- Assolto. L’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato assolto perché il fatto non sussiste nell’ultimo filone d’inchiesta che contestava il reato di corruzione in atti giudiziari, il cosiddetto Ruby ter.
- Una decisione, quella del tribunale di Milano, che arriva dopo quella assunta da palazzo Chigi, per volere di Giorgia Meloni, di ritirare la costituzione di parte civile nel dibattimento.
-
Ora si attendono le motivazioni della sentenza e l’eventuale ricorso in appello della procura di Milano che incassa una nuova sconfitta.
Assolto. L’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato assolto perché il fatto non sussiste nell’ultimo filone d’inchiesta che contestava il reato di corruzione in atti giudiziari, il cosiddetto Ruby ter. Una decisione, quella del tribunale di Milano, che arriva dopo quella assunta da palazzo Chigi, per volere di Giorgia Meloni, di ritirare la costituzione di parte civile nel dibattimento.
Il tribunale di Milano in composizione collegiale, presidente Marco Tremolada, ha assunto questa decisione perché le imputate non dovevano essere sentite come testimoni, ma come indagate, la posizione differente che avrebbero dovuto assumere incide sulla possibilità di configurare i reati per i quali si procedeva, falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari. Così precisa, in una nota, il presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, in attesa delle motivazioni.
L’inizio dell’inchiesta
«Quelle di Berlusconi non erano cene eleganti anche perché non si parlava di Picasso o Benedetto Croce, ma per fortuna la norma ha consentito di arrivare all’assoluzione».
Questo dato è noto e risaputo anche negli ambienti più vicini all’ex primo ministro, chi parla è una persona che lo conosce bene, ma le condotte che possono essere discutibili non rappresentano, nelle aule di giustizia, un reato secondo i giudici che l’hanno assolto definitivamente nel processo per prostituzione minorile e ora, in primo grado dall’accusa di corruzione in atti giudiziari, il cosiddetto Ruby ter.
Tutto ruotava attorno alla ragazza marocchina, Karima El Mahroug, nota ai più come Ruby rubacuori, che giornali e parlamentari di destra pur di assecondare il capo avevano creduto nipote di Mubarak, all’epoca presidente dell’Egitto.
Nelle notti del bunga bunga c’erano ragazze che si prostituivano per ingraziarsi il capo, le vergini che si offrono al drago come ebbe a scrivere Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi. La prostituzione c’è stata, ma nessuna prova che confermasse la conoscenza dell’età della minorenne da parte dell’allora presidente del Consiglio.
Così Berlusconi, dopo la condanna in primo grado, è stato assolto in appello e in corte di Cassazione dal primo filone d’inchiesta. Da quel dibattimento si sono originati altri due processi, il Ruby bis e il Ruby ter. Nel bis sono stati condannati in via definitiva Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora.
Il Ruby ter
Il Ruby ter, invece, è stato spacchettato con filoni processuali che si sono aperti in diverse procure italiane, uno è rimasto a Milano e si è chiuso oggi con un’altra assoluzione. La contestazione era molto semplice, Berlusconi avrebbe pagato decine di testimoni perché dicessero il falso durante il Ruby uno e da qui l’accusa di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza per i reticenti.
Berlusconi era già stato assolto a Siena dall’accusa di corruzione, la procura ha fatto appello, e a Roma dove era accusato di aver corrotto il menestrello, Mariano Apicella. Gli avvocati dell’ex cavaliere, Franco Coppi e Federico Cecconi, hanno convinto la corte depositando i bonifici che Berlusconi effettuava ad Apicella già prima del bunga bunga e così è arrivata l’assoluzione per la corruzione e la prescrizione per l’accusa di falsa testimonianza, accusa quest’ultima rivolta solo ad Apicella.
La situazione si presentava completamente diversa nel caso del processo di Milano dove i bonifici alle ragazze, le testimoni che sarebbero state comprate, arrivano successivamente all’esplosione del caso bunga-bunga e delle notti a Villa San Martino. I pubblici ministeri, Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, avevano chiesto sei anni per Berlusconi e una confisca di dieci milioni di euro, cinque per Karima El Mahroug, e decine di anni carcere per gli altri 27 imputati. Ora sono arrivate le assoluzioni per tutti, un’altra sconfitta per la procura lombarda.
Il verdetto è arrivato a 8 anni dall’inizio dell’indagine, un processo che ha subito ritardi in virtù dei continui rinvii richiesti dalle difese per i soliti legittimi impedimenti, dovuti a impegni istituzionali o di salute di Berlusconi.
I soldi sono stati effettivamente versati alle ragazze, ma secondo la difesa rappresentano un ristoro per il danno mediatico e pubblico subito, una interpretazione alla quale sembrano essersi uniformati anche i giudici, anche se bisogna attendere le motivazioni che saranno depositate successivamente.
Sul giudizio potrebbe aver pesato la decisione assunta dai giudici, nel novembre 2021, di dichiarare inutilizzabili le dichiarazioni di 19 testimoni che non avrebbero mai potuto assumere la posizione di testimoni.
Non solo lo spacchettamento dell’inchiesta, i ritardi del processo, l’annullamento delle testimonianze, ma anche imputate che si sono lasciate andare più volte a dichiarazioni sibilline annunciando rivelazioni che non sono mai arrivate. Un processo che ha visto come ultimo colpo di scena la decisione di palazzo Chigi, per volere di Giorgia Meloni, di ritirare la costituzione di parte civile del governo.
Un risarcimento che era stato richiesto per il discredito planetario, un discredito che resta perché è un fatto, ma per quelle condotte Berlusconi non ha commesso reati. Così hanno deciso i giudici e ora si attendono le motivazioni e l’eventuale ricorso in appello della procura di Milano.
© Riproduzione riservata