica altri gesti neofascisti che «la tifoseria della Lazio porta avanti e reitera con convinzione e pervicacia da molto tempo»
L’atto corale del tifo trasformato in un momento violento e razzista. È il 19 marzo del 2023 e allo stadio Olimpico va in scena il tanto atteso derby tra Lazio e Roma. Centinaia di persone tra gli spalti sono attente a seguire quanto avviene sul rettangolo di gioco. Un pomeriggio come molti altri, passato a supportare la squadra del cuore con tanto di inni e striscioni rivolti verso i propri beniamini. Poi a un certo punto il clima si fa incandescente tra le curve dove, come dimostra la recente inchiesta della procura milanese sugli affari tra ultras e cosche, crescono business che valgono parecchio.
«In Sinagoga vai a pregare, ti faremo sempre scappare, romanista vaffanculo, romanista vaffanculo», è il coro intonato dalla Nord dove siedono i biancocelesti. Dopo quasi un anno sette di loro, per quelle parole offensive e antisemite, andranno a processo con l’accusa di concorso in propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Lo ha deciso il pubblico ministero del tribunale capitolino, Erminio Amelio, che ha disposto la citazione diretta a giudizio del gruppo di tifosi della SS Lazio. Udienza prevista per il prossimo 7 aprile.
«In concorso e unione fra loro e con numerose altre persone allo stato non ancora identificate» il gruppo «istigava a commettere violenza o, comunque, atti di provocazione alla violenza», scrive il magistrato nel decreto di citazione nei confronti di Andrea Romoli, Sandro Sciarra, Davide Paoloni, Surhama Aversa, Federica Antonelli, Gian Marco Curzi e Claudio Figliorelli.
Non solo cori
In quel pomeriggio d’inverno del 2023 i loro insulti, si legge nelle carte giudiziarie, arrivano a essere ripetuti anche dai tifosi di altri settori dell’Olimpico. Un coro che risuona in tutto lo stadio ma parte dalla curva Nord, la stessa che per lungo tempo ha accolto il gruppo ultras di fede neofascista degli Irriducibili, guidato da Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, il narcotrafficante ucciso in un agguato al parco degli Acquedotti nel 2019, descritto nei documenti giudiziari come il “figlioccio” di uno dei boss della Capitale: Michele Senese detto “o pazzo”, cresciuto nei clan di Camorra e trapiantato in riva al Tevere. Sia Anpi, l’associazione nazionale partigiani italiani, sia la Comunità ebraica di Roma si sono costituite parte civile.
È, d’altronde, dalla denuncia della Comunità ebraica della Capitale, assistita dal penalista Roberto De Vita, che partono le prime indagini. La Comunità segnala, tra le altre cose, anche la presenza nel corso del derby di «un tifoso nel settore tribuna Monte Mario con indosso una maglietta apparentemente riconducibile alla squadra della Lazio ma riportante la scritta Hitlerson 88, con chiaro riferimento ad Adolf Hitler e alla terminologia nazista antisemita». Non è un caso che nel mondo del calcio sia vietato l’utilizzo dell’88: se la lettera “h” è ottava nell’alfabeto, quel numero sarebbe l’abbreviazione di Heil Hitler e richiamerebbe quindi il saluto nazista.
Ma c’è dell’altro e la Comunità ebraica di Roma lo denuncia: è per esempio il braccio teso di «altri due spettatori», dunque il saluto romano di memoria fascista, che inneggia all’odio e appunto all’antisemitismo. Tutti gesti «che – si legge ancora nella denuncia – la tifoseria della Lazio porta avanti e reitera con convinzione e pervicacia da molto tempo».
Il culto di Diabolik
Basti pensare alle chat tra lo stesso Piscitelli e Paolo Signorelli, l’ormai ex portavoce del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. In quelle chat, tratte dalla copia forense del telefonino del narco-ultrà nell’ambito dell’inchiesta relativa al suo omicidio, le frasi sono inequivocabili. Ci sono messaggi antisemiti e di celebrazione nei confronti dei terroristi neri. In una nota vocale Piscitelli dice «mica è colpa nostra se i romanisti sono ebrei». E Signorelli, nipote del più famoso Paolo, ideologo del terrorismo neofascista ed esponente di Ordine Nuovo, risponde: «Tutti ebrei (…) mortacci loro e degli ebrei».
Nonostante l’autosospensione prima e le dimissioni dopo di Signorelli jr, il ministro di Fdi ha mostrato tutto il suo sostegno nei confronti del suo ex portavoce, descrivendolo come brava persona avvezza ai pellegrinaggi verso Medjugorje.
Non Medjugorje, ma un’aula di una delle palazzine di piazzale Clodio sarà invece la prossima destinazione dei sette tifosi della Lazio che davanti al giudice dovranno spiegare le parole d’odio pronunciate, durante la stracittadina di un anno fa, dalla curva Nord dove ancora sventola la bandiera nera col volto di “Diabolik”. E dove le dinamiche criminali, così come nella Sud e nelle curve di Inter e Milan al San Siro, si fanno sempre più pericolose.
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