Dopo mesi di tensioni, scioperi e confronti serrati, la vertenza Beko sembra avviarsi verso una soluzione. Stanotte, al termine di una maratona negoziale durata oltre dodici ore presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), azienda, sindacati e istituzioni hanno raggiunto un testo preliminare di intesa che potrebbe segnare una svolta per il futuro dei lavoratori e degli stabilimenti italiani del gruppo. L’accordo, annunciato in una nota congiunta da Fim, Fiom, Uilm e Uglm, sarà ora sottoposto al vaglio delle assemblee nei singoli stabilimenti e a un referendum tra i lavoratori. Se approvato, la firma definitiva è prevista per lunedì 14 aprile, nuovamente al Mimit.

Un compromesso sudato

Il tavolo di trattativa, aperto alle 15:30 di ieri e conclusosi alle 2:30 di questa mattina, è stato un vero e proprio tour de force. Le parti hanno alternato momenti di stallo a fasi di intensa contrattazione, con pause necessarie per valutare proposte e controproposte. Alla fine, il risultato è un’intesa che soddisfa molte delle richieste avanzate dai sindacati, pur mantenendo un equilibrio con le esigenze dell’azienda. «Non ci sarà nessun licenziamento collettivo», assicurano fonti del Mimit, un punto fermo che rappresenta una vittoria significativa per i lavoratori. Gli esuberi, inizialmente previsti in numero ben più consistente, sono stati ridotti di oltre la metà e saranno gestiti esclusivamente attraverso uscite volontarie e incentivate, con incentivi che potranno raggiungere i 90mila euro in base all’età dei dipendenti.

Il futuro degli stabilimenti

L’intesa non si limita a scongiurare i licenziamenti, ma punta anche a rilanciare gli stabilimenti italiani di Beko. A Siena, lo stabilimento sarà acquisito da Invitalia in collaborazione con il Comune, con un processo di reindustrializzazione che partirà immediatamente. Tutti i lavoratori coinvolti saranno tutelati con ammortizzatori sociali adeguati.

Nelle Marche, il sito di Melano a Fabriano si conferma il polo produttivo dei piani cottura per la regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), con un impegno di oltre 60 milioni di euro di investimenti nei prossimi tre anni. Gli esuberi, qui limitati a un massimo di 64 operai e 193 tra impiegati, quadri e personale del centro Ricerca e Sviluppo, saranno gestiti con strumenti come i contratti di solidarietà e le uscite incentivate.

A Comunanza, nell’Ascolano, il destino dello stabilimento sembrava segnato, ma l’accordo cambia le carte in tavola: non solo il sito resterà operativo, ma entro pochi mesi sarà assegnata la produzione di un nuovo prodotto di alta gamma. Gli esuberi, fino a un massimo di 80 unità, saranno anch’essi accompagnati da misure conservative. Complessivamente, l’intesa prevede investimenti per oltre 300 milioni di euro, un segnale forte della volontà di Beko di mantenere un ruolo strategico in Italia.

Strumenti conservativi e contratti di solidarietà

Uno degli aspetti più apprezzati dai sindacati è l’approccio “conservativo” adottato per la gestione della forza lavoro. Oltre alle uscite incentivate, l’accordo introduce il contratto di solidarietà, che sarà attivo dalla firma fino al 31 dicembre 2027, consentendo una riduzione dell’orario di lavoro senza perdite occupazionali. Previsti anche percorsi di pre-pensionamento per un massimo di quattro anni, offrendo una via d’uscita dignitosa ai lavoratori più vicini alla pensione. «Abbiamo ottenuto garanzie importanti – sottolineano Fim, Fiom, Uilm e Uglm nella loro nota congiunta – Ora spetta ai lavoratori dare il via libera definitivo».

Il referendum

Il processo democratico sarà cruciale per il destino dell’intesa. Nei prossimi giorni, i rappresentanti sindacali terranno assemblee nei vari stabilimenti per illustrare i dettagli dell’accordo. A Fabriano, le assemblee sono già fissate per venerdì 11 aprile, mentre a Comunanza la data è ancora in via di definizione, ma comunque entro la fine della settimana. Il referendum che seguirà darà ai lavoratori l’ultima parola: solo con il loro mandato i sindacati potranno procedere alla firma ufficiale. Un passaggio che testimonia l’importanza della partecipazione diretta in una vertenza che ha tenuto con il fiato sospeso centinaia di famiglie.

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