- Il primo tempo aveva segnato uno squilibrio netto, persino imbarazzante in favore degli argentini. La nazionale francese pareva non essere scesa in campo e Lionel Messi e il 2-0 dell’intervallo stava anche stretto.
- La scelta di Deschamps di giocare col 4-2-4 ha sparigliato gli equilibri e rivitalizzato la Francia, che nei dieco minuti finali dei regolamentari ha agganciato il pari con una doppietta di Mbappé.
- I supplementari hanno fatto segnare altri due gol e portato alla ribalta il portiere argentino, che ha dapprima effettuato una gran parata nel recupero del secondo tempo supplementare e poi è stato decisivo, come sempre, ai rigori.
La finale mondiale più bella di sempre, un inno al calcio e alla sua natura di gioco più bello del mondo. Soprattutto, una partita che è stata tante partite e che troppo presto era stata giudicata chiusa, con gran sberleffo per tutti coloro che si ostinano a trovare una logica in quella circostanza sommamente illogica che è la partita di calcio.
Infine ha vinto l’Argentina ai calci di rigore e con merito. Ma con altrettanto merito avrebbe vinto la Francia, che alla fine del primo tempo pareva morta è invece si è rialzata in modo inatteso e ha pure sfiorato la vittoria all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare, quando Emiliano Martinez ha compiuto una gran parata su uno splendido tiro al volo di Kolo Muani.
Proprio il portiere argentino è il fuoriclasse aggiunto nella gara dei due numeri 10, Messi e Mbappé. A lui è toccato fare la differenza durante supplementari e soprattutto quando si è andati ai calci di rigore.
Alla fine vincono gli argentini, ma mai come stavolta sarebbe stato giusto assegnare una coppa ex aequo. Soprattutto, c’è che questa partita non avrebbe dovuto finire mai. Per decreto avrebbero dovuto tenere in campo le due squadre a vita, perché sarà impossibile assistere un’altra volta a un tale concentrato di calcio puro.
Quante partite in una
Il primo tempo dell’Argentina è stato impressionante. Un’espressione di gioco straripante sotto ogni punto di vista, una forza quasi intimidatoria per i francesi che dal canto loro pareva non fossero nemmeno scesi in campo.
Per tutti i primi 45 minuti il dislivello è stato imbarazzante, mai visto in una finale dei mondiali, nemmeno in quelle concluse con punteggi larghi come Brasile-Italia 4-1 del 1970 e Francia-Brasile 3-0 del 1998. Quando si è giunti all’intervallo, con l’Albiceleste in vantaggio 2-0 e la Francia in disarmo, pareva che nella ripresa si dovesse soltanto misurare l’ulteriore scarto in favore degli argentini. E invece nel secondo tempo si è assistito a tutta un’altra storia e a almeno altre due partite.
La prima durata fino a dieci minuti dalla fine: più equilibrata, abbastanza bloccata, con i francesi che sembravano non averne ancora e hanno temuto di dover perdere per infortunio il nuovo entrato Coman, vistosamente zoppicante a causa di una botta. E invece, proprio in quel momento che pareva chiudere ogni possibilità per i francesi, è arrivato il ribaltamento, frutto di una sana follia.
Tale follia è stata segnata dalla scelta tatticamente azzardata di Deschamps, quella che ha portato a mettere in campo proprio Coman (poi risultato uno dei protagonisti della rimonta) assieme a Camavinga. Uno dei due sacrificati è stato Antoine Griezmann, il cui utilizzo innovativo da uomo-ovunque durante questo mondiale era stata la mossa più elogiata da parte del commissario tecnico francese.
Il suo sacrificio è coinciso con la scelta di giocarsi il tutto per tutto, con uno schieramento 4-2-4 che mai verrebbe proposto in condizioni normali ma che in condizioni estreme si è rivelata la mossa che mandato in area una configurazione di gara che in quel momento pareva bloccata.
La mossa di Deschamps ha posto le premesse per la terza partita, che si è incendiata con la doppietta di Mbappé nel giro di due minuti, prima su calcio di rigore e poi con una strepitosa esecuzione al volo. E da lì fino alla fine dei regolamentari è parso che la vittoria fosse più alla portata dei francesi, salvo che nel finale dei regolamentari è toccato a Lloris compiere una parata da cineteca su una gran botta di Lionel messi da fuori area.
E poi c’è stata un’altra partita nei supplementari, fatta di ribaltamenti continui, con le due squadre che ormai pensavano soltanto a attaccarsi senza curarsi dei rischi. Uno spettacolo da togliere il fiato che ha prodotto altri due gol e la possibilità per entrambe le squadre di portare a casa la coppa. Andare ai rigori è stato l’esito più giusto.
Un continuo ribaltamento di equilibri
Nell’intervallo i calciatori della nazionale argentina non stavano lì a festeggiare soltanto per rispetto verso gli avversari. Per tutto il primo tempo la partita non era esistita. La nazionale dei due Lionel – Scaloni in panchina e Messi in campo – ha annichilito quella guidata da Didier Deschamps. E per ciò che si è visto fino al termine del primo tempo pareva che si fosse assistito al compimento di un percorso di crescita nato da una falsa partenza.
Tornando infatti con la memoria a poco più di un mese fa (martedì 22 novembre, stesso stadio della finale, l’Iconic di Lusail), l’Albiceleste si rendeva protagonista di un esordio sconcertante: sconfitta in rimonta 2-1 contro l’Arabia Saudita. Sembrava la prima tappa dell’ennesima delusione mondiale e invece è stato l’inizio di un cammino che è proceduto in crescita costante.
E a segnare un passaggio simbolicamente e scenicamente perfetto è stato proprio il rigore con cui Leo Messi ha sbloccato la partita contro i francesi. Messo a segno nella stessa porta della gara contro i sauditi. Sembrava un esorcismo e in effetti lo sarà, ma perché giungesse a compimento è stato necessario mettere nel mezzo molta più sofferenza di quanto si potesse preventivare alla fine del primo tempo.
I due numeri 10 e il fuoriclasse di complemento
Argentina-Francia era anche Messi-Mbappé, i due numeri 10 che sono il simbolo di un passaggio generazionale ma anche del potere qatariota nel calcio.
I due giocano infatti nel Paris Saint Germain, il club controllato dal fondo sovrano Qatar Sports Investments che a questo punto non potrà non essere considerato il favorito d’obbligo per la vittoria in Champions League. E in effetti i due sono stati protagonisti assoluti della partita: due gol per l’argentino, tre per il francese.
Messi ha dominato il primo tempo, Mbappé il secondo e infine i due sono stati entrambi protagonisti nei tempi supplementari. Hanno anche tirato per primi i rigori. E da quel momento in poi il protagonista è diventato Emiliano Martinez, il portiere dell’Aston Villa che non si fa remore a provocare gli avversari per indurli all’errore.
Martinez è il fuoriclasse di complemento, la dimostrazione che la serie dei rigori non è affatto una lotteria ma anzi richiede talento puro, forza mentale e anche un pizzico di sana slealtà. Il portiere argentino ha parato un rigore a Coman e poi indotto in errore Tchouaméni.
A quel punto l’esito della gara era instradato e a segnare il tiro decisivo dal dischetto è stato Gonzalo Montiel, calciatore del Siviglia che per un fortuito tocco di braccio aveva provocato il rigore del 3-3. Giusto per ricordare che gli argentini vincono coi fuoriclasse (come lo strepitoso Di Maria, autore del momentaneo 2-0) ma anche con l’apporto prezioso dei comprimari.
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