«Quindicimila euro sono pochi per il lavoro che dovrà fare lei», dice al telefono Francesco Basile, presidente del consiglio direttivo della società italiana di chirurgia. La lei in questione si chiama Barbara Mirabella, candidata di Fratelli d'Italia alle regionali in Sicilia e arrestata, ieri, a tre giorni dal voto con l’accusa di corruzione. 

 Mirabella è stata fermata all'alba dalla polizia con l'accusa di aver incassato una tangente da 10mila euro proprio nell'ambito dell'organizzazione del congresso nazionale della società italiana di chirurgia (Sic). Fino a pochi mesi fa, la politica del partito di Giorgia Meloni è stata assessora al comune di Catania con delega ai grandi eventi. Un settore nel quale è attiva una società, la Expo, una srl di cui ha lasciato la guida nel 2020 ma di cui è ancora oggi socia di maggioranza.

I soldi

A pagare il compenso sarebbe stata una società campana attiva nell'organizzazione di convegni, i titolari sarebbero stati avvicinati dal presidente della Sic Francesco Basile e convinti ad affidare alla Expo di Mirabella, in subappalto, servizi che, in parte, gli inquirenti definiscono «prestazioni non necessarie». Un modo, secondo i pubblici ministeri, per camuffare il pagamento della tangente.

Basile è un volto noto in città, è il direttore dell'Uoc di clinica chirurgica al policlinico, è stato rettore del locale ateneo nonché tra i professori rinviati a giudizio per lo scandalo dei concorsi truccati denominato “Università bandita”.

Alla candidata di Fratelli d'Italia, i magistrati sono arrivati seguendo proprio lui: Basile è accusato di avere consentito a medici in quiescenza di continuare a operare all'interno del Policlinico, falsificando le cartelle cliniche, ma anche di avere esercitato pressioni su imprenditori del ramo sanitario affinché finanziassero le attività della società italiana di chirurgia.

In caso contrario «prospettava loro atti ritorsivi in caso di mancata o inadeguata partecipazione della suddetta società», come la limitazione dell’uso e quindi degli introiti dei robot offerti dalle imprese, ma anche esprimendo «giudizi negativi sulla qualità del robot al momento della decisione di acquisto da parte di altre strutture», si legge nell’ordinanza firmata dal giudice Sebastiano Di Giacomo Barbagallo. 

Accuse pesanti che arrivano a un mese dall'arresto di Carmelo Mignosa, cardiochirurgo anche lui in servizio al Policlinico, coinvolto nell’inchiesta e accusato, con tanto di foto, di intascare mazzette.

L’assessora e il sindaco

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Torniamo all’ultima indagine della procura. Dei dieci indagati, quello di Barbara Mirabella è il nome più noto visto che l'imprenditrice fino a pochi giorni fa sognava di diventare onorevole dell’assemblea siciliana con il partito di Giorgia Meloni. «Oltre a strumentalizzare la pubblica funzione per finalità di profitto personale ha dimostrato di possedere una spiccata abilità nel rapportarsi e condizionare le scelte di tutte le pubbliche amministrazioni coinvolte, a cominciare dal vertice e, cioè, dal sindaco, che a dire della stessa Mirabella, avrebbe fatto ‘firmare col sangue tutte le cose che già so che ci servono’», scrive il giudice Di Giacomo Barbagallo. 

Il riferimento è a Salvo Pogliese, per anni sindaco del capoluogo e della città metropolitana. Mirabella sarebbe intervenuta con il primo cittadino Pogliese (non indagato) per accelerare i tempi di adozione di un atto di indirizzo che prevedeva la concessione di speciali sconti per l'organizzazione di convegni e disposto fondi per la ristrutturazione di un centro fieristico.

Pogliese, in un’altra vicenda relativa all’uso dei fondi regionali riservati ai gruppi politici, è stato condannato in primo grado per peculato, per lungo tempo è stato sospeso dalla carica di sindaco in seguito all'applicazione delle legge Severino. Uno stallo che ha lasciato il comune senza guida fino alla decisione di dimettersi, arrivata a fine luglio. Giusto in tempo per annunciare la candidatura al Senato. A offrirgli un posto, per un seggio ritenuto blindato, è stata Giorgia Meloni in persona. Pogliese è pronto ad entrare in Senato mentre per Mirabella le porte dell’assemblea regionale sembrano chiuse. Almento per il momento. 

«Constato che il provvedimento è stato emesso ed eseguito a pochi giorni dal voto e, fermo restando le valutazioni giuridiche sul reato che faremo nelle sedi opportune, che la misura cautelare per l’episodio contestato mi sembra eccessiva», dice l’avvocato Enrico Tarantino, difensore di Mirabella.

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