Per la procura di Milano l’imprenditore-tiktoker, con il concorso della ex compagna e di un altro collaboratore, «offriva alla propria clientela sostanze stupefacenti nonché la possibilità di usufruire di prestazioni sessuali rese da escort». Sequestrato il suo locale, la Gintoneria
«Non accettate la mediocrità». Venti ore prima dell’arresto Davide Lacerenza elargisce massime e moniti ai suoi follower. Su Instagram mostra drink e banconote, ignaro di quello che sta per accadere: di lì a breve finirà infatti ai domiciliari con l’accusa di autoriciclaggio, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. In più la sua gintoneria di via Napo Torriani, nel cuore della Milano bene, verrà sequestrata.
Il motivo? Le indagini, coordinate dalla procura meneghina, hanno permesso di accertare che il “re degli sciabolatori”, con il concorso della ex compagna, anche lei arrestata, Stefania Nobile (la figlia di Wanna Marchi) e di un altro collaboratore, «offrisse alla propria clientela – si legge negli atti – sostanze stupefacenti nonché la possibilità di usufruire di prestazioni sessuali rese da escort, acquisendo da tali attività profitti illeciti, riciclati nell’attività commerciale».
In base a quanto apprende Domani le indagini sono inoltre partite dall’approfondimento di segnalazioni per operazioni sospette (Sos). Al momento il nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano sta sottoponendo a sequestro per equivalente oltre 900mila euro, provento dell’autoriclaggio.
Sventato, dunque, il giro di escort all’interno del locale notturno dell’imprenditore-tiktoker, frequentato tra l’altro da vip, calciatori e da quei nuovi fenomeni social da milioni di seguaci. Basti pensare a Filippo Champagne, al secolo Filippo Romeo e fratello del capogruppo leghista al Senato Massimilano, e Nevio Lo Stirato, resi celebri dalla trasmissione radiofonica La Zanzara di Giuseppe Cruciani e David Parenzo.
Ai domiciliari, come detto, è finita pure la socia in affari di Lacerenza, Stefania Nobile. In passato Nobile, insieme alla madre, è stata protagonista di una serie di inchieste giudiziarie. La donna nell’ottobre del 2013 aveva finito di scontare una pena per associazione a delinquere e truffa nell’ambito del caso delle televendite, dopo essere finita in carcere in seguito a una condanna definitiva nel 2009 di oltre nove anni.
Wanna Marchi, tra l’altro, da semi libera, era andata a lavorare proprio in un locale, il bar ristorante La Malmaison di Milano, di Lacerenza che con un passato da fruttivendolo si è poi trovato a gestire la movida della città. L’inchiesta è aperta.
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