A illustrare l’inchiesta il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo insieme al procuratore di Milano Marcello Viola. Colpite personalità «del mondo dell’economia, della finanza e dell’imprenditoria»
Un'indagine che «consente di iniziare a unire qualche puntino» per «comprendere il funzionamento di un gigantesco mercato delle informazioni riservate». In conferenza stampa il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, ha spiegato i contorni dell'inchiesta coordinata assieme alla Dda di Milano che ha portato all’esecuzione di 6 misure cautelari, tra cui i domiciliari per l'ex “super poliziotto” Carmine Gallo.
Indagati anche Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio, il banchiere-finanziere Matteo Arpe e il presidente di Fondazione Fiera, Enrico Pazzali.
Un «quadro allarmante», ha detto Melillo spiegando come non sia mai stato «esplorato organicamente" il "sistema di attentati alla sicurezza cibernetica nazionale».
Tra gli obiettivi il «fronte di maggiore interesse - ha detto il procuratore di Milano, Marcello Viola – sembra quello del mondo dell'economia, della finanza e dell'imprenditoria». La banda di hacker ed ex poliziotti di cui alcuni ancora in servizio avrebbe realizzato con i dossier illeciti «centinaia di migliaia di euro di profitti» negli ultimi due anni.
Secondo i magistrati gli indagati facevano parte di un'organizzazione dedita principalmente all’estrazione abusiva di dati e di informazioni sensibili e segrete conservati nelle Banche dati strategiche nazionali (Sdi, Serpico, Inps, Anpr, Siva, etc.).
Di questa organizzazione facevano parte anche appartenenti alle forze dell'ordine, in possesso delle «credenziali per l'accesso» alle banche dati strategiche. L'organizzazione, è stato chiarito, voleva «realizzare su mandato specifico di clienti», tra cui «importanti imprese italiane ed estere», dossier, report, che «a volte venivano camuffati da notizie giornalistiche per nascondere l'origine» illecita del prelevamento di quelle informazioni riservate. Per Viola si può «parlare di un gruppo di hacker» che aveva «apparati molto sofisticati».
I pm hanno chiarito che il gip Fabrizio Filice non «ha accolto interamente la richiesta, anche se ha condiviso l'impianto accusatorio, ma per alcuni ha optato per una diversa tipologia di misura e per altri non ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari». La Procura guidata da Viola, col pm della Dda De Tommasi, farà «impugnazione al Riesame» sulle richieste non accolte dal gip.
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