La barca si trovava in rada. È stata aperta un’inchiesta dalla procura di Termini Imerese. I nuclei specializzati devono ancora recuperare i corpi dei dispersi. Morto un uomo, 15 superstiti. Il riscaldamento globale crea eventi sempre più violenti
Una barca a vela battente bandiera britannica di 56 metri, la Bayesian, è affondata nelle prime ore di lunedì al largo di Porticello, una località a circa 20 chilometri da Palermo, per le forti raffiche di vento e pioggia. «Se sia una tromba d’aria o forti raffiche che hanno creato un capovolgimento del natante verrà appurato sentendo l’equipaggio», riferisce a Domani la Guardia costiera, secondo cui raffiche di questo tipo sono anomale in queste zone. Dalle prime osservazioni fatte sullo scafo, precisano poi dalla sala operativa di Palermo, non si riportano falle o zone d’acqua, ma «si ricostruirà in maniera più completa l’accaduto».
Erano 22 le persone a bordo, di cui 10 membri dell’equipaggio e 12 passeggeri, di nazionalità inglese, neozelandese, irlandese, francese e srilankese. Quindici persone sono prima state salvate da un’imbarcazione battente bandiera olandese nelle vicinanze, la Sir Robert Bp, e in seguito soccorse dalla Guardia costiera. I sommozzatori dei vigili del fuoco hanno recuperato il corpo senza vita di un uomo all’esterno del relitto. Era il cuoco dell’imbarcazione, cittadino di Antigua, nato in Canada. Mentre si contano ancora sei dispersi tutti passeggeri, inglesi e statunitensi.
Tra questi, secondo quanto riportano i media del Regno Unito, ci sono anche Mike Lynch e la figlia diciottenne Hannah. Lynch, 59 anni, è un imprenditore britannico e co-fondatore della multinazionale informatica Autonomy, azienda di software che venne venduta ad Hp nel 2011 per 11 miliardi di dollari. Ma l’acquisizione finì al centro di polemiche e battaglie legali, concluse con la sua assoluzione.
La ricostruzione dei fatti
Camper & Nicholsons, i gestori della barca di lusso costruita nel 2008, hanno confermato che l’ultimo segnale ricevuto risale alle 4.30 di lunedì mattina, quando il natante si trovava a circa 700 metri dal porto di Porticello, dopo aver navigato intorno alla Sicilia settentrionale e alle isole Eolie.
«Volevamo rientrare in porto ma abbiamo visto brutto tempo e abbiamo cercato di stabilizzare la barca, poi abbiamo visto un’altra barca che stava affondando, accanto a noi e abbiamo subito prestato soccorso», ha raccontato Karsten Börner, il comandante della Sir Robert Baden Powell. «Siamo stati investiti da una tempesta», ha aggiunto, «e abbiamo provato a tenere la posizione con i motori accesi. Poi abbiamo capito che la barca accanto alla nostra non c’era più».
Il nubifragio infatti avrebbe spezzato l’albero alto oltre 70 metri della barca a vela, che aveva l’ancora abbassata, e sbilanciato l’imbarcazione. Ma un albero più è alto più è fragile, ha detto l’architetto navale Gino Ciriaci al Corriere. Sul caso sta indagando la procura di Termini Imerese che ricostruirà l’esatta dinamica del naufragio. I primi accertamenti sono stati delegati alla Guardia Costiera di Porticello.
Mezzi navali e aerei, oltre a un nucleo subacqueo dei vigili del fuoco e della Guardia costiera stanno cercando i dispersi, ma la barca è stata individuata a circa 50 metri di profondità e occorrono «nuclei altamente specializzati per entrare e verificare chi c’è ancora all’interno», fanno sapere dalla sala operativa di Palermo. «Le cause reali non sono certe», precisa la Guardia costiera, e i primi accertamenti dovranno essere «confermati da indagini più approfondite, che verranno svolte al termine delle ricerche».
Fenomeni violenti
Non è chiaro se sia stata una tromba marina, un tornado o un downburst, correnti discensionali molto forti. Per Antonello Pasini, fisico climatologo del Cnr e docente di Fisica del clima all’università Roma Tre, queste sono le ipotesi ma «indipendentemente dal fenomeno c’erano le premesse per eventi di questo tipo, perché quando l’infiltrazione di aria più fresca arriva su un’area più calda e umida, su un mare surriscaldato, quale è il Mediterraneo, crea fenomeni estremamente violenti».
Pasini precisa che è complicato «imputare un singolo fenomeno al riscaldamento globale», ma il fatto che il centro sud «sia stato colpito per settimane intere dall’anticiclone africano persistente, con forte caldo e siccità, ha sicuramente amplificato». Il ricercatore spiega a Domani che il cambiamento climatico di origine antropica ha prodotto «un cambiamento di circolazione del Mediterraneo»: da estati caratterizzate dall’anticiclone delle Azzorre, che era più mite, si è passati a una circolazione equatoriale e tropicale che si è espansa verso nord. Ma, spiega Pasini, «c’è il rovescio della medaglia»: quando queste ondate di grande caldo si allontano, anche parzialmente, e arrivano correnti più fredde, producono «un contrasto termico molto forte che origina i fenomeni che vediamo». E, aggiunge, «bisogna dirlo, ondate di calore così forti sono prodotte dal riscaldamento globale di origine antropica».
Rimane però complicato localizzare precisamente questi eventi estremamente violenti. Se è possibile capire la predisposizione di determinati fenomeni, è invece difficile localizzarli in modo preciso, conclude il professore, «tanto più in mare». E, quindi, diventa imprevedibile capire esattamente in quale punto l’evento estremo colpirà.
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