La gip accoglie la richiesta della famiglia di Antonio Cerra che si era opposta all’archiviazione del caso chiesta dal pm secondo cui si trattò di suicidio. Quel giorno avrebbe dovuto testimoniare contro i boss nel processo Rinascita Scott. La gip dispone nuove indagini
Nuove indagini, compreso l’esame tecnico dello stub, per accertare la morte del militare anti clan Antonio Cerra, scomparso nel Vibonese in circostanze misteriose nel 2022 e in particolare nel giorno in cui avrebbe dovuto testimoniare nel processo «Rinascita Scott 2».
A deciderlo la gip del tribunale di Vibo Valentia, Rossella Maiorana, che lunedì 17 ha sciolto la riserva sulla proposta di opposizione presentata dagli avvocati dei familiari del detective. Con un’ordinanza la magistrata ha dunque disposto nuovi accertamenti, raccomandando tra le altre cose che le indagini suppletive vengano svolte da personale della polizia giudiziaria diverso da quello che fino a oggi le ha eseguite, ossia da reparti differenti rispetto a quelli della Guardia di Finanza.
I difensori dei familiari del Luogotenente Cerra, gli avvocati Nunzio Raimondi e Manuela Costa, nell’esprimere soddisfazione per il provvedimento giudiziale, hanno dichiarato: «Si tratta di un approfondimento investigativo doveroso, a fronte di indagini all’evidenza lacunose, in considerazione di un fatto assai grave riguardante un autentico servitore dello Stato».
Del caso pieno di ombre si era occupato questo giornale, sollevando interrogativi e domande sulla misteriosa scomparse della morte dell’investigatore. A luglio 2023 il pm aveva chiesto al giudice delle indagini preliminari di archiviare il procedimento a carico di ignoti, bollandolo come un suicidio. «Alla luce delle indagini esperite volte alla ricostruzione delle circostanze che possano avere portato al decesso di Cerra Antonio, può concludersi che la morte dell’uomo sia riconducibile esclusivamente alla condotta suicidaria posta in essere da costui e, in alcun modo, indotta o comunque istigata da terze persone», si legge nella richiesta di archiviazione.
La famiglia del militare, tuttavia, ha deciso di non arrendersi. E nel mese di settembre, tramite lo studio legale Raimondi, ha presentato per l’appunto opposizione alla richiesta della procura, «non potendosi escludere aprioristicamente – è scritto nell’atto di opposizione – né la verificazione di un omicidio, né l’ipotesi di omicidio-suicidio, né naturalmente di istigazione al suicidio». Il tribunale gli ha dato ragione. L’inchiesta è aperta.
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