- L’avvocato dell’Anpi a Domani: «Sotteso a questo ragionamento c’è quello che la devastazione contestata agli imputati sia un fatto che non ha una forte desinenza di tipo fascista e neofascista. Un paradosso».
- Sono state accettate la Cgil e l’associazione Futura, posseduta al cento per cento dal sindacato e che ha la stessa sede. La linea della difesa nel processo a Fiore e Castellino è che anche la devastazione non sia stata tale.
- La difesa punta anche a ricostruire le responsabilità del ministero dell’Interno. L’«accanimento» sugli arredi e gli oggetti presenti negli uffici però, come si legge dalla ricostruzione della procura, è evidente: «Non possono aver autorizzato a devastare, ma è pericoloso dare certe autorizzazioni», dice Taormina che difende i leader di Forza Nuova.
Per i giudici della prima sezione del tribunale di Roma l’assalto alla Cgil guidato dai leader di Forza Nuova Roberto Fiore e Giuliano Castellino non è un attacco neofascista, e per questo l’Associazione nazionale partigiani non è stata riconosciuta parte civile.
Lo spiega l’avvocato dell’Anpi e vicepresidente dell’associazione, Emilio Ricci: «Sotteso a questo ragionamento c’è quello che la devastazione contestata agli imputati sia un fatto che non ha una forte desinenza di tipo fascista e neofascista». Sono state accettate la Cgil e l’associazione Futura, posseduta al cento per cento dal sindacato e che ha la stessa sede.
Un paradosso, visto che, per un altro gruppo di imputati dell’agguato del 9 ottobre che saranno giudicati con rito abbreviato, l’Anpi è stata accolta: «Come associazione partigiani riscontriamo sempre questa ambiguità della magistratura che a volte ammette, a volte no, a volte condanna, a volte assolve per reati analoghi. In questo caso è un paradosso», dice. Per l’avvocato Ricci però la connotazione di estrema destra è stata documentata da foto e video.
Nelle immagini si trovano le magliette con lo slogan “boia chi molla” di Pamela Testa, una militante di Forza Nuova imputata con i leader, o Castellino pronto a «fare la storia» che esorta la folla: «Gli Italiani liberi vanno ad assediare la Cgil».
Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino con la pm Gianfederica Dito, vengono contestati, a vario titolo, i reati di devastazione aggravata in concorso, e quello, sempre in concorso, di resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata, e per Castellino, Fiore e per l’ex Nar Luigi Aronica anche il reato di istigazione a delinquere.
Per il gruppo che verrà giudicato con rito abbreviato sono state chieste pene comprese tra gli otto e i sei anni e mezzo, con l’accusa anche per loro di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale. Si tratta di sei posizioni, tra cui quella di Fabio Corradetti, figlio della compagna Castellino e Massimiliano Ursino, leader palermitano di Forza Nuova. Per loro la sentenza è attesa a giugno.
La devastazione
La linea della difesa nel processo a Fiore e Castellino è che anche la devastazione non sia stata tale. L’avvocato Carlo Taormina, che difende i due leader, il giorno prima dell’udienza ricordava che i danni sono stati valutati in 18mila euro: «Non è la dimensione per avere il delitto di devastazione», spiega, e ha intenzione di presentarsi con una colletta dei familiari degli imputati: «Un libretto nominativo nel quale è confluita, che offriamo in risarcimento del danno in favore della Cgil»
Al momento sono stati raggiunti 13.600 euro e verrà presentata successivamente. Così come ha deciso di aspettare per la richiesta dei domiciliari. La Cgil ha fatto sapere all’avvocato che non ha nessuna intenzione di accettare il denaro: «Manderemo l’ufficiale giudiziario da Landini», dice Taormina, «e se non li accetteranno il tribunale dovrà fare le sue valutazioni».
L’altro intento dell’avvocato dei leader del movimento neofascista è quello di dimostrare che l’assalto sia avvenuto dopo che le forze dell’ordine hanno consentito alla folla di procedere, sarà chiamata a testimoniare anche la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Non solo, Taormina ha indicato un «gruppo di studiosi del periodo delle contestazioni del Green pass che hanno lavorato a un strategia contro la compressione dei diritti costituzionali».
La lista, racconta, prevede il politico e critico d’arte Vittorio Sgarbi, ma anche Daniele Trabucco, giurista indicato nel 2020 da Forza nuova come ministro del “Governo di liberazione nazionale” e fondatore di un’associazione finanziata, come rivelato da Domani, da un trust londinese legato a Fiore. Trabucco all’epoca contattato dal nostro giornale aveva poi preso le distanze dall’associazione.
L’udienza è stata rinviata al prossimo 6 maggio quando verranno sentiti nell’aula bunker di Rebibbia i primi testimoni chiamati dal pm, si partirà con la Digos. L’«accanimento» sugli arredi e gli oggetti presenti negli uffici, come si legge dalla ricostruzione della procura, è evidente: «Non possono aver autorizzato a devastare, ma è pericoloso dare certe autorizzazioni», dice Taormina.
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